Didattica e istituzioni. L’esempio della Biennale di Venezia
Che cosa significa gestire la sezione educational di un evento poderoso come la Biennale d’Arte di Venezia? Risponde Valentina Borsato.
Ideare e gestire attività educative in occasione della Biennale d’Arte di Venezia è il sogno e la sfida con cui ogni educatore vorrebbe potersi cimentare. Non potevamo quindi non contattare Valentina Borsato, Chief Financial Officer, Responsabile Sponsorship, Educational e Promozione pubblico per farci svelare il dietro le quinte dell’offerta educational.
Come vi siete avvicinati a questa 58esima edizione dal titolo May You Live In Interesting Times, curata da Ralph Rugoff e quali le vostre principali proposte?
La Biennale di Venezia promuove da sempre lo studio, la ricerca e la documentazione nel campo delle arti contemporanee; l’offerta educational si sviluppa a partire dalla natura multimediale e multidisciplinare delle Esposizioni e dei Festival e dall’approccio aperto e interattivo delle sue iniziative. La parola sperimentazione è quella dalla quale si vuole iniziare per introdurre e presentare l’offerta educational: ogni attività didattica, da quelle per gli studiosi e gli addetti ai lavori a quelle per il pubblico delle scuole, delle famiglie e dei giovanissimi, è orientata alla fruizione di un momento artistico unico e irripetibile, cui il partecipante è chiamato ad avvicinarsi, a partire dalle coordinate cognitive e culturali che gli sono proprie. Ampio spazio anche per questa edizione è stato dedicato alla messa a punto di proposte spiccatamente multidisciplinari, con delle attività che hanno posto in comunicazione più linguaggi: accanto ai tradizionali laboratori di carattere pratico artistico, si trovano percorsi di arte e scienza, arte e filosofia, arte e musica/teatro/danza, arte e tecnologia e dei laboratori sulla scrittura e produzione del testo. I contenuti naturalmente variano in funzione delle suggestioni della mostra; partendo dall’opera vengono costruiti percorsi, itinerari e narrazioni.
Quali tematiche sono emerse con più forza?
Tra le tematiche forti di questa edizione: la rappresentazione dell’identità attraverso l’immagine fotografica come un’interfaccia frutto delle negoziazione di più ambiti – sociale, politico, culturale ecc. ‒; la produzione di ciò che intendiamo come “vero”, ovvero il rapporto tra ciò che appare così tanto da essere scambiato per reale e ciò che appare così poco da essere completamente escluso dalla nostra idea di realtà; infine il doppio, le identità alternative e le realtà parallele.
Chi è il vostro pubblico? È cambiato nel corso delle varie edizioni?
Le attività si rivolgono a ogni genere di pubblico, con particolare attenzione ai giovani e giovanissimi e al mondo delle scuole di ogni ordine e grado. Nel corso delle varie edizioni il pubblico è notevolmente incrementato. Di media a una Esposizione Internazionale d’Arte sono 64.347 i partecipanti alle attività educational e ai servizi di visite guidate, di cui 35.447 giovani e studenti. I visitatori sotto i 26 anni rappresentano il 31% dei visitatori totali, gli studenti che hanno visitato la Mostra in gruppo il 15% del totale dei visitatori.
Qual è la metodologia applicata nelle vostre attività e quali gli strumenti prediletti, data la vastità e la varietà di temi, tecniche e materiali artistici a vostra disposizione?
L’opera d’arte è sempre posta al centro dell’attività. Un primo momento è dedicato alla visione dell’opera, alla percezione estetica e sensoriale, per stimolare l’osservazione, porsi domande ed elaborare quesiti. C’è poi un momento di riflessione e analisi dell’opera, del senso affidatole dall’artista, del senso affidatole dal curatore e infine della visione che le affida lo spettatore.
I percorsi sono costruiti in base alle tematiche che le opere evocano, cui poi viene associata un’attività di laboratorio che riprende gli stimoli emersi durante la visita e ne permette la rielaborazione attraverso il fare creativo. Si tratta di far conoscere gli elementi fondamentali del linguaggio visivo attraverso proposte pratico artistiche e multidisciplinari, in cui intervengono più linguaggi.
Come realizzate tutto ciò?
Lo staff didattico è impegnato a lavorare su significato e contenuto, funzionale a impostare una cornice, delle coordinate di riferimento e la costruzione di uno scenario, partendo dalla capacità degli artisti di costruire mondi. Gli oggetti ci parlano, la sfida è capire quale linguaggio parlano e il laboratorio spesso riprende la grammatica di tale linguaggio. Questo aspetto è particolarmente significativo proprio a partire dalle parole del curatore ‒ le opere sono transazioni collaborative ‒, per cui i significati che nascono attorno alle opere degli artisti sono radicati non tanto negli oggetti quanto nelle conversazioni con lo spettatore, che ne ampliano e ne moltiplicano gli usi possibili.
‒ Annalisa Trasatti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati