Lettera da una prof. Molte proposte, poche pretese
Questa lettera, la numero 22, è indirizzata a Elena Spoladore, mia ex studentessa che sta frequentando il primo anno della facoltà di Lettere con indirizzo Storia dell’Arte all’Università La Sapienza di Roma. A scriverla, come sempre, è Maria Rosa Sossai.
Cara Elena,
ci siamo incontrate dopo alcuni anni per caso – tua sorella è mia alunna – e quando mi hai detto che all’Università avevi scelto di studiare Storia dell’Arte, è stato spontaneo chiedertene la ragione. Mi hai risposto che la decisione di intraprendere questo corso di studi è stata come un colpo di fulmine all’esame di maturità, quando hai improvvisamente capito di aver imparato molto di più dall’arte che da un manuale di fisica.
Ma ovviamente le scelte vengono da lontano. Ciò che più ha segnato il tuo percorso formativo sono stati alcuni insegnanti che ti hanno aiutato a leggere dentro di te attraverso un percorso di crescita consapevole. Sei convinta che questa metodologia sia di grande aiuto agli studenti, perché tu stessa hai avuto modo di sperimentare quanto le collaborazioni attive siano formative e arricchiscano il bagaglio culturale. Ammiri quei professori che continuano a svolgere le loro lezioni con un fervore, una passione, un’inventiva e una tenacia invidiabili, nonostante tutto.
E poi hai parlato del progetto di Valerio Rocco Orlando, Quale educazione per Marte? (2011), al quale hai partecipato. Ricordo benissimo il tuo entusiasmo e il tuo desiderio di vivere intensamente qualcosa di mai vissuto prima, proprio perché si trattava di un giovane artista, di cui cercavi di capire la poetica attraverso l’osservazione del suo metodo di lavoro. La classe è riuscita a stabilire con lui un rapporto autentico: sentivate che il vostro interesse favoriva il processo creativo, rendendolo in tal modo necessario. Avevi quindici anni ed è ancora viva la gratificante sensazione che hai provato nell’assistere alla proiezione del video per l’inaugurazione della mostra. Eravate parte di quell’opera perché avevate partecipato alla sua realizzazione. Proponendovi questo progetto, intendevo darvi la possibilità di venire a contatto con una realtà creativa che vi avrebbe fatto riflettere.
È interessante quello che affermi a proposito del processo educativo: nei primi anni di formazione, il professore ha un ruolo di guida, ruolo che poi muta successivamente, quando la sua figura si trasforma in uno strumento necessario al conseguimento della maturità. Mi hai anche detto che per uno studente non c’è gioia più grande di incontrare un insegnante desideroso di trasmettere la sua passione gratuitamente per il puro amore della conoscenza.
Questa ricchezza, che non è misurabile, può essere recepita anche da quegli alunni che sembrano più refrattari o disinteressati, producendo risultati straordinari. Come? Attraverso la fiducia che a volte manca fra studenti e professori, e questo accade quando il professore avanza più pretese che proposte. Hai avuto modo di constatare nella tua carriera scolastica che lo stimolo creativo ha sempre prodotto molti più risultati della sanzione, con risultati tangibili e duraturi anche negli studenti apparentemente più disinteressati. Solo così si vengono a creare rapporti professionali ricchi di umanità, nutriti di simpatia e riconoscenza.
Maria Rosa Sossai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #23
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