Il potere della mente. La lettera di Maria Rosa Sossai
La lettera numero 27 è indirizzata a un’amica con la quale l’autrice ha un rapporto epistolare dal 2013. Questa è la prima lettera, un esempio di esercizio creativo sul potere della mente.
Cara amica,
inizio il nostro epistolario proponendoti come argomento un confronto sul potere che la mente riesce a esercitare sulle nostre azioni e sui nostri pensieri. Me ne accorgo ogniqualvolta la mente si rifugia nel passato o si proietta nel futuro, rifiutandosi di stare nel presente, lì dove mi trovo in quel momento.
Tra le tante definizioni delle attività svolte dalla mente, ce n’è una creativa e liberatoria di cui ti voglio parlare, espressa nel libro Ask salad amass uranium di Raimundas Malasauskas, dove la mente è definita uno spazio dentro il quale le idee sono create e ospitate. E sino a qui potresti obiettare che non vi è nulla di insolito. Lo è però lo sviluppo di questa premessa, quando subito dopo l’autore afferma che le idee possono liberamente identificarsi con soggetti appartenenti a tutte le categorie dell’animato e dell’inanimato: persone, piante, tartarughe, servizi. Questa “estensione identificativa” della mente e delle idee permette la loro comprensione a tutti i livelli, conscio e inconscio. E cosa accade quando le voci si alternano e i registri linguistici si trasformano in voci narranti?
Non so se concordi con me che il “tu” permette di costruire una trama narrativa anche se è continuamente interrotta dallo scambio con un “io”. D’altronde è forse per questo che nei secoli sono stati scritti innumerevoli epistolari. L’avventura della parola si costruisce attraverso il paradosso di una mente attraversata da detriti, macerie del passato, mischiate al nuovo che avanza, in un alternarsi provocatorio e imprevedibile di registri argomentativi, narrativi, cinematografici, descrittivi, teatrali.
“I significati presero il posto della foglia o piuttosto entrambi cambiavano costantemente di posto […] per essere trasformati in personaggi e protagonisti di qualcosa”, scrive Malausaskas. Questo suo fantastico sommovimento tellurico che scuote l’ordine delle cose del mondo animato e inanimato mi sembra crei non solo un nuovo stile di scrittura, ma anche una diversa ermeneutica che diventa uno stile pedagogico quando reclama il diritto di tutti a essere sedotti dal meccanismo della fantasia, così come accade nei giochi infantili, in cui il massimo divertimento consiste nell’animare l’inanimato per potere compiere quei miracoli preclusi agli adulti.
In Conversation: Francesco Manacorda & Raimundas Malašauskas from Liverpool Biennial on Vimeo.
Sulla scia di questi esercizi di libera creatività si può allora immaginare di mettere in scena un libro, immaginando la continua trasformazione di qualcosa in qualcos’altro. Ecco un esempio: “Do you feel more comfortable being a story, or an object? Or a thought? An idea?”. La riflessione mentale può diventare un processo che, al posto delle parole, sceglie la metamorfosi: sarebbe un passo in avanti verso la liberazione dal pensiero cartesiano e il superamento della scissione occidentale tra corpo e mente. Proviamo a immaginare che tutti i mondi possibili esistano davvero e che lo spazio e il tempo prima limitati si amplifichino sino a coincidere con la tensione verso l’infinito e il trascendente.
Maria Rosa Sossai
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30
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