Lettere da una prof. L’obiettivo a processo
La 23esima lettera di Maria Rosa Sossai è indirizzata a Pietro Gaglianò, critico e studioso di linguaggi contemporanei.
Caro Pietro,
ci siamo incontrati una sola volta a Roma, in occasione di una tavola rotonda sul tema “collezionare tempo e spazio” e mi hanno interessato i racconti sulla tua attività di docente di performance a Firenze.
Il tuo contatto con gli studenti mi è apparso vivo e dialettico, perché ha a che fare con la difficoltà di oggettivare qualcosa di così processuale come la performance. Il tuo metodo prende spunto dalla deriva psicogeografica collettiva di Guy Debord, per portare nel modo più diretto gli studenti a vivere in profondità un attraversamento che abbia come obiettivo se stessi, aiutandoli ad abbandonare l’ossessione per la formalizzazione e per la finalizzazione, male tipico del nostro sistema educativo. Spostando il focus dall’esito al processo, l’ascolto si trasforma in una relazione dinamica e interlocutoria con lo spazio e con le persone intorno.
Lo studio per molti anni della danza contemporanea ti ha insegnato a far passare la conoscenza attraverso il corpo. Ecco perché ogni lezione è preceduta da un lungo riscaldamento che rende gli studenti concentrati e reattivi, ma soprattutto chiama in gioco la loro capacità di vedersi e vedere il proprio corpo organicamente in relazione con il sistema di energie in cui agiscono. E infine la sintesi riconduce gli studenti alla necessità di elaborare una forma e un linguaggio, dopo essere stati portati lontani dall’attenzione per l’esito.
Il tuo metodo pedagogico è stato inoltre arricchito da una lunga esperienza in progetti europei di peer coaching e di altre possibilità di condivisione di uno spazio del pensiero in cui la gestione verticale e gerarchica viene sostituita da un confronto orizzontale e alla pari. Questa esperienza è stata per te formativa, aiutandoti a svolgere meglio l’attività curatoriale.
Credo che la frase “Doing is Knowing” di Allan Kaprow riassuma ogni capacità pedagogica capace di condurre all’unità mente e corpo, azione e pensiero.
Maria Rosa Sossai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #24
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