Francesco Di Lella nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma. L’intervista
L’Istituto italiano progettato da Gio Ponti e Pier Luigi Nervi ha un nuovo direttore. E un ricco programma che guarda all’arte contemporanea e a Pier Paolo Pasolini
L’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma ha un nuovo direttore. È Francesco Di Lella, napoletano, 33 anni, laureato in Filologia romanza presso l’Università la Sapienza (con un dottorato nella stessa disciplina in co tutela con la Sorbona di Parigi. Nel suo passato la collezione d’arte contemporanea del Ministero degli Affari Esteri, la Farnesina, nel suo presente le redini dell’Istituto in Svezia precedentemente guidato da Maria Sica. Il giovane direttore ha già però le idee chiare e in mente un programma molto articolato. Ce l’ha raccontato in questa intervista.
Cosa significa promuovere la cultura italiana all’estero?
Promuovere la cultura italiana all’estero per tanti versi è facile: sebbene in modi e forme diverse da paese a paese, ovunque c’è grande amore nei confronti dell’Italia, delle sue tradizioni culturali, artistiche, gastronomiche, musicali. Questo lo riscontriamo tutti noi, che dirigiamo gli 82 IIC nel mondo. Tuttavia, oggi per noi la sfida è proporre non solo l’Italia della tradizione, ma anche e soprattutto l’Italia contemporanea. Per Italia contemporanea non intendo semplicemente l’insieme delle produzioni artistiche più recenti realizzate nel nostro paese, ma i diversi modi attraverso cui, nei vari settori, la cultura propone riflessioni sul presente, sull’Italia di oggi, sulle sfide che ci troviamo ad affrontare. Promuovere la cultura italiana vuol dire promuovere come la cultura italiana, oggi, si interroga sul nostro tempo. Il che lo si può fare attraverso una mostra di un artista contemporaneo, un progetto laboratoriale condiviso tra università italiane e locali; ma anche proponendo una giornata di studi su Dante: l’insieme vastissimo di iniziative per il settecentenario ha mostrato quanto Dante abbia ancora da dirci, oggi.
Chi è il target di riferimento e attraverso quali azioni opera l’IIC?
Il nostro IIC ha, come tanti altri, un pubblico di affezionati. Anche qui la sfida è provare a proporre eventi diversi, anche in partnership con altre istituzioni culturali, al fine di far conoscere l’Istituto a un pubblico più vasto e più vario. Il nostro obiettivo è anche quello di rimettere al centro della mappa di Stoccolma il bellissimo edificio che ospita l’Istituto, che è il risultato di un progetto originale di Gio Ponti, nell’architettura e negli arredi. Si tratta di un vero gioiello del design italiano della fine degli anni ’50.
Infine, oltre che con il nostro calendario di eventi, operiamo organizzando stabilmente corsi di lingua italiana, che attualmente sono gestiti dalla Folkuniversitet, e stiamo cercando di rinsaldare i legami con le università locali al fine di rendere l’Istituto uno spazio vitale per i giovani che studiano la cultura italiana (letteratura, storia dell’arte, musica, in particolare).
Com’è vista l’Italia dalla Svezia? Qual è la reputazione culturale del nostro Paese?
Da parte della Svezia, c’è grande amore nei confronti della cultura italiana. Al National Museum si inaugura in questi giorni, ad esempio, una grande mostra su Giorgio Vasari. Certo, come dicevo, la sfida è far conoscere non solo l’Italia della tradizione, ma anche l’Italia del contemporaneo. Ma il terreno è fertile, vista la grande attenzione e sensibilità del pubblico svedese nei confronti del contemporaneo, inteso come “atteggiamento di interrogazione sul presente”, più che come stagione temporale in sé per sé.
In che modo l’arte contemporanea rientra nei vostri programmi e come dialogherete con la scena artistica svedese?
Promuovere le ricerche artistiche del contemporaneo in Italia è uno dei miei obiettivi principali. Non a caso, da subito dopo il mio arrivo, lo scorso maggio, mi sono messo al lavoro per inaugurare già ora a ottobre, per la Giornata del Contemporaneo, una mostra in Istituto di Sabrina Mezzaqui, artista che amo molto. La mostra si intitola “Fare piano” e sarà visibile dall’11 ottobre al 6 gennaio 2023.
Stiamo poi studiando collaborazioni con grandi istituzioni locali al fine di creare un dialogo nei settori più diversi: arte pubblica, arte murale, fotografia, e ovviamente design, settore qui di fondamentale importanza. Abbiamo già partecipato, lo scorso settembre, alla Stockholm Design Week proponendo una rassegna-video del duo Formafantasma che ha avuto un ottimo riscontro da parte del pubblico.
Su quali risorse economiche contate per portare avanti il vostro lavoro?
