Collezionare in tempi di pandemia. Parla Vittorio Gaddi
“Mi mancano le fiere e le mostre nei Musei”. Così Vittorio Gaddi racconta il suo 2020 (e la prima parte del 2021), ricco anche di non poche nuove acquisizioni
Mentre tutta l’Italia torna in zona arancione e rossa (e pare che ci resterà fino a maggio con alcune deboli variazioni), i musei e gli spazi per la cultura continuano ad aprire e chiudere le porte, il settore dell’arte va comunque avanti. Ad un anno dallo scoppio della emergenza sanitaria, è lecito tirare un bilancio anche per un mercato sofferente come quello dell’arte contemporanea, ma supportato dalla volontà delle gallerie e dall’impegno dei collezionisti. Con questo articolo, e con l’intervista al collezionista Vittorio Gaddi, continua l’inchiesta di Artribune, cominciata con gli interventi di Giorgio Fasol e Patrizia Sandretto, che racconta come sono stati questi 12 mesi per i collezionisti dello Stivale.
Quali opere hai acquistato (se hai acquistato) durante il 2020 e perché? Attraverso quali canali?
Nel 2020 ho acquistato lavori di Nora Turato, Kader Attia, Daniel Gustav Cramer, Iva Lulashi, Giulio Frigo, Hans Op de Beeck, Dominique White e Zehra Dogan. Nel 2021 ho acquistato opere di Eliza Douglas e di Esther Kläs. A parte i lavori di Nora Turato (acquistato alla fiera online Frieze New York da Gregor Staiger a Zurigo) e di Eliza Douglas (esposto alla Fiera online FIAC OVR ma che avevo acquistato due giorni prima della preview della fiera avendo ricevuto le immagini in anteprima dalla galleria Air de Paris che la esponeva e con cui mi ero messo in contatto), gli altri acquisti li ho fatti direttamente dalle gallerie che rappresentano gli artisti (Galleria Continua, SpazioA, Francesca Minini, Prometeo Gallery e Spazio Veda). Alcuni li ho potuti vedere fisicamente prima di acquistarli (quelli di Kader Attia, di Daniel Gustav Cramer, di Hans Op de Beeck e di Esther Kläs). Per gli altri ho dovuto accontentarmi delle immagini ricevute online. Quanto al perché non c’è una risposta particolare se non che sono tutte opere che mi emozionavano e che ritenevo in sintonia con il resto della collezione.
Cosa ti è mancato di più nel corso del 2020? (il rapporto con gli artisti, andare ai musei, andare alle fiere) e perché…
Mi sono mancate molto tutte e tre le esperienze ma, se devo stilare una classifica, metterei al primo posto andare alle fiere e poi, nell’ordine, andare ai musei e il rapporto con gli artisti. Al primo posto metto le Fiere (quelle vere e non le attuali raccolte di figurine online, il cui unico vero pregio è l’indicazione dei prezzi senza doverli chiedere per ogni singola opera) perché per il collezionista sono uno strumento indispensabile per rendersi conto dello stato dell’arte contemporanea, dell’evoluzione dei gusti e delle nuove tendenze, per scoprire nuovi artisti e per seguire l’evoluzione di quelli già conosciuti, con la possibilità di vedere in pochi giorni tante opere quante se ne vedrebbero in tempi normali in parecchi mesi visitando le gallerie ubicate spesso in paesi molto lontani dall’Italia. Inoltre, è molto piacevole incontrare altri amici collezionisti e confrontarsi con loro scambiandosi informazioni. Al secondo posto metto le visite ai Musei perché mi mancano molto le mostre di qualità dove vengono esposte opere di primissimo livello di grandi artisti, che magari non posso permettermi di acquistare perché economicamente non sono alla mia portata, ma che posso ammirare con grande soddisfazione a distanza ravvicinata.
E gli artisti? Perché il rapporto con loro al terzo posto?
Perché in tempo di COVID non è venuto del tutto a mancare (ci sono stati tanti studio visits, talks e interviste online, anche molto interessanti, con la partecipazione di artisti e con la possibilità di dialogare con loro). Inoltre, il contatto diretto con l’artista è utile per capire meglio il suo lavoro ma a volte le qualità umane e la simpatia non sono allo stesso livello del talento e la conoscenza diretta può anche costituire una delusione. Esemplificando e andando indietro nel tempo per non urtare la suscettibilità di nessuno, Giotto oltre che l’artista faceva lo strozzino, Caravaggio era un assassino che usava le sue amiche prostitute per raffigurare le Madonne dei suoi quadri. Intendo dire che un grande artista può essere anche un pessimo uomo restando tuttavia un artista sublime. Quello che conta, a mio giudizio, è che a parlare non siano tanto gli esseri umani quanto le opere che producono a prescindere dalla statura morale di chi le ha realizzate.
Cosa ti aspetti dall’arte del prossimo futuro?
Che questo periodo tremendo venga superato senza traumi e che l’arte riprenda il suo corso normale per cui si possa ritornare quanto prima a frequentare fiere, gallerie e Musei ristabilendo l’indispensabile contatto fisico con le opere ma senza gettare via, facendone tesoro, quello che di buono l’invasione del “digitale” che c’è stata durante la pandemia ha offerto.
Cosa butteresti dalla torre del mondo dell’arte pre Covid?
Eliminerei le troppe fiere inutili che c’erano prima, mantenendo solo quelle veramente interessanti e auspicherei un freno all’eccessiva mondanità che circondava il mondo dell’arte, per cui alle inaugurazioni delle mostre prevaleva spesso l’aspetto mondano e le opere esibite passavano in secondo piano.
–Santa Nastro
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