Napoli, Capodimonte e il mecenatismo: un modello di cui parlare di più

In occasione dell’accordo tra la Reggia campana e il Louvre, abbiamo chiesto ai grandi mecenati e donor del Museo e Real Bosco come il suo rapporto con privati e cittadini sia diventato un esempio

Mancano poche settimane all’inaugurazione della mostra che vedrà esposti i capolavori del Museo e Real Bosco di Capodimonte al Louvre. In attesa del grande evento, la Reggia ha accolto la stampa francese per illustrare loro l’unicum che il museo rappresenta a livello italiano ed europeo, riunendo donatori e mecenati che in tanti anni hanno supportato l’istituzione, e che in diversi casi hanno proprio reso possibile la mostra tramite il restauro delle cornici delle sessanta opere in trasferta.

È qui che appare evidente, una volta di più, come il mondo stia iniziando ad accorgersi che il mecenatismo che si fa a Napoli, e a Capodimonte in particolare, sia un modello ineguagliato in Italia e all’estero, che mette in rete imprenditori ed esperti della più alta caratura, in ambito culturale e non, favorendo uno scambio che arricchisce tutti, e che porta la Reggia tra i luoghi più ambiti dove formarsi e tramite cui avere un “social impact”. Ma come è stato possibile il raggiungimento di un livello così competitivo? Tutto nasce dall’Advisory Board, uno strumento tanto utile ai musei quanto poco conosciuto in Italia.

Palazzina dei Principi ph Museo e Real Bosco di Capodimonte

Palazzina dei Principi ph Museo e Real Bosco di Capodimonte

CAPODIMONTE, ESEMPIO INTERNAZIONALE PER IL MECENATISMO

Il Board, che nasce nel 2018 su scorta delle grandi esperienze americane, è composto da una serie di industriali e imprenditori che affiancano il direttore nelle scelte strategiche e in particolare per quanto riguarda i capitali”, racconta Giovanni Lombardi, presidente dell’Advisory Board di Capodimonte che include, oltre al direttore Sylvain Bellenger, anche Mariella Pandolfi, Amelia Grimaldi, Gennaro Matacena, Fabrizio Pascucci, Roberto Barbieri, Gianfranco d’Amato e Michele Pontecorvo. “Non solo: nel nostro caso ha avuto anche la funzione di avvicinare la città al Museo e Real Bosco, e consolidare lo stretto rapporto personale tra abitanti e istituzione”, prosegue. Non per niente sono stati avviati progetti come quello volto all’adozione di panchine e alberi del bosco, che ha avuto un grandissimo successo e una intensa partecipazione sia presso i grandi donatori sia presso i cittadini, come il gruppo di anziani che veniva a giocare qui a pallone e il marito che voleva onorare la moglie scomparsa.

Un legame, questo, che è un grande punto di orgoglio per il Board, ma anche per il museo e la città. “Nonostante io viva e lavori muovendomi tra Canada ed Europa, questa è la più interessante esperienza di collaborazione tra istituzione e persone che abbia mai visto”, racconta Mariella Pandolfi, antropologa di chiara fama, professoressa universitaria e ricercatrice. “Tutto questo è anche merito del direttore che ha scelto il gruppo d’azione – che ha una tipologia molto differenziata dal punto di vista dell’apporto a Capodimonte e dei lavori che ognuno svolge, dagli architetti ai notai – e ha avuto fiducia che cooperassimo senza competizione ma con grande rispetto reciproco. Ne sono nate varie forme di collaborazione: quella dei grandi sponsor, quella dei piccoli donor, che hanno partecipato anche alle cornici per lo scambio con il Louvre, ma anche quella che io ho amato molto della partecipazione della società napoletana, mai coinvolta prima nel mondo del Parco e del Museo. Ho spinto proprio su questa idea di implicare la società napoletana nel progetto, ancora di più per lo scambio con il Louvre: ho sentito un grandissimo orgoglio in tutta Napoli, la mia città, ed è una cosa strabiliante”. Napoli ha moltissimo da dare al mondo, questo appare sempre più chiaro: “L’Italia e Napoli possono esportare queste e altre competenze, come per la nostra alleanza con gli American Friends: in cambio di un generoso supporto al museo, delle istituzioni americane inviano qui dei giovani storici dell’arte che si formano con restauratori ma anche esperti di royalties. Queste figure poi sono richiestissime e pagate a peso d’oro: l’ennesima dimostrazione che noi sappiamo creare ed esportare competenze culturali uniche”, ricorda Lombardi.

