Frissón: apre a Roma una nuova esperienza musicale e artistica
Live set, rivendita di riviste indipententi, mostre, vini naturali e birre artigianali. Ecco l’ecosistema del nuovo locale di via dei Cartari, fondato da Luca Quartarone e Mario Ansalone. Un "listening bar" con un calendario fitto fitto.
“Un ecosistema che ruota attorno alla musica”: così si definisce Frissón, la nuova esperienza musicale e artistica nata nel pieno centro di Roma. In parte listening bar, in parte collettivo artistico e ritrovo culturale. Lo spazio di via dei Cartari 7, che ha aperto la prima settimana di dicembre 2021 con un nome dedicato alla sensazione della “pelle d’oca musicale”, è stato fondato dal dj e laureato in filosofia Luca Quartarone e dal gallerista Mario Ansalone: lo scopo di Frissón? Fornire un’esperienza di ascolto di altissimo livello in un luogo artisticamente flessibile e innovativo, realizzato dall’architetto campano Pasquale Pagano. Sono tre le stanze, una dentro l’altra, dove tra vinili, magazine internazionali indipendenti e una selezione accurata di vini naturali (oltre che qualcosa da mangiare) ci si muove per sperimentare una proposta culturale nuova: un ingresso che è sala d’ascolto e di lettura – qui troneggia la panchina newyorchese portata dalla galleria parigina dove lavorava Ansalone – a cui seguono l’area con il bancone e una stanza con un impianto acustico da far invidia ai migliori locali al mondo per live session, dj set, performance e mostre come quella in corso, l’installazione site-specific Ragnatele dell’artista Remi Petit.
LA NASCITA DI FRISSÓN A ROMA
“Questo spazio nasce dall’incontro innanzitutto mio e di Luca: ci conosciamo relativamente da poco, un paio d’anni”, racconta Mario Ansalone. “Io ho qualche annetto più di lui, una prima ricchezza che ci permette di scambiare idee ed esperienze”. Dopo quasi 15 anni a Parigi con la galleria Flaq – che ospitava giovani artisti e li portava in giro per l’Europa e l’Italia, come a Roma e Milano – Mario si è trasferito a Roma, dove “per caso ho incontrato Luca e abbiamo deciso di unire le nostre due passioni, il suo fuoco per la musica e il mio amore per l’arte, facendoli coesistere e offrendo un’esperienza sensoriale e totale. Oggi più che mai le forme d’arte funzionano in sinergia, e i fruitori se lo aspettano: perché andare in un posto e rinunciare a qualcosa, se puoi fare più cose contemporaneamente?”. Ora i due selezionano progetti per quello che è un “contenitore intimo: a confronto con gli altri listening bar è un ‘white cube’ essenziale: ci sono solo il blu del bancone, il giallo del box dei vinili e il verde della consolle. Con Pagano, abbiamo scelto questi tre parallelepipedi colorati, uno per ogni saletta, più il bagno, che è trattato come uno spazio espositivo e ha un suo parallelepipedo rosso. Lo spazio è minimal, perché si riempie con i colori dei vinili, dei libri, delle bottiglie”, raccontano i fondatori.
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Le differenze rispetto ai “comuni” listening bar? “Gli artisti musicali che ospitiamo per le selezioni musicali, uno al giorno dal martedì al sabato, ci portano i dischi e noi ci creiamo attorno progetti espositivi e viceversa, abbiamo una parte artistica molto importante e un vero e proprio negozio di dischi”, spiega Luca Quartarone, che ha passato gli anni degli studi a crearsi un coerente background musicale tra collezioni di magazine, vinili e concerti in giro per l’Europa. “Ho visto posti particolari che mi hanno dato ispirazione, ma qui abbiamo fatto anche di più: questo è uno spazio polivalente dove consigliare e vendere vinili, proporre riviste e magazine in uno spazio che a Roma mancava. Anche se non siamo elitari, non siamo nemmeno un club: l’esperienza è curatissima e l’impianto, realizzato a mano a Brooklyn, è da audiofili. È un posto dedicato a chiunque voglia venirci, vogliamo crearci una comunità intorno”. Dietro Frissón ci sono ore di pensieri, “anche romantici”, dice Ansalone, necessari in un periodo come questo di chiusure e pessimismo: “La pandemia ci ha permesso di avvicinarci e comprenderci. Questo è un lato positivo: non è stato tempo perso”.
LA NECESSITÀ DI UN LOCALE COME FRISSÓN
“Le persone dicono che a Roma è difficile far funzionare posti come questo”, spiega Quartarone “ma noi l’abbiamo preso come un fattore di spinta. È stato importante fare qui questo progetto: io viaggio molto e vedo tante cose, ma dovevo tornare”. “Le cose si fanno dove c’è l’esigenza, la necessità”, gli fa seguito Ansalone. “C’è ancora di più la voglia di farlo. Le persone hanno reagito benissimo: anche il pre-Frissón, il periodo di lancio e sondaggio del terreno, ha avuto un ritorno molto positivo”. A un mese dall’apertura molte cose sono state fatte, e altrettante sono in programma: “Abbiamo tenuto perlopiù orari dall’aperitivo in poi, ma vogliamo sfruttare anche il giorno: abbiamo provato solo due brunch e abbiamo avuto un’esperienza molto bella, si riesce a chiacchierare dei magazine o dei dischi (cose che la sera sono complicate). Vogliamo un posto che viva alla luce del sole, non solo la sera con i concerti e il bere”, dice Quartarone, e Ansalone chiosa: “Frissón è un camaleonte: ha tante carte che ancora non ha svelato. È proprio uno spazio culturale”.
– Giulia Giaume
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