La lunga estate del Castello di Rivoli
Un programma lungo tre mesi. Da metà giugno a metà settembre, nel più classico trimestre di vacanze scolastiche. 90 giorni di attività al Castello di Rivoli, organizzate dal Dipartimento Educazione insieme a una miriade di associazioni, professionisti, artisti… La Summer School raccontata da Anna Pironti.
Come e quando nasce l’idea della Summer School al Castello di Rivoli? E, in particolare, quali sono gli intenti e le esigenze educative preposte alla sua progettazione?
Summer School nasce all’interno del network di ZonArte, una piattaforma di scambio culturale con un programma di attività realizzate per la prima volta nel 2010 negli spazi della Fondazione Merz. Il network riunisce i dipartimenti educazione delle principali istituzioni che a Torino e in Piemonte si occupano di arte contemporanea con il sostegno della Fondazione per l’arte moderna e contemporanea CRT. Il suo obiettivo è individuare un tempo e uno spazio da dedicare all’incontro con l’arte.
La Summer School come si inserisce nel progetto di network?
Il progetto Summer School intende dare continuità all’esperienza del network, estendendone il potenziale educativo e formativo, e avvicinando il pubblico alla complessa vicenda dell’arte e in particolare dell’arte contemporanea. Promuovendo un nuovo modo di fare esperienze negli spazi del Castello di Rivoli, e mirando a coinvolgere i diversi pubblici e le loro possibili esigenze, Summer School ha offerto un programma articolato in ben 45 proposte educative che spaziavano dalla formazione, alla divulgazione e l’intrattenimento. Il museo viene pertanto inteso come uno spazio aperto, prestigioso non soltanto per la sua programmazione artistica, ma anche, e soprattutto, per la sua capacità di costruire relazioni importanti e imponenti con i diversi ambiti della realtà sociale e istituzionale.
Come è stata effettuata la scelta dei partner che hanno contribuito alla riuscita di un progetto così ambizioso? Attraverso una chiamata pubblica?
Nell’estate del 2011 abbiamo avviato una serie di incontri finalizzati alla progettazione di Summer School. Il 14 luglio abbiamo tenuto una tavola rotonda in cui abbiamo invitato differenti “attori culturali”, figure di rilievo per il mondo dell’arte contemporanea, realtà associative e istituzionali e coloro che erano interessati a prendere parte al nostro progetto. Più che una chiamata pubblica abbiamo, se così si può dire, scelto di farci scegliere invitando a partecipare a un progetto corale e di alto profilo culturale. Abbiamo quindi raccolto tutte le proposte che ci sono pervenute. E la vera scelta è stata fatta dal pubblico. Quelle che infatti sono state le 45 attività che hanno costituito il programma generale di Summer School sono originariamente le proposte che hanno riscosso maggiore interesse nel pubblico. In principio ci siamo basati su una rete di relazioni che si è consolidata nel corso dell’attività pluridecennale del Castello di Rivoli, quindi abbiamo raccolto le proposte attivando i corsi in base alle richieste e all’adesione del pubblico. Queste proposte sono così diventate un programma che abbiamo diffuso in maniera capillare con i mezzi di comunicazione a nostra disposizione. Potremmo dire che, invitando il pubblico alla partecipazione attiva, abbiamo ottenuto che il programma si sia definito e stabilizzato proprio grazie alle loro proposte e richieste.
Una collaborazione nata in occasione Summer School è quella con LabOnt (Laboratorio di Ontologia dell’Università degli Studi di Torino). Puoi dirci qualcosa in più rispetto al progetto Dialoghi di Estetica e, più in generale, rispetto all’idea – piuttosto nuova – di collaborare con un’istituzione pubblica come l’Università?