I MECENATI E I PROFESSIONISTI CHE SUPPORTANO CAPODIMONTE E NAPOLI

Il rapporto tra Museo e Real Bosco di Capodimonte e i suoi affiliati, che siano parte del gruppo di generosi donatori o che lavorino all’interno del Board, è molto stretto, proprio personale, ed è ben più grande e antico rispetto alla collaborazione con il Louvre: “Al di là dell’entusiasmo nel sostenere Capodimonte in questo evento di grandissimo significato, io ho personalmente lavorato al restauro del 1990 come architetto, alcune cose lì realizzate sono state fatte da me – come la Galleria di Arte Moderna – e ho un legame profondo, affettivo e professionale, con Capodimonte”, racconta Gennaro Matacena, architetto e presidente della Caronte Spa. “Questo e altri elementi, come le brillanti idee del direttore Sylvain Bellenger, mi hanno convinto al cento per cento nel sostenere il nuovo progetto”. “Prima di fare l’imprenditore facevo il medico e lavoravo in una clinica vicino a Capodimonte, e andavo spesso a correre in quei giardini meravigliosi. Appena ho cominciato ad avere la capacità economica e culturale mi sono subito dedicato a dare una mano dove era possibile a Napoli, e, con la nuova gestione di Bellenger e la guida di Lombardi, appena mi è stato chiesto di partecipare l’ho fatto con enorme gioia”, racconta Giancarlo Cangiano, presidente del Porto Turistico di Capri e già vicepresidente dell’Interporto Sud Europa e vicepresidente vicario Unione Interporti Riuniti. “È un rapporto personale molto stratificato, qui ci ho portato i miei bambini a conoscere l’arte. Vedere la meraviglia che li colpisce quando scoprono Capodimonte vale sempre il biglietto. Come napoletano e industriale sono orgoglioso di fare la mia parte: non è un semplice contributo, è sentirsi parte di qualcosa di meraviglioso, e in questa occasione con il Louvre ancora di più”.

E gli aiuti piovono da ogni parte, e non solo economici: è il caso del notaio Fabrizio Pascucci, componente del CdA del museo e del Board che ha svolto attività di supporto per tutta una serie di aspetti legali legati alla gestione del museo, occupandosi tra l’altro degli atti di donazione da parte di Lia Rumma e Mimmo Iodice, e più in generale delle connessioni umani e professionali. “Essendo stato componente del CdA da prima che nascesse il Board sono stato catalizzatore di mecenati: Bellenger è straniero e inizialmente non aveva rapporti personali in città, quindi ho contribuito a raccogliere i mecenati e i professionisti che oggi fanno parte del Board, idea che il direttore ha maturato dalla sua importante esperienza in America dove ha sviluppato capacità manageriali di gestione dei beni culturali che gli hanno fatto capire l’importanza di un rapporto con i privati. L’Italia ha un patrimonio di straordinaria importanza e vastità, difficilmente può riuscire a valorizzarlo e tutelarlo al meglio senza il loro apporto. È estremamente importante incoraggiare il mecenatismo”. “L’immenso patrimonio italiano di arti e culture non può ovviamente essere finanziato e coordinato solo dallo Stato”, commenta infine Paolo Cuccia, presidente di Artribune. “L’esperienza dell’Advisory Board di Capodimonte è un esempio di grande successo che conferma la grande opportunità che il nostro il Paese deve perseguire di instaurare un rapporto sistemico tra i donor e i gestori di beni archeologici e museali. Tutto ciò è inoltre favorito dai vantaggi fiscali dell’ Art Bonus, il più vantaggioso d’Europa, e dal progressivo ampliamento delle aziende che devono produrre i bilanci di sostenibilità. Il proficuo e innovativo rapporto che il direttore Bellenger ha creato con il presidente Lombardi e i membri dell’ Advisory Board ha favorito il progetto Louvre, primo nel suo genere come hanno riconosciuto i vertici del più importante museo di Francia, e aperto anche alla collaborazione con altri primari soggetti culturali nazionali, in primis il Teatro San Carlo“.

Giulia Giaume

www.capodimonte.cultura.gov.it/

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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