Il museo MACRO di Roma cerca un nuovo direttore. Ecco il bando per partecipare
Allo scadere del mandato di Luca Lo Pinto (già prorogato di un po') è stato emesso l'avviso pubblico per dirigere per i prossimi tre anni il Museo di Arte Contemporanea di Roma. Punti chiave? Un progetto che parli di sperimentazione, accessibilità, coinvolgimento
È aperta da meno di un mese, e ancora per altri due, la selezione per un direttore o una direttrice artistica del MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma. Il bando dell’Azienda Speciale Palaexpo – che ha assunto da alcuni anni la gestione e la programmazione culturale del MACRO insieme a quella del Mattatoio e del Palazzo delle Esposizioni – prevede una selezione in tre fasi per titoli e progetto artistico di modo da trovare un sostituto a Luca Lo Pinto, dal 2019 direttore del museo e attivo responsabile della sua rinascita in termini di contenuti dopo alcuni anni di seria difficoltà, anche grazie a progetti di coinvolgimento della cittadinanza come quello del Museo per l’Immaginazione Preventiva. Un coinvolgimento che deve procedere ulteriormente, però, visto che – nonostante l’ingresso gratiuito – non capita di rado di trovare il museo vuoto, disertato da turisti e cittadini a dispetto della collocazione piuttosto centrale e in un vivace quartiere residenziale.
Storia breve del MACRO di Roma
Diventato un punto di riferimento dell’arte contemporanea a Roma, il MACRO apriva ventidue fa nel quartiere Trieste-Salario, in Via Nizza, dentro una parte del vecchio stabilimento della Birra Peroni (con progetto di Gustavo Giovannoni). Cessate le attività del birrificio e ceduta una parte dello spazio al Comune nel 1982, lo spazio fu prima oggetto di un ampio recupero (1995-1999) e poi al centro di un grande concorso di progettazione per l’ampliamento e la ridefinizione generale dell’intero complesso, vinto dall’architetta francese Odile Decq. Tra sale espositive, foyer, auditorium e terrazza con giardino panoramico (per una superficie complessiva di circa 14mila metri quadri), il MACRO è stato in grado di ricreare un proprio ecosistema dell’arte, creandosi un nome sia all’interno della realtà culturale capitolina sia a livello internazionale.
L’ambizione del MACRO di Roma
Con una dimensione aperta alle proposte di artisti, curatori e ricercatori provenienti da diverse discipline e in dialogo con la città, il MACRO è infatti riuscito nella difficile impresa di diventare un museo con una propria identità ben definita, e tuttavia aperto a nuove contaminazioni, proposte e sfide. Ne sono esempio progetti come la sezione dedicata alla musica e all’arte, Musica da Camera; il podcast Dispatch; il calendario degli incontri educativi e conoscitivi; e ancora la “palestra” per artisti; la nuova aula studio per accogliere gli studenti delle vicine università; e il progetto editoriale per l’infanzia Octopus Toolbox. A livello espositivo sono stati decine i progetti di alto livello in oltre vent’anni di attività sotto la direzione, prima di Lo Pinto, di Danilo Eccher, Luca Massimo Barbero, Bartolomeo Pietromarchi, Giovanna Alberta Campitelli e Giorgio de Finis: da Anish Kapoor a Elisabetta Benassi, da Jason Dodge a Cathy Josefowitz, Diego Perrone ed Emilio Prini, tra contemporaneo italiano e internazionale. Con una creatività vulcanica: nella sola estate del 2024 il museo propone (fino al 25 agosto) diversi percorsi su artisti e creativi contemporanei legati alla città, cioè Alva Noto, Stefano Tamburini, Luigi Serafini, Laura Grisi, e ancora Elisabetta Benassi, Patrizia Cavalli e Marcia Hafif.
Il bando per il nuovo direttore del MACRO di Roma
La selezione per la direzione artistica e il progetto curatoriale del MACRO – in occasione della quale il museo cerca anche due docenti universitari in materie attinenti all’arte contemporanea, da incorporare nella commissione che valuterà le candidature – prevede cinque anni di esperienza nel settore della curatela di mostre d’arte contemporanea e/o organizzazione di attività culturali, di cui tre come direttore o curatore responsabile delle attività culturali di musei, fondazioni e altre istituzioni/organizzazioni. Oltre a questo si cercano persone con esperienze e riconoscimenti nell’ambito della cura di attività culturali in Italia e/o all’estero e attività di collaborazione con curatori, artisti o altri operatori del settore e competenze multidisciplinari. I candidati dovranno presentare, contestualmente, una proposta di progetto culturale triennale per il MACRO che preveda continuità e ampliamento delle linee identitarie del museo, secondo i modelli dei grandi musei europei. Obiettivi da perseguire per i prossimi anni devono infatti essere favorire l’ascolto e la partecipazione della cittadinanza; promuovere l’accessibilità; valorizzare la ricerca e la sperimentazione artistica per garantire una fruizione il più ampia possibile; collaborare con scuole e istituzioni di alta formazione artistica romane; coinvolgere le nuove generazioni; garantire una rappresentazione equa di genere; promuovere la collaborazione con il territorio; e valorizzare le collezioni permanenti. Un bando, insomma, che sembra invertire quella pericolosa tendenza alla vaghezza di altre istituzioni italiane, chiedendo un progetto elaborato, coerente e ottimista per il futuro di un museo che vuole ritagliarsi uno spazio irrinunciabile nell’affollatissima offerta culturale romana. Unica pecca, a fronte di un compenso annuale standard di 70mila euro l’anno più iva, l’esiguo budget annuo con cui il nuovo direttore dovrà realizzare il programma: 700mila euro, un cifra non proprio comoda.
Giulia Giaume
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