Il design va a scuola
Stanchi della ripetitività della fiera? Desiderosi di uscire dai lacci della cultura aziendale? Per una ventata d’aria fresca, le accademie di design fanno al caso vostro: laboratorio sperimentale di idee impreviste, per ridefinire i trend di domani con curiosità e un po’ di inesperienza.
Anche quest’anno la design week rappresenta un’interessante banco di prova per giocare a individuare gli scenari del futuro. Lo fanno in particolar modo le scuole, che scendono in campo con lavori di tesi e progetti sperimentali. Con il loro mix di istinto e inesperienza, ingenuità e audacia, gli studenti sono dei formidabili apripista. Dove incontrare, allora, gli showcase universitari che appaiono più significativi?
Ancora una volta Zona Ventura si dimostra lo spazio privilegiato per conoscere i progetti delle grandi scuole internazionali. Ogni anno l’aumento delle candidature è significativo, e quest’anno sono ben ventiquattro le accademie provenienti da tutto il mondo. Segnali interessanti di un fare scuola contemporaneo arrivano come sempre dalla Design Academy di Eindhoven, che espone il progetto Eat Shit, concepito dal nuovo dipartimento Food non Food. In parte mostra, in parte laboratorio pubblico, Eat Shit indaga la cultura contemporanea del cibo affrontando un tema spesso associato a un tabù, ossia come questo viene espulso e gettato. Allo stesso tempo, però, l’analisi lascia il posto alla critica, e si trasforma in una denuncia del consumismo contemporaneo e della difficoltà di accesso al cibo per milioni di persone che muoiono ancora di fame.
All’insegna della sperimentazione anche i progetti racchiusi in Made in London, che mette in mostra la creatività dei diplomati dei tre college di Londra Camberwell, Chelsea e Wimbledon. Tra i lavori esposti, la seduta Randonneur, che emula le linee di una bicicletta da corsa, e le sculture di Esperanza Perkins, che disegna il suo mondo intimo dando vita a opere spirituali e inquiete. Redressing Activism del team di ricercatori TED vuole invece sensibilizzare ad applicazioni sostenibili nell’industria tessile. Interessante l’esperimento degli studenti della danese Aarhus School of Architecture, che hanno effettuato “biopsie architettoniche” su case dichiarate inagibili e mostrano i risultati di questo interessante progetto di recupero edilizio.
L’unione di un eccellente savoir faire artigianale sposato alle tecnologie più moderne è la cifra distintiva dei progetti degli studenti della prestigiosa scuola cantonale d’arte di Losanna, Ecal, che presenta tra gli altri Arts & Crafts & Design: Time according to ECAL & Swiss Craftsmen, in collaborazione con la manifattura di orologi Vacheron Constantin e lo studio Formafantasma, e installazioni interattive quali PhotoBooth, indagine su come il fenomeno dei selfie abbia cambiato la percezione di noi stessi.
Infine, guardiamo all’Italia. La Domus Academy sceglie la via dell’approfondimento attraverso il neonato Metaphysical Club, think tank ispirato all’arte della conversazione e ai salotti letterari che vuole mettere a servizio degli studenti nuovi concetti e nuove opportunità di dialogo con i professionisti internazionali nel campo del design, dell’arte e dell’architettura. Il direttore, Gianluigi Ricuperati, si augura che i propri studenti possano diventare presto protagonisti di densi romanzi di idee e, nei giorni del Salone, li accompagna verso questo traguardo attraverso le Reading Sessions, una serie di incontri con alcuni tra i maggiori esponenti della cultura del design – tra cui Carlo Ratti, Joseph Grima, Patricia Urquiola – nella cornice di Palazzo Clerici.
Giorgia Losio
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #24 – speciale design
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