Lettere da un collettivo. Il Liceo Caravaggio di Milano e la scholé
La lettera numero 32 è indirizzata agli studenti e alle studentesse di prime e quinte classi del Liceo Artistico Caravaggio di Milano, con i quali il collettivo, nell’ambito di Educational Art, ha realizzato il workshop La felicità che viene.
Che forma può assumere uno spazio? Com’è caratterizzato uno spazio creativo? Cos’è per voi la felicità? Queste sono le domande che, fin da subito, vi abbiamo posto al nostro arrivo a scuola.
La trasformazione dell’aula mostre in un luogo domestico e confortevole è stato il punto di partenza e il modo per distaccarsi dagli automatismi dell’ambiente scolastico. Utilizzando tappeti, stuoie, coperte e cuscini portati dagli alunni e dai professori, la sala ha preso a poco a poco vita, in modo spontaneo, diventando il luogo dove sperimentare, in modo antigerarchico e libero, meccanismi virtuosi di riconoscimento delle potenzialità creative dei partecipanti, le sole in grado di produrre felicità. Più che uno spazio fisico, quello che abbiamo visto nascere sotto i nostri occhi è stato uno spazio relazionale, di creatività, di possibilità e di desiderio, posto all’interno della scuola ma, allo stesso tempo, svincolato dalle sue regole e accolto da voi studenti come un’estensione delle vostre stanze.
Durante i tre giorni del laboratorio abbiamo costruito una scuola diversa, traendo ispirazione dalla scholé della Grecia antica, in cui il tempo libero era dedicato alle cose amate e desiderate, tra cui lo studio, inteso come passione e amore per il sapere.
“Più che uno spazio fisico, quello che abbiamo visto nascere sotto i nostri occhi è stato uno spazio relazionale, di creatività, di possibilità e di desiderio, posto all’interno della scuola ma, allo stesso tempo, svincolato dalle sue regole”.
I libri della collezione del CRAC –Centro Ricerca Arte Contemporanea di Cremona, sfrattati dalla loro sede originaria, hanno trovato una nuova collocazione nell’aula che ci ospitava e, passando di mano in mano, sono stati sfogliati durante le pause, mentre eravamo seduti o distesi sui cuscini, fra le tende a baldacchino che coloravano e scandivano gli spazi, entrando a far parte del quotidiano.
Lo stesso bisogno di prendersi cura gli uni degli altri e del bene comune ci ha portati fuori dalla scuola per esplorare via Padova, la strada dove sorge il liceo. Qui abbiamo incontrato e conosciuto le associazioni che lavorano con assiduità e impegno sul territorio: Via Padova Viva, la Casa della Cultura Musulmana di via Padova, gli Amici del Parco Trotter, Baricentro Mosso e gli Orti di via Padova. Ciascuna di queste realtà è stata simbolicamente collegata alla scuola tramite il dispositivo The Pumpkin, un nastro segnaletico bianco e rosso comunemente usato per delimitare le aree in costruzione o di lavoro, che è diventato invece uno strumento di inclusione e connessione.
Nelle settimane seguenti avete continuato a prendervi cura dello spazio, chiedendo anche ai docenti di svolgere lì le lezioni, senza tavoli e sedie, in modo che ognuno potesse trovare il proprio ritmo.
‒ ALAgroup
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #37
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