ICOM e attivisti climatici nei musei: il punto della situazione tra forzature e buone intenzioni
Se ICOM supporta gli attivisti e le loro azioni nei musei, perché ICOM Italia ha espresso posizioni meno collaborative? Facciamo il punto su un tema sempre più caldo
L’11 novembre 2022, in seguito alle ripetute ed eclatanti azioni dimostrative compiute nei musei europei dagli attivisti di Just Stop Oil, Ultima Generazione e altre realtà afferenti alla rete A22, l’ICOM International Council of Museums ha pubblicato un’interessante dichiarazione in merito alle proteste, nella quale ha affermato di riconoscere e condividere la preoccupazione sulla “catastrofe ambientale che minaccia la Terra”, e di considerare la scelta dei musei quale luogo per la protesta come “una dimostrazione del loro potere simbolico e della loro rilevanza nella discussione sull’emergenza climatica”. In Italia la notizia è stata variamente raccolta, commentata e interpretata, e anche su Artribune abbiamo dato conto della posizione di questo ente rappresentativo, riportando le parole della dichiarazione, di cui ognuno può leggere il testo originale in inglese.
LE POSIZIONI DI ICOM
Quella espressa dall’ICOM è una riflessione che, senza condannare o sposare le azioni dimostrative, ma superando con tatto e perspicacia l’ormai consueta e semplicistica pulsione a polarizzare moralisticamente qualsiasi dibattito (atteggiamento non pertinente alla storia e alla critica d’arte), lascia emergere un aspetto significativo di tale fenomeno di protesta, cioè l’importanza di una feconda e dinamica ridiscussione del ruolo dell’istituzione “museo” nella nostra vita, coerente, del resto, con lo stesso sforzo di definizione proposto a una discussione democratica, proprio da ICOM, lo scorso agosto 2022. È una riflessione, inoltre, che avrebbe potuto dischiudere, almeno teoricamente, una strada costruttiva e lungimirante alla ricezione delle istanze ecologiste persino nelle forme di protesta più problematiche e indisciplinate; strada più percorribile, anche solo in termini pratici, che pensare di trincerare e difendere i musei da una parte di cittadinanza, come promesso dal ministro della cultura in una dichiarazione a caldo sugli ultimi episodi. Analizzare e ricevere le istanze di chi protesta su un piano più articolato che quello di una mera opposizione binaria, oltre che essere l’approccio intellettualmente più fertile, sembrerebbe anche la risposta difensiva più efficace. Lo dimostra l’atteggiamento collaborativo e volenteroso che gli attivisti di Ultima Generazione, in risposta alla dichiarazione di ICOM, hanno immediatamente dimostrato affermando: “Vogliamo essere la comunità al servizio della società che partecipa attivamente alla riflessione e alla creazione di una cultura contemporanea e, in quanto tale, allarmata, attiva e in lotta per il proprio futuro”.
“Analizzare e ricevere le istanze di chi protesta su un piano più articolato che quello di una mera opposizione binaria sembrerebbe anche la risposta difensiva più efficace”.
Per questo, a parere di chi scrive, rappresenta una sottile e forse non necessaria involuzione il fatto che il comitato italiano dell’organizzazione abbia scelto, poi, di “aggiustare il tiro” di questo testo assumendo, per così dire, una postura antalgica di netta condanna alle azioni nei musei italiani anziché esplorare possibili convergenze, aperture, acquisizioni concettuali e pragmatiche. Ci riferiamo al fatto che, proprio in seguito all’articolo su Artribune, ICOM Italia abbia pubblicato un comunicato nel quale precisa: “Come professionisti dei musei dobbiamo esporre una posizione contraria a questo modo di operare la più che legittima contestazione a fini climatico-ambientali”, e ancora: “Senza negare l’importanza di richiamare la responsabilità collettiva ai temi della crisi climatica, innanzitutto raccomandiamo di evitare di porre le istanze ambientali in contrasto con l’arte, non riconoscendone il valore di espressione culturale fondamentale dell’umanità”.
Quest’ultima affermazione, in particolare, recependo un’opinione comune sul fenomeno in oggetto, non coglie invece la reale intenzione di azioni dimostrative che, per quanto pericolose e discutibili nei metodi, una lettura più approfondita mostra chiaramente non essere in contrasto con l’arte, ma anzi riconoscerne precisamente, proprio come raccomandato da ICOM Italia, il cruciale valore culturale e sociale.
ICOM, I MUSEI E LA SOSTENIBILITÀ
Nello stesso comunicato, comunque, ICOM Italia ribadisce un punto molto importante, cioè la sollecitazione, rivolta ai musei, “a considerare risposte e produrre iniziative tese a contrastare la crisi climatica facendo leva su di una lettura integrata della nozione di sviluppo sostenibile e di considerare a pieno titolo questo compito nella missione culturale dei musei”, aggiungendo: “Nel promuovere la presa di coscienza collettiva su questi fondamentali impegni e azioni da intraprendere per il futuro dell’umanità, li invitiamo a valutare forme di collaborazione anche con il mondo dell’attiva contestazione climatica”. Un passaggio di non poco conto.
È opportuno tenere presente, in questo accavallarsi di dichiarazioni e precisazioni, che l’ICOM è un ente internazionale che anima diversi comitati nazionali, i quali a loro volta possono esprimere posizioni autonome e talvolta tra loro divergenti (basti pensare al fatto che il comitato spagnolo, all’inizio di novembre e cioè prima del testo che ha acceso questa discussione, aveva definito le azioni degli ambientalisti “solo degli atti vandalici”).
Se, quindi, il comitato italiano attualmente presieduto da Adele Maresca Compagna ha pieno e lecito titolo a esprimere una posizione specifica, è altresì superfluo se non addirittura fuorviante che alcuni osservatori forzino, come è stato fatto su alcune testate, una correzione retroattiva della dichiarazione da cui il dibattito è partito.
Mariasole Garacci
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