Esercizi per affrontare la quarantena. Intervista a Marco Dallari
In un panorama che si riempie sempre più di proposte digitali da parte di musei e biblioteche, noi abbiamo ricontattato Marco Dallari, autore e pedagogista, per chiedergli come fanno i suoi laboratori creativi e le sue pubblicazioni ad avere sempre un taglio e uno spirito dalla irriverenza necessaria, vitale, creativa. E quale è il suo segreto per affrontare la prolungata quarantena in casa.
Professor Dallari, in questo lungo momento di lavoro e ricerca da remoto, sono tornata a riascoltare e studiare le sue lezioni video fatte con l’università di Trento o in occasione di sue pubblicazioni o conferenze. Nonostante le numerosissime proposte online di musei e istituti culturali, io credo che le sue proposte abbiano sempre un taglio e uno spirito necessariamente irriverente e vivace? Quale è il suo segreto?
Il mio romanzo di formazione, fra i 16 e i 17 anni, è stato Lo Straniero di Albert Camus. Ricordo di aver ricevuto dalla lettura una specie di conforto, perché, da adolescente incacchiato e per niente d’accordo col mondo, avevo finalmente trovato una testimonianza di conferma, quasi di complicità. Poi ho letto tutto Camus e il mio innamoramento giovanile ha avuto piena conferma. Con l’età la rabbia si è addolcita, è diventata ironia, senso critico, impegno estetico e civile, ma il non poter guardare il mondo se non attraverso uno sguardo divergente e un pensiero laterale ha sempre fatto parte, e fa ancora parte, del mio DNA. E ho capito che tutte le manifestazioni di creatività, in ambito sia scientifico che artistico, sono anche e soprattutto atti di divergenza, spesso di rivolta. I grandi creativi, da Caravaggio a Einstein, da Duchamp a Galileo, in fondo sono sempre stati un po’ dei rompiscatole e hanno fatto arrabbiare potenti e conformisti. Cerco di essere fedele a Camus e all’adolescente che ero, questo è il mio segreto.
A cosa serve l’arte è una delle grandi domande che sembrano aver riacquistato interesse? Come possiamo rispondere hic et hunc?
L’errore che facciamo, e che fa anche la scuola, è considerare l’arte una cosa a sé stante, una materia da specialisti. Ma gli artisti hanno sempre parlato di tutto, hanno raccontato la storia, illustrato l’identità umana, gli orrori e la bellezza. L’arte è racconto, poesia, filosofia. Le sue immagini dovrebbero entrare in tutti gli argomenti e in tutte le materie, e, a scuola, essere il cuore di proposte inter e trans disciplinari; solo così capiremo qual è il suo senso e che straordinaria risorsa è per capire meglio il mondo e noi stessi. È come quando qualcuno dice qualcosa che sembra difficile, poi fa un esempio e improvvisamente si capisce tutto. Ecco: l’arte è un infinito repertorio di esempi.
Quali esercizi estetici ci consiglia contro la monotonia della quarantena? In un “workout” ideale di una ipotetica palestra dei sensi, cosa non può mancare?
Non credo che possa esserci una ricetta uguale per tutti: credo che però ciascuno possa trovare il modo per esercitare e perfezionare la “cura di sé”. Che non significa dare spazio al narcisismo, ma scoprire qualcosa di più di ciò che siamo e di ciò che possiamo essere. In questi mesi ho letto e scritto parecchio, ma mi sono anche divertito a sperimentare ricette di cucina e a fare disegni, anche se non sono né un cuoco né un artista. Approfittare della reclusione per scoprire che non abbiamo necessariamente bisogno di stimoli che vengono dall’esterno, di viaggiare e di consumare, ma possiamo trovare qualcosa di buono, di bello, di interessante, anche dentro noi stessi, può essere un’occasione da non perdere.
Passando alle ricette, altro tormentone dei canali comunicativi, quali autori-ingredienti non dovrebbero mai mancare nelle nostre case-librerie? E perché?
Beh, visto che ho proposto di approfittare dell’occasione per esplorare un po’ se stessi, consiglio due libri: Il silenzio è cosa viva. L’arte della meditazione, di Chandra Candiani, pubblicato da Einaudi (ma anche le sue bellissime poesie) e Aver cura di sé, Raffaello Cortina editore, scritto da Luigina Mortari. Però, visto che adesso le librerie sono di nuovo accessibili, consiglio a tutti di scoprire come certi albi illustrati non sono solo “libri per bambini” ma bellissime opere d’arte in cui il linguaggio delle parole e quello delle immagini collaborano e si integrano in modo spesso stupefacente. Suggerisco un poetico e lieve libro di Wolf Erlbruch: L’anatra, la morte e il tulipano, edizioni E/O, La pantera sotto il letto, edizioni Orecchio Acerbo, scritto da Andrea Baiani e illustrato da Mara Cerri, e Il cuore di Chisciotte di Gek Tessaro, edito da Cartusia. Chi pensa che gli albi illustrati siano destinati solo un pubblico infantile avrà una bella sorpresa. Consiglio anche di scoprire DADA, rivista d’arte destinata all’infanzia dell’editrice Artebambini, capace di coinvolgere nel mondo e nei linguaggi dell’arte anche gli adulti molto più di molte pubblicazioni pedantemente specialistiche sull’argomento.
Quale “direzione di senso” prenderà appena sarà possibile uscire di nuovo liberamente? E nel frattempo come sogna di evadere?
Riallacciare “in presenza” legami affettivi importanti che gli arresti domiciliari hanno relegato all’iPhone e al computer sarà senza dubbio prioritario. Ma sogno anche una cena in pizzeria e una giornata al mare.
‒ Annalisa Trasatti
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