Future is design. Alla scoperta di ISIA
Un itinerario alla scoperta dell'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, meglio noto con l’acronimo ISIA. Un’istituzione dedicata al disegno industriale presente a Roma, Firenze, Faenza e Urbino. Un’eccellenza, poco conosciuta, presente sul nostro territorio fin dal 1922.
Insieme alla moda e al cibo, non c’è elemento che rappresenti il made in Italy meglio del design. È una storia che attraversa tutto il XX secolo e che porta alla formazione di un sistema di competenze unico al mondo, che nasce dall’unione tra i grandi maestri come Castiglioni, Magistretti, Albini, Scarpa, Zanuso, tanto per citarne alcuni, un sistema diffuso di artigiani di eccellenza, imprenditori fortemente orientati alla ricerca nel settore del prodotto, alcune riviste, università come il Politecnico di Milano e scuole dedicate alla formazione di figure professionali nel settore dell’artigianato e delle arti applicate.
In questo universo vario e complesso, la costruzione del sapere acquisisce un ruolo sempre più centrale. Sì, perché se il design è un elemento identitario del nostro Paese, la formazione è sempre di più un punto nodale nel complesso sistema contemporaneo dell’arte e del design.
LE ORIGINI DELL’ISIA
L’Italia è tra i primi Paesi al mondo a dotarsi di una scuola dedicata al disegno industriale per la formazione di figure professionali nel settore dell’artigianato e delle arti applicate. Nel 1922 il Ministero della Pubblica Istruzione istituisce a Monza l’Università delle Arti decorative, inizialmente gestita dalla Società Umanitaria, istituto filantropico milanese impegnato nel campo della cultura e del sociale e poi, dal 1927, da un Consorzio formato dai comuni di Milano, di Monza e della Società Umanitaria. A partire dal 1926 si abbandona la dicitura di Università e si adotta il titolo di ISIA – Istituto Superiore per le Industrie Artistiche. I corsi continuano fino al 1943, anno in cui si interrompono a causa della guerra.
L’EVOLUZIONE MODERNA
L’esperienza dell’ISIA, bruscamente terminata con la Seconda Guerra Mondiale, torna alla ribalta negli Anni Settanta con l’istituzione dell’ISIA di Roma, oggi ISIA Roma Design, fondato da Giulio Carlo Argan nel 1973 sul modello delle grandi scuole di progettazione europee. Il riferimento è chiaramente il Bauhaus, la scuola di architettura, arte e design che operò in varie città della Germania dal 1919 al 1933, ma anche la Hochschule für Gestaltung, mitica scuola superiore per la progettazione aperta dal 1955 al 1968 nella città tedesca di Uhm, da cui eredita l’impianto metodologico e l’impostazione creativa.
Dopo Roma vengono istituiti gli ISIA di Urbino (1974), Firenze (1975) e Faenza (1980). Un esordio all’insegna della tradizione e della linea tracciata dai maestri del design italiano, per poi aprirsi negli Anni Novanta ai nuovi materiali, allargando i propri confini alle diverse tipologie del progetto: dalla Comunicazione al Visual design, dal Design del prodotto al Packaging. Nel 1999 agli ISIA è stato riconosciuto ufficialmente lo status di università e sono stati inseriti fra le istituzioni dell’Alta formazione del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, affiancati ai Conservatori e alle Accademie di Belle Arti.
L’ISIA OGGI
Quattro Istituti autonomi, quattro esperienze didattiche differenti nel campo del design, quella degli ISIA è tra le esperienze più interessanti del panorama della formazione in Italia. Istituzione molto nota fra gli addetti ai lavori ma poco conosciuta al grande pubblico, forse anche a causa del pullulare di corsi di design nelle Accademie pubbliche e di scuole di design private, l’ISIA ha saputo nel tempo tenere fede alla sua vocazione di luogo speciale di produzione di professioni artistiche, prolungamento ideale della bottega rinascimentale che univa la creatività all’organizzazione del lavoro.
Interdisciplinarità, sperimentazione e ricerca sono le caratteristiche primarie degli ISIA, che propongono un’offerta formativa articolata sul sistema universitario 3+2, che permette di conseguire titoli di Diploma Accademico di primo e secondo livello. Una struttura didattica che negli ultimi quarant’anni ha segnato in maniera netta la cultura del progetto in Italia. “Il punto di forza degli ISIA”, sostiene Marinella Paderni, direttore dell’ISIA di Faenza, “è nella rigida selezione all’ingresso, nel corpo docente costituito da professionisti riconosciuti del settore, nel forte legame con le realtà produttive del territorio, ma anche con le istituzioni internazionali grazie al progetto Erasmus. A Faenza, ad esempio, sono ammessi ai corsi al massimo trenta studenti l’anno, che hanno a disposizione sei laboratori didattici e due laboratori informatici. Da quest’anno stiamo offrendo, tramite un sistema di tutoraggio, la possibilità agli studenti di utilizzare i laboratori anche al di fuori degli orari didattici o nel weekend. Questo tipo di formazione, estremamente selettiva e ben radicata nella realtà professionale, permette di avere un numero molto alto di occupati, che sfiora l’85% nel primo anno post Diploma Accademico di secondo livello”.
LA SFIDA DEL FUTURO
“La formazione del designer è la sfida centrale del made in Italy”, scrive Nando Dalla Chiesa, ex presidente dell’ISIA di Urbino, nella prefazione del libro di Anty Pansera, La formazione del designer in Italia, riconoscendo un ruolo nodale all’elemento didattico e al momento formativo. Né accademie né politecnici, gli ISIA hanno la loro specificità nell’offerta formativa e nel rapporto con il territorio e con le aziende.
