Si conclude a New York la fiera The Armory Show. I feedback dei galleristi italiani
Nuova sede, una edizione in grande stile per la manifestazione americana. Nei corridoi sono tornati i mega collezionisti e le star del cinema
Si è conclusa domenica 11 settembre 2022 The Armory Show al Javits Center di New York, tornato ad accogliere la storica fiera americana e le sue 240 gallerie provenienti da tutto il mondo, dopo essere stato lo scorso anno, come molte strutture in giro per il mondo, adibito oltre che a sede fieristica anche a centro vaccini anti-covid.
“Ho la sensazione che sia questo il nostro vero debutto”, ha osservato, infatti, la direttrice Nicole Berry. E in effetti l’Armory Show è sembrato tornare proprio a pieno regime solo ora nella sua nuova e più godibile sede. E così, dopo gli strascichi post-pandemici, la fiera si è arricchita anche di 90 espositori in più rispetto al 2021, da Larkin Erdmann di Zurigo a RGR Gallery da Città del Messico, e nei corridoi sono tornati i mega-collezionisti della famiglia Rubell e le star del cinema come Jared Leto.
NUOVI SPAZI E NUOVE SEZIONI CURATE DI ARMORY
Al Javits Center si sono poi aggiunte, a Solo e Presents, anche altre due sezioni curate: Platform e Focus. La prima è stata curata da Tobias Ostrander e dedicata alle traiettorie della scultura, alle installazioni di dimensioni importanti e a quelle site-specific. Mentre la seconda, la sezione Focus a cura di Carla Acevedo-Yates, prestava un’attenzione particolare ai temi legati all’ambiente e alla loro interazione con quelli di razza, genere, potere, e alla scena artistica di provenienza latino-americana. Tra gli espositori anche l’italiano Eduardo Secci che, in un booth condiviso con Marc Straus, presentava tre opere di grande formato dell’artista peruviano José Carlos Martinat e il veterano Sean Kelly che a Focus ha venduto tre opere grandi di Hugo McCloud per $ 200.000 e altre quattro più piccole a $ 25.000 ciascuna.
ARMORY SHOW. LE VENDITE DELLE GALLERIE INTERNAZIONALI
“Un inizio di fiera vivace per gli affari”, ha notato appunto Sean Kelly, presente anche nel settore Main e che tra le trattative concluse alla preview ha annoverato anche opere di Landon Metz a $ 29.000; Idris Khan a $ 57.000; Sam Moyer, $ 40.000; Wu Chi-Tsung, $ 45.000. Delle gallerie al debutto, invece, sappiamo che Larkin Erdmann ha venduto una scultura di Ken Price per $ 150.000, insieme a lavori di March Avery, Agnes Martin e Alighiero Boetti a collezioni americane. Tra le altre informazioni rilasciate dagli organizzatori di Armory sulle vendite da David Zwirner una scultura di Huma Bhabha a $ 350.000; diversi dipinti di Vaughn Spann dai $ 100.000 ai $ 300.000 da Almine Rech; un’opera di Omar Ba da Galerie Templon per $ 200.000.
LE GALLERIE ITALIANE DI ARMORY E LE ARTISTE, NEL NOME DI CARLA ACCARDI
Di rilievo lo spazio riservato dalle gallerie italiane alle artiste in occasione di Armory. Da Minini ha brillato Carla Accardi: “Siamo molto soddisfatti della fiera e il primo giorno è stata venduta un’opera molto importante di Carla Accardi, Stella del 1964, un’opera storica dedicata a Frank Stella, acquisita da un’importante collezione privata americana”, ci racconta la galleria. “Tanto pubblico nei corridoi e, come spesso accade in America, anche molti art advisor. La fiera è ampia e in città si avverte una grande energia con i tanti eventi in corso”.
Accardi torna protagonista anche da Mazzoleni, che alla ricerca delle donne ha dedicato un booth tutto per sé. Alla sua decima partecipazione ad Armory, la galleria ha proposto infatti un confronto tra Carla Accardi, Marinella Senatore (dal 15 settembre protagonista di un festival di 4 giorni di performance, dj set e workshop ideato per il ventesimo anniversario del Palais de Tokyo), la ricerca sulla solitudine politica di Rebecca Moccia, con le opere prodotte in agosto a New York, e i nuovi lavori di Melissa McGill.
Da P420 di Bologna arriva la conferma dell’apprezzamento del pubblico americano anche per altre due artiste: “Oltre all’oramai assodato interesse per Irma Blank, abbiamo riscontrato un interesse sempre maggiore per Adelaide Cioni che ha sfiorato il sold out”. I range di prezzo erano tra i 10.000 e i 125.000 dollari per le opere su carta e su tela della prima, 10-15.000 per le tele di grande formato di Cioni. Buona l’accoglienza per il lavoro pittorico e ceramico di Shafei Xia, giovane artista di origine cinese che vive e lavora a Bologna, presentato per la prima volta negli Stati Uniti (range 3.000-12.000 dollari), che di Francis Offman (range 5.000-15.000 dollari), recentemente acquisito dall’Hammer Museum di Los Angeles e che inaugurerà la prossima settimana la prima mostra organizzata dalla Quadriennale di Roma. “La nuova location è senza dubbio molto bella e una soluzione decisamente migliore della precedente”, aggiungono da P420, “con un aumento della superficie disponibile per la fiera e per il numero delle gallerie, che però potrebbe rischiare di diventare solo un po’ troppo alto”.
ARMORY SHOW: I GALLERISTI ITALIANI RACCONTANO
Soddisfatti, della location e delle vendite, si dichiarano anche da Lorcan O’Neill, che in booth presentava opere di Francesco Clemente, neon e sculture di Tracey Emin, alcune delle più recenti sculture in bronzo di Kiki Smith, attualmente esposte anche in galleria a Roma, Gianni Politi, Matvey Levenstein: “Galleria Lorcan O’Neill ha una presenza molto radicata all’Armory Show. Siamo contenti di esporre in una fiera che si sta via via migliorando, al suo secondo anno dal cambio di venue al Javits Center”.
Feedback molto positivo anche da Peres Projects, di stanza ormai anche a Milano a Palazzo Belgioioso oltre che a Berlino e Seoul, e in fiera a New York con Mak2, Tan Mu, Dylan Solomon Kraus, Brent Wadden, Rafa Silvares, Richard Kennedy e Donna Huanca, con prezzi tra 20.000 e 65.000 dollari.
Prima partecipazione infine per Alfonso Artiaco con diverse vendite concluse con nuovi collezionisti e uno stand diviso in due parti: “la prima dedicata ad artisti americani con 5 Mao del 1973 di Andy Warhol ed una tela del 1961 di Cy Twombly. La seconda parte dello stand presentava il lavoro di un giovane artista napoletano, Diego Cibelli e le sue ceramiche ricche di dettagli e lavorate a mano, realizzate appositamente per la fiera e sviluppate sul tema della generosità”.
– Cristina Masturzo
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