L’innovazione al servizio di musei e realtà culturali: nasce l’agenzia Creation
“Per noi l’obiettivo non è quello di continuare a prestare sempre lo stesso servizio, ma di rendere autonomi i musei”: ecco cosa ha raccontato ad Artribune Umberto Pastore, Amministratore delegato della nuova realtà imprenditoriale Creation, in questa intervista.
Tutti ricordiamo l’impatto che il primo lockdown ha avuto sul sistema culturale, trovatosi impreparato di fronte a un’inedita emergenza che richiedeva la trasmissione di contenuti esclusivamente sui canali virtuali. Un momento spartiacque, che ha messo in evidenza la necessità di un rinnovamento in termini di organizzazione dell’offerta, multimedia, comunicazione, accessibilità e rapporto con il pubblico, anche una volta riaperte le porte dei musei. In questo contesto è nata Creation (acronimo di Concept, cultuRE, communicATION), la prima agenzia italiana di comunicazione interamente specializzata nel settore Cultura che include servizi di progettazione culturale. Sviluppo di contenuti creativi e costruzione di progetti culturali, mostre d’arte, ed eventi di natura artistica, scientifica e culturale, pianificazione di strategie a supporto degli operatori del Settore Cultura, curatela delle campagne di comunicazione integrata: sono i principali campi d’azione di Creation, che cuce su ogni interlocutore soluzioni originali e adatte al contesto di riferimento. Ce ne ha parlato nello specifico l’amministratore deleganto e founder Umberto Pastore.
Chi c’è dietro a Creation?
Creation è nata formalmente da pochi mesi, ma le persone che insieme a me l’hanno costituita lavorano nel sistema dei Beni Culturali da oltre vent’anni. Difficile insomma definirla una start-up. Quella maturata dal team di Creation è una lunga esperienza, nella comunicazione, nell’organizzazione di mostre, nella gestione di eventi, nella progettazione culturale tout court, nell’editoria, nei servizi digitali, nella ricerca storico-artistica. In quei campi di cui oggi possiamo dirci conoscitori ma molto curiosi del divenire. Scommettiamo per fare impresa.
Da quali competenze è composto lo staff?
Alcuni soci di Creation, in particolare, portano con loro le esperienze vissute nel corso degli anni nella creazione di importanti realtà imprenditoriali che oggi si occupano con successo anche di promozione, advertising, web design, produzioni video. È in virtù di questo Know-how specifico e allo stesso tempo allargato, oltre che delle relazioni che possiamo spendere nel mondo della Cultura, anche in termini di partner tecnologici coinvolti, che Creation pensa di poter rispondere in maniera adeguata alle esigenze di un mercato in mutamento.
Qual è la storia della nascita di Creation?
Se Creation è nata in questa congiuntura storica non è un fatto casuale. Tutto è cominciato con la crisi pandemica, che ha rivelato le reali condizioni in cui si trovava il sistema culturale italiano. Ricorderete bene la foga comunicativa che ha contraddistinto le prime reazioni dei musei, dettata dalla volontà di non perdere contatto con il proprio pubblico. E quindi vi verranno in mente anche i video, arrangiati pur di esserci, e le programmazioni da sospendere e ridefinire. Insomma, è chiaro che il Covid ha messo a nudo molte delle istituzioni italiane che nella maggior parte dei casi, per la paura di scomparire, hanno reagito d’impulso, disperdendo risorse.
E Creation come ha pensato di rispondere a questa situazione?
Abbiamo avuto modo di osservare da dentro l’ecosistema Cultura e ci siamo convinti fosse l’occasione giusta per costruire una realtà imprenditoriale tarata su esigenze di mercato in via di ridefinizione, partendo da una convinzione: le tecnologie digitali verso cui ci si è lanciati saranno indispensabili ma non sufficienti; serviranno nuove idee e progetti in grado di intercettare i nuovi bisogni, capaci di colmare le criticità anche economiche e sociali in cui è necessario operare nella stagione straordinaria che andiamo ad affrontare. Creation vuole essere al fianco delle “Istituzioni Culturali” con il proprio know-how per contribuire a trasformare il fruitore virtuale in visitatore reale, fidelizzandolo il più possibile. Partiremo con progetti creativi ed espositivi che necessiteranno anch’essi di una programmazione tarata sui nuovi pubblici. Creation è nata per questo.
Quali sono stati i primi incarichi di Creation?
Per nostra fortuna ci stiamo cimentando da subito con progetti ambiziosi. Abbiamo ricevuto incarichi di consulenza nell’ambito della comunicazione che ci sono stati affidati grazie alle nostre competenze, ma anche attivando quelle relazioni che nel tempo abbiamo intessuto e coltivato. Anche nel settore della progettazione culturale per mostre e musei, abbiamo individuato, col fine di esporli, alcuni fotografi non ancora visti in Italia e consacrati al grande pubblico ma prossimi, secondo noi, a divenire dei “brand” fotografici su scala internazionale.
Puoi farci qualche esempio nel concreto?