“Stiamo lavorando da tempo sul rapporto tra design e complessità del contemporaneo”, rivela Massimiliano Datti, direttore dell’ISIA di Roma. “In particolare, stiamo indagando il ruolo che il design può giocare nell’ambito dell’industria 4.0, che si configura come una vera e propria rivoluzione, e in relazione alla Digital Culture Heritage, che rappresenta una grande sfida per il futuro, non solo nei termini di digitalizzazione del patrimonio culturale, ma in una visione sistemica d’insieme più ampia”.
Se l’ISIA capitolino punta sulla rivoluzione tecnologica, l’ISIA di Firenze si muove nel campo della ricerca scientifica in collaborazione con le università. “Negli ultimi anni abbiamo lavorato alla costruzione di una rete di collaborazioni con importanti istituzioni universitarie”, racconta il direttore Giuseppe Furlanis, “come la SISSA – Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, istituti all’avanguardia nella ricerca scientifica, in perfetta linea con la trasformazione della visione della produzione industriale: non più prodotto di una singola persona, ma sempre più frutto di attitudini differenti”.
IL PREMIO NAZIONALE DELLE ARTI
L’ISIA di Faenza ospita per il primo anno la 12esima edizione del Premio Nazionale delle Arti 2017 – Sezione design. Un’edizione, curata da Giovanna Cassese e Marinella Paderni, completamente rinnovata a partire già dal titolo, Future is Design, che indica la linea di una progettualità completamente rivolta a raccogliere le nuove sfide. “Abbiamo apportato delle profonde modifiche al Premio”, ci dice Marinella Paderni, direttore dell’ISIA di Faenza, “che di solito è rivolto solo alle istituzioni AFAM – Alta Formazione Artistica, Musicale e coreutica, ma quest’anno è accessibile anche ai privati e alle istituzioni straniere. Questo ha generato un’attenzione straordinaria intorno al Premio Nazionale delle Arti 2017, che coinvolge 37 istituzioni, di cui 7 straniere, e 105 progetti”.
Gli organizzatori del Premio hanno voluto costruire un dialogo trasversale con università e istituzioni AFAM, puntando proprio sulla formazione come collante. L’invito al concorso è stato indirizzato a ISIA, Università, Accademie e Scuole di Design italiane ed europee, e per la prima volta vede il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del MiBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, oltre agli enti locali e alle associazioni di categoria. Il Premio ‒ che si svolge fino al 15 ottobre e che oggi, 27 settembre, viene presentato a Bologna, presso la Sala Borsa, nella cornice della Design Week ‒ si avvale di una giuria nominata dal MIUR: Anty Pansera, ex presidente dell’ISIA di Faenza e storica del design; Luisa Collina, preside della Scuola di Design del Politecnico di Milano; Beppe Finessi, direttore responsabile della rivista Inventario; l’industrial designer Giulio Iacchetti e Massimiliano Tonelli, direttore editoriale di Artribune. Alla giura il compito di individuare i sei progetti più meritevoli, tre per la sezione Design del Prodotto e tre per la sezione Design della Comunicazione, che saranno ufficialmente premiati con una borsa di studio conferita dalla Fondazione Plart di Napoli, due design residency offerte dalla Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio Faenza, due borse di studio da parte dell’A.i.C.C. – Associazione italiana Città della Ceramica, una borsa di studio offerta dall’azienda Zini di Imola e due workshop presso il Kerning, il festival del design della comunicazione a Faenza nel giugno 2018.
“I progetti selezionati dalla giuria”, puntualizza Giovanna Cassese, presidente dell’ISIA di Faenza, “saranno esposti all’interno degli spazi recentemente restaurati, che costituiranno gli ambienti in cui sarà allestita la prima biblioteca del design dell’Emilia Romagna”.
LA MOSTRA
Strettamente legata al Premio Nazionale delle Arti 2017 è la mostra Builders of Tomorrow – Immaginare il futuro tra design e arte, allestita al MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza fino al 25 ottobre.
La mostra, a cura di Giovanna Cassese e Marinella Paderni, rispettivamente presidente e direttore dell’ISIA di Faenza, che hanno co-curato anche il Premio Nazionale delle Arti 2017, e con il contributo di un comitato scientifico composto da Claudia Casali, Stefano Casciani, Daniela Lotta e Irene Biolchini, è incentrata sulla contaminazione tra arte e design.
“La storiografia tende a separare le arti”, ci dice Giovanna Cassese, “ma esiste da sempre uno slittamento tra i saperi. Il design guarda da sempre all’arte contemporanea e l’arte al design, ed è importante e prezioso questo dialogo, perché sono gli artisti e i designer che costruiscono il futuro”.
Il percorso espositivo presenta i lavori di 62 tra i più conosciuti artisti e designer contemporanei: da Vito Acconci a Michelangelo Pistoletto, da Tony Cragg a Enzo Cucchi, da Luigi Ontani a Ettore Sottsass e Patricia Urquiola, ma anche i più giovani Formafantasma, Paolo Gonzato, Sissi e Francesco Simeti. Una pluralità di visioni che evidenziano sconfinamenti, contaminazioni, influenze reciproche.
“Mi batto da sempre per il dialogo fra le istituzioni”, conclude la Cassese, “che è fondamentale per creare una connessione tra formazione artistica e mondo del lavoro. Altrimenti rischiano di restare entità separate. Per questo, come curatori sia del premio che della mostra, abbiamo voluto fortemente coinvolgere tutte le istituzioni culturali presenti sul territorio, a partire proprio dal MIC di Faenza. L’auspicio è che formazione, ricerca, produzione, esposizione e valorizzazione delle arti non siano più vissute come entità separate, ma siano finalmente interconnesse”.
‒ Mariacristina Ferraioli
www.isia.it
http://afam.miur.it
http://micfaenza.org
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #39
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