Karin Hindsbo è la nuova direttrice della Tate Modern

La storica dell’arte danese ha guidato negli ultimi anni il processo di realizzazione del National Museum di Oslo, oggi più grande polo museale scandinavo. Raccoglie il testimone di Frances Morris alla guida del museo londinese

Da settembre 2023 sarà Karin Hindsbo la nuova direttrice della Tate Modern di Londra. Un passaggio di testimone tra donne, con la ormai dimissionaria direttrice del National Museum di Oslo pronta a raccogliere l’eredità di Frances Morris, intestataria della prima direzione al femminile del museo londinese per l’arte moderna e contemporanea, del cui organico era entrata a far parte, come curatrice, nel lontano 1987 (nel 2016, invece, ne diventò direttrice). Morris aveva annunciato lo scorso anno l’intenzione di fare un passo indietro per dedicarsi a progetti curatoriali, e la scelta per il successore indica Hindsbo come professionista titolata a traghettare la Tate Modern verso il suo prossimo futuro.

Tate Modern. Photo courtesy of Tate Photography

Tate Modern. Photo courtesy of Tate Photography

KARIN HINDSBO DIRETTRICE DELLA TATE MODERN

Direttrice dal 2017 del National Museum di Oslo, infatti, Hindsbo ha favorito la creazione di un polo culturale norvegese che oggi vanta il primato di istituzione museale più ampia e articolata dei Paesi Scandinavi, frutto della fusione della preesistente National Gallery con il Museo delle Arti Decorative e del Design, il Museo di Arte contemporanea e il Museo di architettura. Ora la storica dell’arte danese, 49 anni, si dice emozionata di poter assumere il nuovo incarico a Londra: “La Tate Modern è sempre stato un luogo speciale per me, lì ho avuto alcuni dei miei più felici incontri con l’arte. Sono ansiosa di proseguire il magnifico lavoro fatto finora, con l’idea di creare un museo unico nel suo genere e stimolante per un pubblico numeroso e diversificato”. Tra le sfide che attendono la neodirettrice, non a caso, ci sarà anche la necessità di implementare il buon riscontro di visitatori registrato nel 2022, in uscita dalla pandemia (quasi 4 milioni e mezzo di persone hanno visitato l’anno scorso la Tate Modern, che è dunque stata il quarto museo più visitato del mondo, dopo Louvre, Musei Vaticani, British Museum: i dati li fornisce il rapporto di The Art Newspaper), comunque ancora lontano dai numeri pre-covid (almeno 6 milioni di visitatori ogni anno). Ma Hindsbo dovrà lavorare al contempo sulle relazioni con gli artisti (a seguito dello stop al progetto Tate Exchange) e sulle urgenze che accomunano tutte le istituzioni culturali del mondo, in primis la necessità di fronteggiare e dare risposte contro il cambiamento climatico. Senza dimenticare le questioni legali che negli ultimi anni hanno coinvolto il museo in una controversia edilizia (per la grande terrazza accusata di violare la privacy dei dirimpettai), che ha visto perdere proprio la Tate Modern a vantaggio di un gruppo di agguerriti residenti.

IL CURRICULUM DI KARIN HINDSBO

Il curriculum di Karin Hindsbo è solido: dopo la formazione presso la Aarhus University e l’Humboldt Universität di Berlino, ha trascorso un periodo nell’editoria, come caporedattore della rivista culturale danese Øjeblikket. Nel 2006, sempre in Danimarca, ha iniziato la sua carriera museale, dapprima alla guida del Den Frie Centre for Contemporary Art di Copenhagen, poi alla Kunsthal di Aarhus (2009-2011), poi al Sørlandets Kunstmuseum di Kristiansand (2012-2014) e a Bergen, come direttrice del Kode (2014-2017), prima di sovrintendere alla creazione del National Museum di Oslo, che lascerà ufficialmente all’inizio di giugno 2023 (è già iniziata la ricerca di un nuovo direttore). Sottolinea la bontà della scelta Maria Balshaw, direttrice della Tate (che comprende quattro musei: Modern, Britain, Liverpool e St Ives): “Il successo del National Museum di Oslo, concretizzatosi nel bel mezzo della pandemia, testimonia la capacità di Karin Hindsbo di essere una leader. E la sua sensibilità a valorizzare le diversità, le espressioni nazionali e transnazionali si sposa benissimo con la filosofia della Tate Modern. Lavorando con il nostro team, sono certa che Karin porterà una visione e un’ambizione utili a raggiungere nuove vette nei prossimi anni”.

Livia Montagnoli

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