Siamo orgogliosi di annunciare la realizzazione di uno dei nostri primi progetti Castello di Gallipoli – Un mare di storie. Un viaggio experience, da noi curata e organizzata con l’Agenzia Orione, che rimarrà visitabile per tutta l’estate e l’autunno attraverso una formula particolarmente coinvolgente, fatta da personaggi storici virtuali e una videoproiezione a 360 gradi che racconterà a ritroso la storia dell’epoca d’oro di Gallipoli. Una mostra che ha rappresentato per noi una bella sfida in termini di processo creativo. Il Castello di Gallipoli e il mare di storie che il monumento ha da raccontare, si prestavano a un’esposizione con istallazioni immersive. La presenza di un ambiente, la Sala Ennagonale con la sua magnifica cupola, ci ha poi suggerito di realizzare una vera e propria fullldome experience, un videomapping a 360° altamente spettacolare che facesse convivere la documentazione storica con l’innovazione tecnologica. Un progetto sostenibile, site-specific, originale oltre che accessibile a livello di prezzo e di forte impatto emotivo sul pubblico.
C’è qualche elemento legante tra i diversi progetti di Creation?
Quello che contraddistingue Creation è in ogni caso l’intenzione di proporre progetti originali purché sostenibili, con un’attenzione particolare al panorama internazionale. Anche per questo, oltre che per deformazione professionale, Creation sta puntando principalmente su esposizioni fotografiche, una tipologia di mostre dai costi contenuti se paragonate a eventi con opere d’arte pittorica o scultorea. Questa attenzione verso progetti innovativi si rispecchia anche nel nostro blog, lo spazio dove invitiamo i visitatori del nostro sito per approfondimenti o suggestioni dal mondo della fotografia appunto, dai musei o dal web. Con un chiodo fisso per ciò che ci sembra possa rappresentare un’innovazione nel campo della Cultura.
Perché un cliente dovrebbe rivolgersi a Creation?
Beh, fossi un cliente, Creation mi ispirerebbe fiducia anche solo per il fatto di aver avuto il coraggio e la volontà di fare impresa in un momento così complesso. A parte gli scherzi, però, va detto come possiamo apportare un valore un valore aggiunto. Creation implica un’innovazione di processo. Chi si affida a noi coinvolge una startup ma di fatto acquisisce un team poliedrico, di grande esperienza, capace di far crescere professionalmente i suoi interlocutori, attraverso percorsi personalizzati e soluzioni ad hoc sia nell’ambito della formazione tout court sia sul terreno dei progetti da costruire e portare avanti in maniera congiunta. Il nostro gruppo di lavoro ha un’attenzione spasmodica all’aggiornamento e all’innovazione.
In che modo questa realtà si differenza dall’offerta preesistente?
È la capacità di supportare i clienti, che siano musei o istituzioni culturali, come fosse un partner allargato, un consulente che lo indirizza nelle strategie comunicative, un riferimento per quanto riguarda la formazione. Creation fornisce servizi lavorando attivamente con il personale della struttura con cui collabora. Da questo punto di vista abbiamo davvero un approccio inedito trasmettendo il nostro know-how, facendo crescere il team dell’istituzione con la quale ci troviamo a collaborare. Per noi l’obiettivo non è quello di continuare a prestare sempre lo stesso servizio, ma di rendere autonomi i musei. Crediamo ci sia la possibilità di una crescita reciproca, di una dimensione partecipativa del lavoro. Spetterà a noi essere sempre aggiornati per proporre ai musei azioni che garantiscano alti standard di innovazione.
In che modo oggi (anche in relazione alla trasformazione digitale in corso) un museo o un’istituzione culturale può rendersi più aperto-inclusivo-attrattivo?
Partirei innanzitutto da una presa di coscienza, da un’analisi del contesto di riferimento che spesso non esiste. Si applicano troppo facilmente dei modelli di successo a realtà che hanno magari poche risorse da mettere in campo. A mio avviso, prima di progettare un contenuto culturale o comunicare le attività di un museo bisognerebbe investire del tempo per comprendere le dinamiche degli attori (pubblico, addetti ai lavori, servizi di ristorazione etc…) che ruotano attorno a un’Istituzione culturale che se messe a punto possono generare vantaggio economico. Oggi è fondamentale definire una customer journey per comprendere i campi da migliorare e definire un’offerta mirata ai target di pubblico di riferimento che attualmente sono sempre meno definiti e contaminati. Una volta chiari i bisogni, definiamo gli obiettivi e ci serviamo di quanto oggi è presente per migliorare la qualità dei progetti e della fruizione, magari tramite realtà aumentata o videomapping, e comunicare, costruendo la presenza digitale che facilita la relazione con il nostro pubblico. Infine, il museo dovrebbe spingere l’acceleratore sulla didattica e sulle buone pratiche di edutainment ma anche scrollarsi di dosso l’aurea che non ne ammetteva un ruolo di intrattenimento.
Concludi questa intervista con un messaggio…
Viviamo in una nuova era, in continua trasformazione, non possiamo vendere certezze nei risultati ma l’ottenimento del miglior risultato possibile basato su pratica, velocità nell’adattamento delle strategie e impegno. Serve anche far comprendere meglio alle pubbliche amministrazioni le ricadute reali degli eventi culturali. Per questo noi operatori dobbiamo studiare in maniera dettagliata gli impatti e i vantaggi fiscali che genera il turismo nelle città in concomitanza con eventi. Lo studio del pubblico e dei flussi, in altre parole, deve essere supportata da numeri e non può essere frutto di percezione. Il futuro è quello che costruiamo oggi. Occorre unire le risorse e le conoscenze per raggiungere obiettivi ambiziosi, per il sistema culturale del Paese.
– Giulia Ronchi
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