Quando la scuola va a teatro
La scena è quella di Serra San Quirico. Dove, per il 35esimo anno di seguito, è andata in scena la “Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola”. Ci siamo stati questa primavera e ora è tempo di qualche riflessione.
Tra le isole felici dell’educazione, la Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola di Serra San Quirico, giunta alla 35esima edizione, rappresenta un momento di vivo confronto didattico, un prato luminoso che si nutre dei migliori – e più attuali – strumenti pedagogici per disegnare attività laboratoriali, puntare sul fare teatro con la scuola e nella scuola, ritagliare un momento di riflessione sui prodotti e sui processi “teatroeducativi”.
La magia si ripete da tempo nel periodo che cavalca la tarda primavera e l’estate con eventi che non solo trasformano lo spettacolo teatrale in una grande festa condivisa – nel 2015 Le Stanze Segrete di S. è stata una esperienza sensoriale che, partendo da storie e leggende dei luoghi, ha immerso il pubblico in un ambiente denso di immagini, suoni, odori e luci – ma anche in un contenitore di momenti esclusivi, di appuntamenti che trasformano le arti in “antidoto alla dispersione scolastica”.
SEGNI E DISEGNI
Con il convegno Segni e disegni, organizzato nell’aprile 2002 (gli atti sono stati pubblicati con un po’ di ritardo, nel 2005, come secondo volume della collana Quaderni di Teatro Educazione), Loredana Perissinotto, presidente dell’Agita – associazione che promuove la cultura teatrale-artistica nella scuola e nel sociale –, ha aperto i lavori mettendo in evidenza i punti cardinali che animano gli incantesimi di Serra San Quirico, dove pedagogia e andragogia, confronto tra studenti e dialogo tra docenti di ogni ordine e grado, mirano a ottimizzare le sorti della scuola e della libertà individuale. “L’insegnante per classi o gruppi di allievi non è più una necessità economica”, avvisa Perissinotto, “ma piuttosto una necessità sociale, oltre che didattica. Lo scambio di notizie e di osservazioni, il controllo dei dati, il sistema delle interrogazioni collettive e individuali a un tempo, la possibilità di un aiuto reciproco per la correzione degli errori sono tutti fattori che mettono l’alunno in condizioni di ricercare la cultura mediante il lavoro, di rendersi conto di ciò che impara e nello stesso tempo di seguire ciò che viene detto e fatto dai compagni di classe e di verificare i diversi modi con i quali una cognizione può essere acquisita. Infatti”, prosegue Perissinotto, “egli da una parte conquista per conto suo il sapere, ma contemporaneamente assiste al lavoro mentale dei compagni, ne verifica la validità e gli errori, si fa alunno e maestro spostando l’asse visuale del suo obiettivo conoscitivo” su una responsabilità attiva, su una formazione viva, operante nell’educazione e nell’insegnamento, come costruttore della propria vita, come conquistatore e scopritore del proprio sapere.
In questo ambiente è anche il docente a cambiare il proprio angolo visuale, poiché la sua formazione personale è condivisa, appunto, con i colleghi: e questo contribuisce al miglioramento del singolo mediante il colloquio, il confronto diretto.
IL TEATRO OLTRE LA SCUOLA
Accanto al discorso denominato “teatro nella scuola” (con eventi che nascono appunto nell’ambito delle attività scolastiche e che trovano poi apertura verso l’esterno), gli spettacoli prodotti durante i laboratori extrascolastici – che perseguono finalità di teatro educazione chiamata Teatro oltre la scuola – rappresentano un modo di pensare il teatro come luogo privilegiato dell’aggregazione, dello stare e fare insieme qualcosa di utile per la comunità. È in questa estensione verso l’esterno, al di là delle pareti della scuola, delle classi e classificazioni, delle interrogazioni e delle punizioni, che nascono alcuni appuntamenti polimorfi dedicati alla storia, all’ambiente naturale (“Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà”, ha avvertito in tempi non sospetti Bernardo di Chiaravalle, 1090-1153), a quello sotterraneo delle Grotte di Frasassi, alla cultura, ai sapori, all’arte, all’ecologia. Ecomuseo del paesaggio, ad esempio, è stato il contenitore mediante il quale Daniele Catalli ha avviato Dream Circus (2015), un lavoro itinerante di arte pubblica, “una carovana che si muove di paese in paese per raccogliere sogni e racconti restituendoli in immagini e disegni”.
Terra fertile della pedagogia, le Marche ospitano anche la Stagione Teatro Ragazzi (organizzata dal Teatro Pergolesi Spontini di Jesi e giunta alla 33esima edizione) e, tra le varie declinazioni di una didattica che fa i conti con le esigenze del presente, il progetto SPACE. SPAzi Creativi contEmporanei che, ad Ascoli Piceno, offre borse di studio e “opportunità formativa professionalizzante nel management culturale”, puntando sull’educazione all’arte facendo attivamente arte.
– Antonello Tolve
http://atgtp.it/event/rassegna-nazionale-teatro-della-scuola-2017/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #36
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