Quando il real estate accompagna l’arte: la nona edizione della borsa Révélations

Il gruppo immobiliare Emerige, fondato dal collezionista e mecenate Laurent Dumas, accompagna i giovani artisti francesi a farsi strada nel mercato dell'arte dal 2014

Un gigantesco gruppo francese di sviluppo immobiliare aiuta da anni i giovani artisti a farsi strada nel mercato dell’arte: parliamo di Emerige, il cui fondatore Laurent Dumas è il promotore più in vista di Parigi, e uno più influenti filantropi di tutta la Francia, nonché grande collezionista. In ognuno dei suoi progetti immobiliari, Dumas, quasi sessantenne, mette una dose d’arte, e la sua collezione contemporanea è da togliere il fiato. Il suo sguardo è rivolto all’arte di domani: con la borsa Révélations Emerige intende appunto presentare al pubblico delle vere e proprie “rivelazioni” artistiche.

DODICI FINALISTI PER LA BORSA RÉVÉLATIONS, UN UNICO VINCITORE

Creata nel 2014, la borsa Révélations Emerige vuole andare incontro ai giovani artisti francesi – per postulare al bando bisogna infatti essere francese o vivere in Francia – non rappresentati da una galleria e con meno di 35 anni. Lo scopo è aiutare gli emergenti a entrare nel sistema complesso, ed estremamente competitivo, del mercato dell’arte, e in questo il real estate può aiutare (come visto anche a Milano per l’installazione di Patrick Tuttofuoco al Vetra Building con Axa Investment, mediato da Artribune, e quella di Pamela Diamante commissionata dalla società immobiliare Covivio). La borsa mette a disposizione uno degli spazi non allocati dell’azienda, o per il quale si aspetta ancora il permesso di costruzione per dare il via ai lavori. Lo spazio abbandonato accoglie di anno in anno la mostra dei 12 finalisti, selezionati su un migliaio di candidature da una giuria. Quanto al vincitore, il fortunato potrà godere di uno studio per lavorare per un anno in una residenza d’artisti e otterrà una borsa di 15mila euro per finanziare il suo primo solo show. Emerige, infatti, stringe ogni anno un accordo con una galleria diversa, che si impegna ad ospitare la prima personale dell’artista. Spesso per le gallerie esporre artisti emergenti rappresenta un rischio troppo grande, e questa è una buona – e rara – occasione di far incontrare i giovani artisti e le gallerie di spicco.

DODICI PROVE D’AMORE: LA NONA EDIZIONE DELLA BORSA EMERIGE IN UN GARAGE ABBANDONATO

Curata da Gaël Charbau, la nona edizione del group show raduna i 12 finalisti sotto il tema comune delle Prove d’Amore. “L’amore non esiste, esistono solamente prove d’amore” diceva il poeta Pierre Reverdy, come ricorda Dumas nel catalogo della mostra. Quest’ultima è stata concepita in collaborazione con i galleristi Alexandre Mor e Philippe Charpentier, che esporranno in seguito il vincitore nella propria galleria parigina. Le prove d’amore sono le varie opere esposte, con le quali ogni spettatore sviluppa un rapporto unico, ma c’è anche l’amore più generale per la creazione contemporanea, di cui questa selezione offre un panorama interessante. “In mezzo a tutti i dibattiti che ci hanno stimolato, un unico sentimento domina e governa gli altri, ovvero l’amore non contrattabile per l’arte stessa”, scrive il curatore. Per sei settimane, fino al 13 novembre, potrete osservare le opere di Abdelnak Benallou, Gillian Brett, Clémence Estève, David Festoc, Léo Fourdrinier, Théo Ghiglia, Antonin Hako, Dora Jeridi, Néféli Papadimouli, Valentin Ranger, Paola Siri Renard et Pier Sparta.

Il 18 ottobre è stata annunciata la vincitrice: è Dora Jeridi, nata a Parigi nel 1988. In seguito a una laurea in storia contemporanea, Jeridi si iscrive alle Belle Arti di Parigi e si specializza nella pittura a olio. I suoi mentori sono artisti come Diego Velasquez, Francis Bacon e Paula Rego. I mangiatori di immagini è l’opera presentata nella mostra, un dittico in cui le due tele, una a fianco all’altra, hanno uno stile e una maniera completamente diversi, come se fossero stati dipinti da due artisti. Come in un quadro di Bacon, la pittura, che appare figurativa, si “sfigura”: i personaggi si deformano, si evolvono, e diventano quasi, a tratti, delle masse astratte. “Ho preso in prestito da Bacon la sua pittura “gettata”, casuale. Sulla tela, applico la materia in modo sperimentale e lascio uno spazio importante all’improvvisazione e al rischio. Secondo me questo è l’unico modo in cui la pittura può esprimere qualcosa di vivo, con un ritmo energico”.

Carlotta Cenci

Parigi // Fino al 13 novembre
Douze preuves d’amour
190 rue Lecourbe 75015

www.revelations-emerige.com/edition-en-cours

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