Uovo Kids. Un report dai piccoli protagonisti
2, 4, 7 anni. È l’età dei tre piccoli reporter che abbiamo messo al lavoro per farci raccontare cos’è stata l’edizione 2016 di Uovo Kids, che si è tenuta il mese scorso al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.
UN FESTIVAL TOP IN UN MUSEO TOP
È arduo nutrire dei dubbi: il miglior festival italiano (ma siamo sicuri? Solo italiano?) dedicato alle attività creative dei più piccoli è a Milano e si chiama Uovo kids. Il migliore per organizzazione, creatività, livello, ampiezza dell’offerta.
L’edizione 2016 si è tenuta a fine ottobre, come ormai di consueto al Museo della Scienza e della Tecnologia, invadendo felicemente tutti gli spazi di un’istituzione che, al pari del festival, è un’indiscussa eccellenza nel proprio settore.
Il test che abbiamo fatto quest’anno è semplice. Ci siamo andati, ma guidati da tre bambini (i figli di chi scrive, per la cronaca) rispettivamente di quasi due anni, quattro anni e mezzo e quasi otto. Ecco com’è andata.
COLORI DA MANGIARE
Il pressoché duenne Tito ha cominciato con Soup Opera di Paola Buzzini, in un laboratorio di arte edibile che coniugava la sperimentazione di colori e sapori senza mediazione. Nel senso che i colori erano quelli derivanti direttamente da barbabietola e fragola, cacao e zucca, mora e tè verde… Un laboratorio esperienziale per imparare i gusti attraverso i colori, o viceversa.
Lo svolgimento era semplice quanto efficace: c’erano dei contenitori con i colori derivanti dai cibi, sui quali però non era indicato quale fosse il cibo contenuto. Con dei pennelli si coloravano i pezzi di focaccia, e poi… si passava all’assaggio. Osservare i diversi comportamenti è stata l’esperienza più divertente da parte degli accompagnatori adulti. Nel nostro caso, l’interesse artistico-cromatico è stato presto surclassato da quello gastronomico; in altre parole, un’abbuffata. (Per evidenti ragioni, non abbiamo chiesto commenti verbali al diretto interessato.)
HANDMADE MUSIC
Intanto, nell’auditorium, Marta era in compagnia di Shawn James Seymour dei Lullatone. Obiettivo: fabbricare strumenti musicali a partire da oggetti del quotidiano, preferibilmente riciclati. E se pensate alle solite maracas, avete sbagliato indirizzo.
“Abbiamo creato degli strumenti musicali. Ma veri eh, che suonano! Ora ti faccio vedere”, racconta la quattrenne. “Io ho fatto una nacchera e un tamburo. La nacchera con un pezzo di carta, dei pezzi di cannucce, dei soldi e dello scotch. Ho usato le forbici, lo scotch e… basta. Il tamburo l’ho fatto con dei minipezzetti di cannuccia, delle palline, un bicchiere, un palloncino rotto e poi… bon”. Taglia incolla piega incastra, e poi? “Aspetta, ti devo dire una cosa: per crearli mi hanno spiegato come fare, altrimenti come facevo?!”. D’accordo. “Poi questi strumenti li abbiamo suonati per davvero: uno per volta, poi tutti insieme, poi metà suonavano e metà no. E suonare tutti insieme è stato bellissimo!”.
IL SOTTOMARINO 506
Cambio location: siamo nel mitico Padiglione Aeronavale. Bianca è qui perché ha scelto il laboratorio con Canicola, il gruppo bolognese che ha contribuito a far svoltare la scena italiana nel campo dell’illustrazione, del fumetto, della grafica narrativa.
“All’inizio ci hanno parlato dei sommergibili e del mondo marino. Poi ci hanno fatto vedere due pezzi di carta colorata di due blu diversi: lì dovevamo disegnare con dei colori fosforescenti i pesci, i polpi e tutto quello che vedevamo dal nostro sommergibile immaginario. Un pezzo di scotch univa i due fogli colorati: togliendo lo scotch, si aprivano e potevamo disegnare il nostro sommergibile. In due altri fogli attaccati avevamo da un lato i personaggi e dall’altro abbiamo disegnato la storia del nostro sommergibile con i personaggi”.
Quale storia, nella fattispecie? “C’era una volta il sommergibile Tito che si era intrappolato nelle mani di una piovra gigante, che era arrabbiatissima. Il capitano che guidava Tito disse: ‘Scappiamo!’. Un marinaio si accorse che c’era una porta di emergenza: uscì, nuotò e chiamò gli altri: ‘Venite con me!’. Poi tutti insieme andarono a pizzicare la piovra gigante che disse: ‘Ahi!’. Allora la piovra mollò Tito e tutti rientrarono nel sommergibile. Il capitano disse: ‘Adesso possiamo proseguire il nostro viaggio marino’”. La Poetica di Aristotele in sei righe scarse e un futuro nel comparto Bignami.
KIDS SYNTH LAB
La riunione di famiglia si fa grazie a Gadi Sassoon, compositore di musica elettronica. Il racconto è quello della primogenita, chissà perché coniugato al passato remoto: “C’era un signore con la barba lunga che disse: ‘Oggi imparerete a usare dei giochi strani’. Ci divise in due gruppi e ci fece vedere gli oggetti strani. Su un tablet c’era un robot su un palco. Toccandolo e muovendo il dito sullo schermo, lui cantava. Su un telefono, invece, dicevi una parola tipo ‘bresaola’ e l’app ripeteva la parola tante volte, come se fosse una musica che cambiava intonazione. Poi c’era un quadrato nero pieno di tasti da girare e una tastiera come un pianoforte, ma senza tasti. Schiacciandoli controllavi il ritmo. Con altri tasti invece sceglievi la musica. Col dito, muovendolo, cambiavi invece il volume”.
Morale della favola? “Il signore con la barba ci ha chiesto: ‘Cosa avete veramente imparato oggi?’. Io ho detto che avevamo imparato i suoni e il ritmo”. E vi pare poco?
Marco Enrico Giacomelli
feat. Bianca Alice, Marta Andrea, Tito Enrico
Si ringrazia Matteo Torterolo per la pazienza, la cortesia, la disponibilità… in una parola: la professionalità
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