Militanza e consapevolezza
Questa decima “lettera da una professoressa” di Maria Rosa Sossai è rivolta a Matteo Zagaria, dell’Unione degli Studenti di Salerno.
Caro Matteo,
anche se il nostro incontro è stato fugace – un veloce scambio verbale mentre allestivi insieme ad altri un infopoint sul lungomare di Salerno – sono rimasta colpita da un insieme di circostanze che proverò a elencare. Innanzitutto l’efficienza con la quale organizzavate la giornata di lotta contro il progetto del Comune di privatizzare il trasporto pubblico salernitano, privatizzazione che a tuo parere colpirà soprattutto le fasce dei giovani pendolari meno abbienti provenienti dall’hinterland. In modo conciso hai spiegato i motivi per cui l’Unione degli Studenti di Salerno vuole contare nelle scelte che riguardano il futuro della città. Hai accennato anche all’importante proposta lanciata dall’UdS nazionale di una valutazione narrativa e partecipata a scuola che sostituisca il criterio di giudizio basato sulla mera conoscenza dei contenuti.
Mentre parlavi osservavo l’intesa tra di voi, gli scambi di parole, i gesti misurati per issare i cartelloni, la disposizione dei volantini su un tavolino con il programma della giornata di mobilitazione, ricca di appuntamenti e dibattiti. Ho saputo poi che la vostra iniziativa ha avuto una larga partecipazione di pubblico. La tua militanza di studente mi è sembrata un esempio significativo di come, in quella fascia di età nella quale molti tuoi coetanei hanno già maturato una disaffezione nei confronti della politica e della partecipazione alla vita della collettività, sia possibile fare altrimenti. Lottare uniti per il raggiungimento di un obiettivo comune non è forse l’unica risposta ai segnali di desolante degrado che in questo momento arrivano da più parti? Coltivare una passione, non necessariamente quella della politica come credo sia il tuo caso, ma l’inclinazione verso un qualsiasi aspetto della realtà e dell’attività umana, è l’unico antidoto capace di scacciare via il demone dell’accidia e dell’indifferenza.
Quella domenica mattina splendente di sole la tua lotta per una cittadinanza democratica e partecipata era un messaggio che giungeva con grande forza. In questi giorni ho ritrovato quella stessa forza in un libro, La rivoluzione comincia da noi di Krishnamurti; il suo insegnamento, che potrebbe apparire distante dal sistema dei valori occidentali, in realtà si appella alla coscienza universale che accomuna tutti noi, con largo anticipo sui metodi pedagogici più avanzati. Durante tutta la sua vita, il grande maestro del silenzio ha affermato il principio secondo il quale il processo di apprendimento è legato a un cambiamento interiore che investe le relazioni, le attività, il processo del pensiero e il mero accumulo di conoscenze. Ma il primo passo per cambiare è diventare consapevoli di ciò che si è, oltrepassando la soglia della superficialità, che per Krishnamurti è una condizione assimilabile a quella della dipendenza.
La consapevolezza e la libertà sono i due cardini sui quali costruire la propria vita di studente prima e di cittadino poi. Queste conquiste devono partire da ognuno di noi e progressivamente raggiungere gli altri per poi propagarsi in cerchi concentrici sempre più larghi.
Maria Rosa Sossai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #10
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati