Museo del 900, pale eoliche, San Siro. Vittorio Sgarbi risponde ad Artribune
“Tutte le mie posizioni sono condivise con il Ministro”, dichiara il Sottosegretario alla Cultura in risposta all'articolo di Massimiliano Tonelli, spiegando le proprie posizioni contro le nuove strutture e in difesa del paesaggio. In fondo la breve controreplica
Vorrei correggere alcune imprecisioni dell’editoriale di Massimiliano Tonelli su Artribune. Non mi occupo solo di musei, ma di aree e parchi archeologici statali, di arte e architettura contemporanea, di sicurezza del patrimonio culturale: queste sono le deleghe che il Ministro ha voluto conferirmi.
Per quanto concerne le mie posizioni, sono tutte condivise con il Ministro. Osservo che nell’articolo si ignora completamente il sistema elettorale che non è mai stato uno strumento per premiare il merito.
SGARBI RISPONDE NEL MERITO: IL MEAZZA, IL MUSEO DEL 900 E L’AREA EXPO
Le mie idee sullo stadio Meazza di Milano sono le stesse dei comitati civici di destra e di sinistra, che prima di me hanno detto queste cose. Pertanto, il vincolo che ne impedisce l’abbattimento è di tutela storico relazionale, come indica l’articolo 10 del Codice dei beni culturali, che non si riferisce all’età del monumento, ma al suo spiccato valore civico, alla sua importanza in quanto memoria storica dell’intera comunità.
Quanto, invece, al possibile passaggio ipogeo per il Museo del 900 di Milano, la mia è una soluzione, già proposta dalla Soprintendente Antonella Ranaldi, ma che dovrà comunque essere valutata dal prossimo Sovrintendente, perché non è sufficiente un concorso ma è sempre necessaria la valutazione del progetto esecutivo da parte della Sovrintendenza. Questo per impedire che venga sfigurato un edificio, per proteggere e salvare quello che ancora sopravvive, per non deturpare ciò che di buono resiste, come è accaduto con l’edilizia contadina sopraffatta dalla speculazione economica. E anche come è accaduto, proprio a Milano, con la distruzione dello stabilimento dell’Alfa Romeo che sopravvive soltanto nelle immagini del film di Luchino Visconti Rocco e i suoi fratelli. E ancora con la distruzione della palazzina liberty in via Fauché, angolo via Castelvetro, o della palazzina di inizio Ottocento di via De Amicis 13, sempre a Milano.
È pertanto necessario riutilizzare gli spazi, riconsiderare i luoghi e magari ipotizzare, come io ho fatto, la realizzazione di un museo di arte contemporanea nell’area che ha ospitato Expo.
VITTORIO SGARBI SU FIRENZE E LA TUTELA DEL PAESAGGIO
Mentre per l’uscita dagli Uffizi, invece della “famigerata Loggia” (come la definisce Tonelli) che è un’irruzione del contemporaneo in un contesto urbano pregiato come quello di Firenze, si può pensare a una soluzione che innanzitutto non comporti un costo spropositato, anche di manutenzione, e che trovi d’accordo il Direttore degli Uffizi e il sovrintendente. È quello che ho proposto.
Infine, sulla tutela del paesaggio, a cento anni dalla legge voluta da Benedetto Croce e celebrata al Senato, l’idea è studiare bene le aree per trovare possibili zone degradate in cui, di comune accordo tra enti, sia possibile installare il fotovoltaico, mentre per l’eolico è molto più difficile. Occorre intervenire con la necessaria calma, avvedutezza e l’occhio puntato agli interessi primari della industria, della agricoltura e della occupazione. E, sia consentito, anche all’identità nazionale, di cui il celebrato territorio italico con i suoi residui paesaggi collinari e montani pregni di beni storici, archeologici e di sparsi monumenti preclari è testimonianza concreta di valore incommensurabile. Immagine identitaria nel mondo, supporto anche di mille economie irrinunciabili, legate all’attività’ agricola. Quindi come prima cosa spendere i soldi del PNRR per l’idroelettrico da bacino che è l’unica rinnovabile matura e programmabile, mai sussidiata. Senza fare nuovi invasi basterebbe liberarli dai detriti apportati dagli immissari in oltre mezzo secolo, manutenere le dighe e non disperdere le acque per usi industriali ed irrigui. Investendo nei bacini di raccolta delle acque meteoriche, investimento urgente e previdente (anche contro la siccità). Con tale investimento si porterebbe il potenziale delle dighe da 15 GW a 25 GW. Il tutto mentre ogni sostegno e provvigione vanno invece ad eolico e fotovoltaico in agricoltura.
Quindi, in considerazione del fatto che i danni più temibili e irreversibili inferti al nostro territorio e al nostro patrimonio residuale paesaggistico sono dovuti all’ eolico, puntare sul solare. E cioè sul solare termico, quello che scalda l’acqua sanitaria (con altissima efficienza) e sul fotovoltaico da sistemare sulle coperture dei capannoni e delle aree industriali, degli edifici costruiti dal 1960 in poi, 10 volte quelli dei centri storici, e sulle aree compromesse o da bonificare. Con calma e sempre rispettando gli interessi nazionali, ci sono più dei 4000 kmq pronosticati da Cingolani. Mentre l’ISPRA ha prudenzialmente calcolato un potenziale di 70-92 GW di capacità fotovoltaica sulle superfici urbanizzate idonee. Più del target di nuova potenza rinnovabile complessiva previsto al 2030 per l’Italia. Mi pare dunque necessario combattere la battaglia per la difesa del paesaggio e della memoria.
Vittorio Sgarbi
A Sgarbi – che ringrazio per la sua lunga replica – pare necessario combattere la battaglia per la difesa della memoria, a me pare necessario combattere la battaglia contro l’ideologia.
Se Sgarbi fosse stato operativo negli Anni Trenta avrebbe ostacolato con tutto se stesso la realizzazione degli arengari di Piazza Duomo (edifici contemporanei costruiti addosso a Palazzo Reale, orrore!) che oggi invece difende da una pericolosa passerella aerea; se fosse stato operativo a metà Cinquecento avrebbe ostacolato con tutto se stesso la realizzazione degli Uffizi (edificio direzionale iper moderno simbolo di potere costruito demolendo l’antico porto fluviale di Firenze, orrore!) che oggi invece difende da una pericolosa loggia.
Basta questo inoppugnabile paradosso per qualificare una posizione che ritengo dannosa: il nostro Paese ha bisogno di cogliere le sfide, di misurarsi con la contemporaneità, di cambiare, modificarsi, evolvere e magari qualche volta anche di sbagliare. Con coraggio e visione, come fanno le nazioni occidentali più sane e sviluppate. Di certo non ha bisogno di star fermo, immobile, imbalsamato, imbrigliato dalla paura, dal terrorismo degli azzeccagarbugli e dalla logica ricattatoria delle notifiche soprintendenziali.
Chi gioca esclusivamente in difesa rinunciando a governare le necessarie trasformazioni, s’illude di tutelare il patrimonio, ma in realtà lo danneggia nel profondo e ne ipoteca il futuro consegnando alle prossime generazioni ruderi, debiti e degrado.
“Pensare di rigettare il cambiamento, di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore: è anche un’illusione”. Sergio Mattarella, 31 dicembre 2022
Massimiliano Tonelli
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