Il Brasile tornerà ad avere un Ministero della Cultura?
Con l'elezione di Luiz Inácio Lula da Silva e le sue promesse in merito, il settore artistico e culturale del Paese spera di veder presto tornare ad avere il ministero sciolto da Bolsonaro quattro anni fa
Dopo la nomina del nuovo direttore della Biennale del 2024, Adriano Pedrosa, si continua a parlare di Brasile. Dal primo gennaio Luiz Inácio Lula da Silva tornerà in carica come presidente, dopo un’elezione dura e un insediamento ancora più duro, complice il mancato riconoscimento della sua vittoria da parte del presidente uscente Jair Bolsonaro. Alte le aspettative, soprattutto dopo gli anni di ristrettezze e militarizzazioni del governo Bolsonaro: dal progetto Casa Civile alla sanità, passando per la protezione dei diritti umani e quella della foresta amazzonica, Lula deve dimostrare con il suo ritorno in carica di poter guidare il Brasile fuori dalla crisi. Soprattutto dopo la doppia esperienza da presidente tra il 2003 e il 2010 interrotta dalle accuse di corruzione, da cui è stato trovato innocente. Ora, uno dei fattori di riscatto del Brasile potrebbe essere la cultura, privata da quasi quattro anni di un apposito ministero.
I LUNGHI ANNI DEL BRASILE SENZA CULTURA
Il ministero della Cultura era stato sciolto nel gennaio del 2019, il primo giorno di presidenza di Bolsonaro: le istanze culturali, drasticamente ridimensionate, erano confluite in un ministero misto insieme a sport e sviluppo sociale. Due anni dopo, l’allora presidente aveva deciso di dimezzare il finanziamento culturale agli stati federali, in piena restrizione pandemica, perché a suo avviso promuoveva la corruzione. Bolsonaro aveva anche nominato al ruolo di segretario alla Cultura dei controversi personaggi artistico-culturali, come il regista teatrale Roberto Alvim, poi estromesso dall’incarico per aver semi-citato il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels in un video che promuoveva un premio nazionale delle arti.
IL BRASILE AUSPICA LA RINASCITA DEL MINISTERO DELLA CULTURA
Dopo questi difficili anni, il ricco settore artistico del Paese attende con impazienza il rinvigorimento del ministero e il ritorno a un panorama pre-Bolsonaro. Tra le (ampie) promesse elettorali degli scorsi mesi, Lula ha dichiarato che la sua amministrazione ripristinerà il ministero della Cultura e rafforzerà i fondi stanziati per la Legge Rouanet, l’incentivo fiscale federale nato per finanziare attività culturali poi tagliato da Bolsonaro. Il ministero non è ancora stato assegnato, ma i favoriti includono i cantanti Daniela Mercury e Chico César e i politici Jandira Feghali, Manoel Rangel e Juca Ferreira (già ministro di un governo Lula), tutti con precedenti esperienze nella gestione di progetti culturali.
Giulia Giaume
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