Arte e rivoluzione
Lettera numero 21 con mittente Maria Rosa Sossai. Il destinatario questa volta è Andrea Polichetti, ex studente della professoressa in un liceo artistico romano. E oggi artista.
Caro Andrea,
la prima volta che ci siamo reincontrarti a un opening non ti vedevo da anni e mi hai raccontato quanto la tua vita fosse cambiata da quando avevi finito il liceo. In seguito ci siamo visti altre volte, ma sempre di sfuggita, forse per via della tanta gente intorno, ma anche perché mi ricordavi la mia vita di insegnante insoddisfatta. Poi alcune sere fa a una cena mi hai chiesto se insegnavo ancora in quel liceo, e hai aggiunto delle cose che mi hanno colto di sorpresa: per te il docente ha un ruolo fondamentale, soprattutto nelle scuole di periferia, dove non esistono stimoli e occasioni per crescere intellettualmente. Attraverso le esperienze e il pensiero del professore, l’alunno si plasma scoprendo possibilità che da solo non potrebbe conoscere. Attraverso l’atto educativo e il suo bagaglio di esperienze, l’insegnante mette in discussione la realtà dell’alunno.
Mentre parlavi sentivo di aver contribuito in piccola parte alla tua crescita e alla scoperta delle tue inclinazioni. A casa, poi, mi sono ricordata di come eri in classe, prorompente di energia, simpatico e arrabbiato contro la società borghese e capitalistica che ritenevi fosse la causa delle ingiustizie perpetrate nei confronti dei più deboli. Osservavo la tua foga nel parlare e mi chiedevo dove si sarebbe incanalata e con quali risultati. Mi rassicuravano i tuoi occhi ridenti, la tua curiosità intelligente e attenta agli altri. Per te essere un artista significa tener fede al proprio credo rivoluzionario, perché in entrambi i casi si tratta di perorare una causa. Ora sei grato all’arte perché ti permette di essere coerente con le tue convinzioni.
Hai sempre amato la periferia e, dal balcone di casa, mi raccontavi che riuscivi a vedere i prati, e questa visione ti calmava e ti aiutava a ritrovare la pace. Mi parlavi della tua famiglia e della considerazione che avevi per gli sforzi che faceva per permetterti di studiare. Ancora oggi continui a occuparti dei problemi delle periferie romane e per questo mi hai mandato il link a un articolo che raccontava i fatti successi a Torpignattara, dove Khan Muhammad Shahzad, un ragazzo di ventotto anni di origini pakistane, è stato ucciso il 18 settembre 2014 da un ragazzo italiano di diciassette anni. Mentre a Corcolle, un quartiere di Roma est a ridosso del GRA, alcuni extracomunitari hanno assaltato un autobus di linea colpendolo con sassi e bottiglie. Si è scoperto che spesso gli autobus saltavano le corse per non far salire i migranti. Nel quartiere di Ponte di Nona è stata organizzata una manifestazione per chiedere la chiusura del campo rom di via di Salone a seguito dei diversi episodi di criminalità e i ripetuti roghi di spazzatura.
Sono storie di degrado e di razzismo che vanno contro i principi di giustizia e tolleranza. In quanto artista, quali strumenti avrai per continuare a lottare? Dipenderà da te e dalla tua ricerca. L’arte è uno strumento per incontrare gli altri e aprire un dialogo, risvegliando il nostro senso civico attraverso progetti che stimolano il coinvolgimento della comunità.
Maria Rosa Sossai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #22
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati