Muore a 90 anni il gallerista Aurelio Repetto, fondatore della Bottega d’Arte di Acqui Terme
Amico di Carlo Carrà e Pietro Morando, Aurelio Repetto nel 1965 aveva fondato con Fortunato Massucco la Bottega d’Arte di Acqui Terme. Il figlio Carlo, seguendo le sue orme, è il titolare della Repetto Gallery di Lugano
È morto a 90 anni il gallerista Aurelio Repetto. Conosciuto per aver fondato nel 1965, insieme a Fortunato Massucco, la Bottega d’Arte di Acqui Terme (Alessandria), Repetto – che è scomparso l’1 gennaio 2024 – lasciò la sua attività di arredatore per dedicarsi all’arte. Sin dai primi anni la galleria si distinse per aver ospitato mostre di Ennio Morlotti, Piero Guccione, Sergio Romiti e Fausto Melotti ma anche Felice Casorati, Guttuso, Chighine, Sutherland, Carlo Levi, De Pisis, Carrà, Rosai, Morandi, Sironi, Campigli, Licini, I sei di Torino, Franco Francese, Music, Reycend, Moreni, Guidi, Soffici, Ruggeri, Calandri e Burri. Molti anche i critici che collaboravano con la galleria per le mostre antologiche, da Luciano Caramel a Flaminio Gualdoni, passando per Luigi Carluccio, Gianfranco Bruno, Paolo Fossati, Marco Vallora, Franco Solmi, Annie Paule Quinsac, Luigi Cavallo, Giorgio Barberi Squarotti, Maurizio Fagiolo Dell’Arco e Claudia Gian Ferrari. Fino al 2000 la Bottega d’Arte ha avuto sede al Liceo Saracco, per poi spostarsi presso le ex Officine Kaimano e tornarvici nel 2004 per ospitare le ultime mostre di Rubaldo Merello, Bonzaghi, Balla, Carlo Fornara e Mino Maccari.
Aurelio Repetto e il figlio Carlo
Nel 2006 la Bottega d’Arte chiude ma Aurelio Repetto continua la sua attività di gallerista affiancando il figlio Carlo, che dal 2007 fonda la Repetto Gallery con sede prima a Londra e, successivamente dal 2022, a Lugano. Christo, Sam Francis, Dennis Oppenheim, Fausto Melotti, gli esponenti dell’Arte Povera e della Land Art sono gli artisti che accompagnano nei primi anni duemila la storia dei Repetto. “Quando penso alle mostre organizzate dalla galleria di mio padre ad Acqui Terme, ritrovo un tempo in cui la collaborazione tra il gallerista e il critico o storico dell’arte era più appassionante e intensa. Non saprei però spiegare perché questo rapporto si sia interrotto. Forse il mercato, che la fa da padrone, non ha più bisogno del critico, perché è gestito ormai dalle grandi gallerie e dalle grandi case d’asta. Un tempo, invece, il critico o lo storico facevano la differenza”, racconta il figlio Carlo Repetto.
Caterina Angelucci
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