Autunno autogestito
Questa lettera è indirizzata a tutti gli studenti: a chi ha occupato, a chi è stato in autogestione e a chi faceva regolarmente lezione. L’autrice è sempre lei, Maria Rosa Sossai con le sue “Lettere da una prof”.
Cari studenti,
il periodo che precede le vacanze di Natale, si sa, è un momento particolare dell’anno scolastico, perché da anni coincide con le occupazioni delle scuole o con le autogestioni. Come ogni anno, mi confronto con voi cercando di non esprimere giudizi e dicendo a me stessa che quello che conta è la vostra intenzione di cambiamento e partecipazione, che nella maggior parte dei casi è sincera, anche se apparentemente sembra che tutto si ripeta uguale: cambiano i volti ma non le situazioni, gli intenti, i contenuti.
Credo fermamente che questi momenti di confusione e protesta siano l’occasione per riflettere sui principi di democrazia e condivisione che dovrebbero regolare le attività all’interno della comunità scolastica, dove vivete gran parte della giornata. Quando finirete la scuola sarà difficile ritrovare occasioni simili, quindi è bene farlo ora.
Avete spesso chiesto la mia opinione a riguardo e vi ho risposto che credo nell’autogestione, anzi sogno una scuola autogestita da coloro che ne sono protagonisti. Mi avete guardato con meraviglia e allora la fantasia ci ha preso la mano, abbiamo iniziato a immaginare come sarebbe la vostra scuola, abbiamo stilato un progetto ed ecco i risultati: sicuramente sarebbe obbligatorio lo studio delle materie di indirizzo, tre lingue straniere e la lingua italiana. Tutte le altre materie a scelta; alcuni di voi vorrebbero fare teatro – naturalmente in lingua straniera, dato che frequentate un liceo linguistico -, altri invece preferirebbero studiare cinema, altri ancora seguire un corso di poesia o un corso di musica, filosofia e tante ancora. Era meraviglioso vedere come nelle vostre voci si accendeva l’entusiasmo per un progetto che era frutto delle vostre menti. Abolireste i compiti a casa perché diventerebbero attività pomeridiane da svolgersi a scuola insieme ai professori. Vorreste invitare a parlare delle persone esterne che potrebbero trattare argomenti che normalmente non fanno parte del curriculum ma che ritenete altrettanto importanti per aprire un dialogo con la realtà esterna. Metodologicamente lavorereste in gruppi e in assetto laboratoriale.
Personalmente ho sottolineato l’importanza di avviare dei workshop con artisti che possono aiutarvi a sviluppare le vostre attitudini e le vostre potenzialità creative. E sicuramente sarebbero aboliti le interrogazioni e i giudizi: ogni studente sarebbe responsabile del proprio percorso di formazione. Il ruolo dei docenti non sarebbe più quello di giudicare e valutare ma di educare e accompagnarvi lungo il cammino. A fine anno ognuno di voi, insieme ai docenti e agli altri studenti, sarebbe in grado di quantificare la maturazione raggiunta e le conoscenze acquisite. Al posto delle bocciature ci sarebbero dei corsi di recupero e potenziamento.
Dopo l’elaborazione di questa fantastica rivoluzione, eravamo tutti consapevoli che era solo un sogno, ma ci sentivamo bene perché avevamo esercitato la libertà di pensiero. Non è forse così che si inizia a cambiare il mondo?
Maria Rosa Sossai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #17
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