Didattica e musei. La Galleria Nazionale di Roma
Prosegue la nostra indagine sui dipartimenti didattici dei musei italiani. Stavolta lo sguardo è rivolto alla Galleria Nazionale di Roma.
Se c’è un museo che Italia ha letteralmente cambiato pelle, è La Galleria Nazionale di Roma. Quale ruolo ha giocato il Dipartimento Servizi Educativi? Lo abbiamo chiesto a Giovanna Cotroneo, museologa esperta di progettazione culturale, e Miriam Mandosi, storica dell’arte esperta di pedagogia del patrimonio.
La Galleria Nazionale, con la nuova direzione di Cristiana Collu e il successivo riallestimento della collezione permanente, è sempre sotto i riflettori della museologia italiana. Quanto questa “rivoluzione” ha influenzato il dipartimento educativo? Quale il vostro rapporto con la direzione?
La nuova riorganizzazione della Galleria Nazionale, frutto di un lungo lavoro sulle collezioni e sull’edificio, ha profondamente cambiato il rapporto tra il museo e il pubblico. Il nuovo allestimento chiede ai visitatori di farsi guidare dalle emozioni, di giocare con i propri saperi e di vivere liberamente l’esperienza di visita. Tale cambiamento ha inevitabilmente riguardato il dipartimento educativo. La mediazione passa infatti attraverso la capacità di innovare i modi in cui il museo viene percepito e vissuto, mediante un’offerta di esperienze di qualità capaci di generare domande, emozioni, riflessioni e conoscenza. L’apertura a professionisti esterni, a nuove idee e progettualità sono tra i punti di forza della direzione di Cristiana Collu. All’interno di una visione comune, le nostre proposte e sperimentazioni hanno trovato terreno fertile, consentendoci di creare un rapporto di stima e di fiducia con la direttrice e con il personale della Galleria.
In una mia recente visita ho potuto “fisicamente” percepire il benessere emanato dalla bellezza degli spazi storici e dalla straordinaria collezione riallestita. Quanto è importante oggi questo sentimento? Quanto è ancora difficile abbattere i tabù e i muri dell’effetto “soglia”, del disagio che il museo si trascina e quanto conta in questo processo il vostro dipartimento?
Il piacere estetico e il benessere sono aspetti fondamentali per un’esperienza di visita soddisfacente, anche se molto c’è ancora da fare per avvicinare le persone al museo. Gli strumenti necessari per abbattere l’effetto soglia e migliorare l’accoglienza sono gestiti per lo più dal dipartimento educativo che potremmo immaginare come una mano tesa verso l’esterno, che offre e invita.
Quali sono le proposte che più vi rappresentano?
Tra i progetti di lunga data del Dipartimento dei Servizi Educativi, guidato dalla dottoressa Emanuela Garrone, c’è sicuramente il progetto La Memoria del Bello, dedicato alle persone con Alzheimer e a chi se ne prende cura, in collaborazione con i centri diurni del Comune di Roma, l’Opera Don Guanella e l’Istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Genzano. Da una convenzione stipulata tra la Galleria Nazionale e l’Associazione Museum nasce invece il progetto Toccare l’Arte. Visite tattili (e non solo) alla Galleria Nazionale, che si pone l’obiettivo di rendere accessibile il museo alle persone cieche e ipovedenti, ma anche di avvicinare le persone, in particolar modo gli studenti delle scuole superiori, al mondo della disabilità visiva, mostrando le opportunità che derivano dall’esplorazione tattile.
Quali sono le più recenti novità?
Tra le più recenti novità, è il progetto Museo per tutti, dedicato alle persone con disabilità intellettiva, ideato e realizzato dall’Associazione l’abilità Onlus, con il contributo della Fondazione De Agostini. Inaugurato nel 2017, il progetto propone un percorso educativo permanente fruibile attraverso materiali disponibili presso la biglietteria e scaricabili dal sito web del museo. È attivo inoltre dal 2018 il progetto La Galleria Nazionale per le persone sorde, realizzato in collaborazione con l’ENS – Ente Nazionale Sordi e CoopCulture, che prevede un servizio di visite guidate in LIS (Lingua dei Segni Italiana) e IS (International Sign) condotte da professionisti museali sordi.
Parlando di educazione museale oggi non si può non parlare di accessibilità, di pubblici, di museo per tutti. Qual è la vostra “visione” dell’argomento e le relative proposte?
L’arte della cura, la cura delle arti è il cappello che abbiamo scelto per parlare di accessibilità museale. I progetti realizzati e quelli in cantiere si sviluppano secondo i principi della museologia partecipata anche in risposta a un crescente bisogno di educazione al dialogo. Crediamo che la condizione primaria per costruire relazioni di senso con il patrimonio culturale sia mettere le persone al centro. Indispensabile è l’incontro con associazioni, enti, professionisti di altre discipline per allargare lo sguardo e costruire soluzioni su misura. Così il museo diviene luogo relazionale e partecipativo, accogliente e inclusivo, aperto a sperimentazioni progettuali, sensibile alle istanze dell’essere contemporaneo.
Sono già attive o nel cassetto collaborazioni con altre istituzioni o progetti particolarmente sperimentali in cantiere?
Numerosi sono i progetti in corso e altri nel cassetto nati dalle riflessioni sul pubblico potenziale. Da un anno e mezzo stiamo lavorando per migliorare l’accoglienza delle famiglie con bambini al museo. Si tratta di un progetto sperimentale che sarà presentato in autunno, modulato in base alle esigenze specifiche di questa fascia di pubblico. Prevede la realizzazione di attività educative e servizi dedicati ai genitori dal periodo della gravidanza fino ai primi anni di vita del bambino. Il percorso di co-progettazione si avvale di partnership qualificate, come il Comitato di Roma per l’UNICEF, l’Ordine della Professione Ostetrica di Roma e Provincia e un gruppo di lavoro interdisciplinare di professioniste specializzate nel settore della maternità (ostetriche, psicologhe, puericultrici). La Galleria Nazionale ha inoltre aderito al progetto nazionale Nati con la Cultura. Il Passaporto Culturale e siglato un accordo con altri musei statali della Capitale per dare vita a una rete territoriale romana di musei e ospedali.
‒ Annalisa Trasatti
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