Museo e pubblico. L’esempio della Fondazione Querini Stampalia di Venezia
Maria Chiara Ciaccheri, Anna Chiara Cimoli e Nicole Moolhuijsen approfondiscono il delicato e attualissimo tema del dialogo fra musei e pubblico. Prendendo come esempio strategico il corso “Museo: ripensare il coinvolgimento dei pubblici”, ospitato fra poche settimane dalla Fondazione Querini Stampalia di Venezia.
Molte volte i professionisti museali che, come noi, lavorano come consulenti per diverse istituzioni, si devono confrontare con le resistenze di direttori, conservatori, curatori che vivono il pubblico come un nemico: o perché massa indistinta che si riversa al museo solo quando lo decide (perché è la prima domenica del mese, perché piove, perché lì di fianco c’è un festival), oppure perché pulviscolo di individui di cui non si conosce la fisionomia, dal momento che mancano il tempo, i fondi, forse la “cultura” per studiarli, per valutare l’impatto del museo sulle loro vite e abitudini. “Museums change lives”, recita lo slogan della Museum Association britannica. Ma come misuriamo questo cambiamento?
Recentemente una laureanda in storia dell’arte, che lavora anche come custode museale, ci chiedeva aiuto per scrivere una tesi sul suo lavoro di osservazione in museo: tesi che sarebbe preziosa per l’istituzione, assai utile per gli operatori, ma del tutto irrilevante per la facoltà in cui ha studiato, tanto da non trovare alcun relatore disponibile.
SPAZIO ALLA MUSEOLOGIA
Formarsi in museologia, in Italia, ancora oggi, resta infatti abbastanza difficile: noi tre ci siamo formate in Italia ma abbiamo poi proseguito gli studi all’estero (a Parigi, Leicester, Amsterdam, New York) non certo per amore dell’esotico ma per cercare quello che ci sembrava il meglio in quel momento, con un investimento personale importante, anche se di certo impegnativo, che ha richiesto curiosità, capacità di gestire il cambiamento di lingue e linguaggi, di sguardi e prospettive. Abbiamo potuto incrociare stili e riflessioni, linee di ricerca e attribuzioni di significati; abbiamo osservato, di volta in volta, chi prende parte alle riunioni decisionali e chi no; se esiste o meno, e che grado di indipendenza ha, il dipartimento educativo; in che modo viene strutturata la comunicazione all’interno dello staff; come si conducono gli studi sul pubblico. Abbiamo visto, in Italia come all’estero, eccellenze e fragilità, intuizioni felici e assetti instabili. Di certo ci si è rafforzata la convinzione che la museologia è una disciplina aperta e porosa ma con una sua specificità assoluta, che va difesa e fatta crescere.
Serve moltiplicare gli sguardi e gli approcci, ampliare il ventaglio delle domande da porsi con apertura e inquietudine (una fonte inesauribile è il blog museumquestions), capire come dedicare risorse alla valutazione degli impatti, chiarirsi le idee sul possibile ruolo sociale del museo, tessere reti con professionisti dalle diverse competenze, sperimentare metodi di mediazione.
Proviamo dunque ad accompagnare il farsi di questa disciplina e ad aiutare una sua maggiore rilevanza anche a livello dei curricula universitari, con corsi brevi, svolti sempre dentro o in stretta relazione con uno o più musei, proprio per garantire l’andirivieni fra momenti teorici e laboratoriali.
IL MODELLO QUERINI STAMPALIA
La Fondazione Querini Stampalia di Venezia, per la sua storia antica e recente, la doppia natura di biblioteca e museo, l’apertura al contemporaneo, si interroga su questi temi con grande apertura. Da qui è iniziata una riflessione sperimentale, in rete con altre istituzioni piccole e grandi, punteggiata da momenti di formazione. La prima edizione di un corso per operatori e professionisti si è svolta nel 2017 con la collaborazione della libreria indipendente Spazio B**K nell’ambito del progetto Senza titolo, con un accento sull’accessibilità e l’interpretazione. Forti dell’interesse suscitato, avuto, e con l’arricchimento dell’esperienza formativa di ABCittà, nel 2018 la Fondazione dedica ora quattro giornate al tema dei visitatori per comprenderne le modalità di conoscenza, coinvolgimento e sviluppo.
Il corso Museo: ripensare il coinvolgimento dei pubblici è un’occasione di ricerca e riflessione per il personale della Fondazione, ma, più ampiamente, a cerchi concentrici, per la città, il territorio e chiunque senta il bisogno di integrare la propria professionalità.
Nasce come momento in cui interrogarsi su come conoscere i visitatori dei musei, come progettare strategie di coinvolgimento per includere diversi pubblici, come allargare lo sguardo e valutare meglio il proprio impatto. Il primo modulo (7-8 giugno) mira ad approfondire le modalità degli studi sui visitatori partendo da una riflessione internazionale e critica sul ruolo del museo e l’inclusione sociale. Il secondo (11-12 ottobre) interroga il concetto di mediazione in rapporto al suo perimetro metodologico, le professionalità coinvolte e i possibili impatti.
Il corso è organizzato da Fondazione Querini Stampalia in collaborazione con ABCittà, We Exhibit, Università Ca’ Foscari di Venezia (Dipartimento di Management e mac.lab) e ICOM Italia ‒ Coordinamento regionale Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto-Adige e Veneto.
La proposta si colloca nell’ambito di uno sviluppo progettuale che vede l’accessibilità e il coinvolgimento dei pubblici giocare un ruolo trasversale e strategico.
Nell’anno della mostra dedicata a Bellini e Mantegna, prossima all’apertura di nuove aree espositive entro la fine del 2018, la Querini si presenta come un laboratorio di idee e sperimentazioni. Sarà quindi teatro per il confronto fra visioni ed esperienze diverse, proponendo un processo aperto e dialogico di reinterpretazione delle sue collezioni e dei suoi spazi.
‒ Maria Chiara Ciaccheri, Anna Chiara Cimoli e Nicole Moolhuijsen
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