Anche in questo caso si è trattato di accogliere una proposta che ci è sembrata molto interessante e soprattutto molto intelligente. L’abbiamo trovata in sintonia con la nostra concezione del museo quale luogo dove si opera in una dimensione tanto pratica quanto teorica. In particolare abbiamo valutato positivamente il concetto basilare di questa proposta, ossia quello di dialogo. La possibilità di proporre dei dialoghi da cui emergessero tanto le linee guida delle recenti ricerche provenienti dal mondo universitario quanto le peculiarità e gli aspetti più attraenti del mondo dell’arte contemporanea ci è sembrata molto valida. L’attività del dialogo è infatti alla base di tutto il progetto di Summer School, poiché espressione dello scambio e della relazione tra differenti attori di una scena condivisa, quella della cultura contemporanea. Il museo pertanto diviene spazio critico e luogo della produzione di pensiero e di riflessioni non solo riguardo all’arte ma altrettanto ai suoi valori per la società contemporanea.
Proviamo allora a tracciare un bilancio dell’intero progetto. Cosa vi aspettavate e come sono andate le cose? Quali i risultati più importanti e come cambia il museo attraverso attività come queste?
Tra i tanti aspetti positivi siamo molto soddisfatti di un traguardo in particolare: l’opportunità di poter affermare che la funzione educativa caratterizza in modo sempre più inequivocabile l’istituzione museale. Accogliendo posizioni proprie degli studi sul museo contemporaneo e soprattutto la definizione data dall’ ICOM (International Council of Museums), riconosciamo con piacere che oggi il museo non può essere inteso solo come spazio espositivo o conservativo, ma essenzialmente come uno spazio educativo. L’esperienza di Summer School ci conferma che nello spazio museale avviene il passaggio dalla produzione teorica a quella pratica. Per questo ritengo che la definizione data da un ente di rilievo internazionale, qual è ICOM, trovi evidente riscontro in Summer School, un progetto che mette in evidenza esattamente il valore educativo della sede museale. Credo che questa sia un’assoluta novità. Soprattutto se pensiamo alla concezione convenzionale dell’attività educativa intesa spesso come mero accompagnamento del pubblico o approfondimento didattico rivolto alle scolaresche. Senza dubbio queste sono attività che rientrano nel “dna” del Dipartimento Educazione, ma non possono essere ritenute le uniche possibili. Potremmo dire infatti che questi aspetti dell’attività educativa sono basilari per Summer School, considerando però che la sua struttura generale risulta molto più ampia. Si tratta infatti di un progetto che mette in primo piano l’incontro tra il mondo della formazione e il mondo dell’arte, ma soprattutto tra la produzione artistica e la produzione di pensiero. Un progetto che individua un nuovo modo di pensare la funzione educativa in rapporto all’istituzione museale. Il museo diventa lo spazio in cui confluiscono le diverse realtà culturali del mondo contemporaneo. Uno spazio di azione che permette di progettare ulteriori progetti per il futuro.
Concludiamo allora parlando proprio di futuro: ci sono in cantiere nuovi progetti?
Abbiamo nell’immediato una nuova prospettiva che riguarda ZonArte che, come è già accaduto lo scorso anno, organizzerà una programmazione specifica per Artissima 2012. La fiera, diretta quest’anno da Sarah Cosulich, presenta numerose novità. Tra queste ZonArte prevede: la presentazione del progetto condiviso a Kassel, in occasione di Documenta 13, con il Critical Art Ensemble; e una serie di talk attorno ai valori dell’arte contemporanea progettati in collaborazione con LabOnt. Stiamo lavorando per realizzare una serie di incontri pubblici in cui si possa riflettere sui “valori altri” dell’arte. Posso anticipare che abbiamo già un programma, ormai in via di definizione, che pone l’accento sul rapporto tra mondo dell’arte e valore economico, sui valori della bellezza e del piacere dell’arte e in ultima analisi sull’esperienza e il valore educativo dell’arte. In piena sintonia con le finalità del Dipartimento Educazione e con le finalità del progetto Summer School.
Davide Dal Sasso e Vincenzo Santarcangelo
www.castellodirivoli.org/dipartimento-educazione/
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