Io sono cultura 2021. Fondazione Symbola e Unioncamere presentano il nuovo report
In che modo i settori manifatturieri e culturali hanno attraversato il difficile 2020? Il report annuale di “Io sono cultura” riporta uno spaccato della situazione dell’ultimo anno e getta le basi per guardare alle sfide del futuro prossimo.
Da una parte ci sono i valori negativi, le chiusure a ribasso, gli effetti collaterali di un anno disastroso per l’economia e la produzione culturale. Dall’altra, però, si evidenzia la tenacia di un settore che vuole ripartire e correre ai ripari, cercando di intercettare le nuove linee guida e i cambiamenti necessari per inserirsi in un mondo irreparabilmente mutato rispetto allo scenario pre Covid. Con una costante da tenere sempre a mente: quella della cultura e della bellezza, considerata tratto identitario radicato nella società e nell’economia italiane. È ciò che emerge da Io sono cultura 2021, il rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere che ogni anno analizza l’evoluzione del Sistema Produttivo Culturale e Creativo nazionale in termini di produzione di ricchezza e creazione di posti di lavoro (anche Artribune ha partecipato, con il capitolo L’arte contemporanea tra
pandemia e Recovery Plan), considerando tutte quelle attività economiche che offrono beni e servizi culturali, ma anche quelle che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti e la loro competitività.
IO SONO CULTURA 2021: GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA
Il rapporto del 2021, giunto all’undicesima edizione e realizzato assieme a Regione Marche e Credito Sportivo, è stato presentato con il ministro della Cultura, Dario Franceschini, il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci e il segretario generale Unioncamere, Giuseppe Tripoli con i saluti dell’Assessore alla Cultura Regione Marche, Giorgia Latini. Quel che emerge a prima vista sono naturalmente gli effetti negativi di una pandemia che ha investito la filiera in quasi tutti i suoi ambiti, con una riduzione della produzione di ricchezza del -8,1% e un’occupazione del -3,5%. Alcuni comparti culturali e creativi hanno comunque mostrato segnali di tenuta generale, in particolare le attività di videogiochi e software che, pur con una leggera riduzione degli occupati (-0,9%), hanno aumentato la ricchezza prodotta del +4,2%, per via dell’incremento del digitale e dell’home entertainment a cui i vari lockdown hanno spinto i consumatori. E ancora, una crisi generalizzata ha interessato le attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico e dello spettacolo: il primo, ha registrato una contrazione del -19,0% relativamente alla ricchezza prodotta e del -11,2% in termini occupazionali; peggio ancora per le performing arts, rispettivamente scese del -26,3% e del -11,9%.
IO SONO CULTURA 2021: GLI EFFETTI TRA NORD E SUD
Tra gli effetti della crisi, assistiamo a un allargamento della forbice tra Nord e Sud d’Italia: quest’ultimo, infatti, ha registrato una contrazione di valore aggiunto della filiera del -8,6%, con una perdita dell’occupazione del -3,8%. Tra le regioni che hanno maggiormente sofferto, troviamo Toscana, (-10,4% del valore aggiunto), Basilicata (-9,9%) e Molise (-9,7%). In termini occupazionali, invece, le dinamiche peggiori sono da associare a Sicilia (-4,3%) e Sardegna (-4,2%), seguite da Valle d’Aosta (-4,1%). Il primo premio, invece, va all’area metropolitana di Milano, al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,7 e il 9,8%. Roma è seconda per valore aggiunto (8,7%) e quarta per occupazione (7,8%) mentre Torino si colloca terza (8,4%).
IO SONO CULTURA 2021: LE SPERANZE DELLA RIPARTENZA
Nonostante il difficile anno trascorso, la filiera culturale e creativa si conferma comunque centrale all’interno delle specializzazioni produttive nazionali, grazie a 84,6 miliardi di euro di valore aggiunto prodotti e poco meno di 1,5 milioni di persone occupate; valori che, rispettivamente, incidono per il 5,7% e il 5,9% sull’intera economia italiana e, se valorizzate in modo strategico, possono costituire il volano della ripartenza nazionale. “Il settore culturale ha pagato più di altri settori la crisi dovuta alla pandemia ma confermano l’importante ruolo anche economico. L’Italia deve essere protagonista del nuovo ‘Bauhaus’ voluto dalla Commissione Europea per rinsaldare i legami tra cultura, creatività, produzione, scienza, tecnologia e affrontare la transizione verde”, ha commentato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, ricordando i punti cruciali delle sfide del futuro e della ripartenza, anche compatibilmente con il PNRR stilato per il Next Generation EU. “Cultura, creatività e bellezza sono la chiave di volta di molti settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e consolidano la missione del nostro paese orientata alla qualità e all’innovazione: un soft power che attraversa prodotti e territori e rappresenta un prezioso biglietto da visita. Un’infrastruttura necessaria per affrontare le sfide che abbiamo davanti. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura, sulla bellezza e sulla coesione, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro”.
– Giulia Ronchi
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