Tutti gli IIC, essendo uffici del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, hanno una dotazione ordinaria che, negli ultimi anni, è stata integrata da fondi dedicati alla promozione della cultura italiana. Si tratta di risorse fondamentali che hanno permesso e permettono azioni più incisive e significative.
Gli Istituti hanno poi una fonte di finanziamento nei corsi di lingua e infine (ma questo è un elemento che varia da Istituto a Istituto) in sponsorizzazioni da parte di privati. Nel nostro caso, l’Istituto gode spesso dell’importante sostegno della Fondazione Lerici, creata dallo stesso Carlo Maurilio Lerici che, negli anni ’50, finanziò il progetto di Ponti e regalò all’Italia questo splendido edificio.
Quali sono le prossime azioni?
Abbiamo un autunno densissimo, per fortuna: dopo la mostra di Mezzaqui ospitiamo, in occasione della Settimana della Lingua, una giornata sulla Giovane poesia italiana, in cui si discuterà dell’elaborazione di un nuovo linguaggio poetico da parte di autori e autrici nati e nate negli anni 80 e 90. Il tema della Settimana è infatti quest’anno “L’italiano e i giovani”. In particolare, leggeremo poesie di Alessandra Cava e Lorenzo Mari.
A partire da fine ottobre, e per tutto novembre, celebriamo l’anniversario di Pasolini che per noi ha un significato speciale. Pasolini, autore amatissimo qui in Svezia e già oggetto nel corso dell’anno di un convegno all’Università di Stoccolma e di diversi omaggi, fu infatti ospite in Istituto a fine ottobre del ’75, poco prima di essere ucciso. Il 28 presentò in Istituto “Le ceneri di Gramsci”, il 30 introdusse alla Filmhuset una retrospettiva cinematografica a lui dedicata, il 31 ripartì per Roma, concedendo la sua ultima intervista in aeroporto a Parigi, facendo scalo; infine, come sappiamo, il 2 novembre venne assassinato a Ostia.
Cosa accadrà a riguardo?
Abbiamo deciso di organizzare una vasta rassegna che dia conto soprattutto dell’eredità di Pasolini, di quanto la sua lezione sia fondamentale ancora oggi nei settori più diversi (il “contemporaneo”, ancora). Il 24 ottobre inauguriamo, sempre in Istituto, la mostra fotografica “Pasolini. Ipotesi di raffigurazione”, a cura di M. Delogu, A. Cortellessa, S. De Laude, composta da scatti di fotografi e fotografe che si ispirano al lavoro e ai temi di Pasolini. La mostra resterà visibile fino al 6 gennaio 2023. Nel corso dell’inaugurazione, proponiamo anche il concerto per liuto di Simone Vallerotonda “Méditations”, antologia di brani pensata in dialogo con i temi cari a Pasolini.
Il 25 ottobre è la volta di “Riflessioni per il domani”, giornata di studi con interventi di Silvia De Laude, Maria Careri, Paolo Lago e Carl Henrik Svenstedt. Modera il dibattito Cecilia Schwartz, professoressa di letteratura italiana dell’Università di Stoccolma. La giornata sarà conclusa dal concerto dell’ensemble Alchimie sonore dal titolo “Che cosa sono le nuvole?”, insieme di composizioni musicali inedite ispirate a Pasolini.
Si parla dunque anche di cinema….
Il 30 ottobre inauguriamo infine una rassegna di quattro dittici in cui film dell’autore friulano saranno messi a confronto con opere di registi contemporanei. Il primo dittico, presso il cinema Aspen, sarà composto da “Mamma Roma” e “L’amore molesto” di Mario Martone. La serata sarà introdotta da una breve conferenza di Astrid Söderbergh Widding, Rettrice dell’Università di Stoccolma, e Massimo Fusillo, professore di Letteratura comparata all’Università dell’Aquila.
A novembre i dittici continuano: il secondo sarà composto da “Edipo re” e “Luna rossa” di Antonio Capuano, il terzo da “Accattone” e “Non essere cattivo” di Claudio Caligari, il quarto da “Il fiore delle mille e una notte” e “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone. A novembre riprendiamo con la musica, secondo declinazioni diverse: il concerto di Giorgio Poi, il 2, per dare conto delle nuove tendenze del cantautorato, e l’inaugurazione di un ciclo su giovani e talentuosissime voci del canto barocco, il 18, con Federico Fiorio. Abbiamo poi tanti altri progetti in corso che danno conto di nuovi media e nuove narrazioni, come la presentazione della 5 stagione di Skam Italia il 2 dicembre. Ricordo infatti che, nonostante la quinta stagione sia un prodotto originale italiano, la serie di Ludovico Bessegato è un format norvegese di grande successo anche qui in Svezia; peraltro è ritrasmessa dalla televisione nazionale proprio in questi giorni.
Santa Nastro
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