Alta formazione artistica in Italia. Pregi e difetti secondo Pietro Di Terlizzi
Come è cambiata la formazione artistica in Italia? Quali gli scenari possibili? Quali i necessari cambiamenti? Prosegue con l’opinione di Pietro Di Terlizzi, direttore dell'Accademia di Foggia, l’inchiesta di Artribune
Dopo le interviste a Marco Scotini e Alessandra Pioselli, prosegue con Pietro Di Terlizzi, artista, docente e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, la survey che Artribune ha condotto sul tema dell’Alta Formazione Artistica. Il tema è oggetto di una importante inchiesta sul numero 57 di Artribune Magazine, che potete trovare in distribuzione in tutta Italia o sfogliare qui. Il presente impone una riflessione necessaria e generale sul mondo della scuola; in particolare quello dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, AFAM, è attraversato da grandi trasformazioni rendendo fondamentale un’analisi sulle potenzialità, ma anche sui possibili scenari e bisogni. Ne abbiamo parlato con i protagonisti (docenti e direttori di Accademie, professori universitari o di scuole di alta formazione artistica) in questa serie di interviste. Andiamo in Puglia.
Quali sono i pregi e i difetti dell’alta formazione in campo artistico in Italia?
Sono sotto gli occhi di tutti credo, una riforma, la legge 508/99, mai decollata … anzi volutamente lasciata nell’oblio a causa della mancanza di “cura”, in tutti questi lunghi anni verso settore artistico del nostro Paese, in questo settore si è operato solo con improvvisazione o provvedimenti tampone, sono decenni oramai che siamo senza l’inapplicabilità della legge di riforma del 99’, come tutti sanno, per l’assenza dei decreti autorizzativi della Governance, sul reclutamento del personale, sulla sperimentazione e ricerca ecc. ecc. Devo riconoscere un grande senso di responsabilità di tutti i colleghi, che hanno rivitalizzato le nostre Istituzioni, con un impegno costante nell’affrontare un’Offerta Formativa moderna e al passo con i tempi, accollandosi con enormi sacrifici, lo sviluppo di indirizzi nuoviper i quali ci sarebbe soprattutto bisogno di un ampliamento degli organici, che invece sono rimasti quelli di 40 anni fa.
Quali sono i pregi e i difetti a livello formativo dell’istituzione in cui insegni?
Dovendo parlare nello specifico dell’ABA Foggia, credo che aver 15 anni fa, in tempi non sospetti, attivato indirizzi didattici innovativi e legati alle nuove tecnologie, con un inscindibile legame al mondo del lavoro e alla progettazione artistica per l’impresa, ci ha consentito di sopravvivere e soprattutto di vivere una fase di grande vitalità, al punto da diventare in breve tempo la prima Accademia della Puglia per numero di studenti iscritti. Oggi sentiamo come sia importante l’esperienza maturata in settori sperimentali, che però richiedono continue modifiche e aggiornamenti, per questo siamo sempre attivi a recepire con attenzione i repentini cambiamenti, portando tutte una serie di rettifiche in corso d’opera che vengono richieste nello sviluppo della didattica.
E il territorio?
Il nostro territorio non è facile, basti pensare che Foggia è sempre agli ultimi posti delle famose classifiche sulla qualità della vita, per questo durissima, per l’assenza di Musei e spazi pubblici e privati, che svolgono una minima programmazione di sensibilizzazione alla bellezza. Tutto questo si avverte e penalizza molto gli studenti, per questa assenza di infrastrutture e mancanza di una concreta collaborazione, sostegno e valorizzazione delle proposte e produzioni dell’ABA Foggia da parte della città. Non si comprende e non si riconosce, l’importante del ruolo che potrebbe avere, con varie competenze in ambito artistico-creativo la nostra Istituzione sul territorio, sotto forma di “rigenerazione urbana”, non si investe sul plusvalore culturale della ricerca artistica, per innescare nuove forme innovative di sviluppo economico, nella lotta per l’affermazione della legalità e il contrasto alla devianza giovanile e la criminalità, e non investendo o programmando interventi nel settore delle arti visive e sui giovani talenti formatisi nelle nostre aule.
Quali sono le best practice all’estero che ritieni andrebbero adottate anche in Italia?
Ritengo le nostre Istituzioni ostaggio di una enormità di leggi, norme e decreti poco chiari o addirittura in contrasto tra loro, che concorrono a immobilizzare la riforma, questa confusione non fa che ampliare il contenzioso, e vista l’assenza di uffici legali nelle istituzioni, il direttore dovendo seguire anche queste cose, che non sono di sua stretta competenza, non riesce a mettere in campo adeguatamente progetti e programmi di ampio respiro artistico. Ritengo pertanto fondamentale alleggerire la figura del Direttore Didattico, con l’introduzione della figura di un dirigente amministrativo che assorba tutte le questioni gestionali. Credo comunque che per adeguarsi alle Istituzioni europee sia oramai essenziale dotare le Accademie di Dottorati di ricerca, Tecnici di laboratorio, che oggi sono totalmente assenti, e permettere di poter fare ricorso a “Visiting professor”di chiara fama nazionale e internazionale, nella programmazione didattica semestrale.
Come risolvere?
Secondo me basterebbe già potere svolgere ricerca adeguatamente e consentire alle Accademie di poter avere risorse specifiche e programmare dottorati di ricerca per gli studenti più meritevoli, altro tema dolente e aver accesso alle risorse spropositate della ricerca dell’Università Italiane, fondi dedicati come PRIN e FIRB ai quali nonostante le Accademie siano parte integrate del sistema formativo terziario, non possono accedere. Riguardo poi alle politiche di sostegno e sviluppo della ricerca artistica, ritengo che il settore non gode assolutamente di alcun un impegno economico, sia a livello nazionale che regionale, così come viene fatto per gli altri linguaggi artistici e spettacoli dal vivo. Credo che andrebbe sostenuta la ricerca, con prestiti agevolati ai singoli artisti o gruppi con fondi vincolati a progetti, così come andrebbe agevolato l’accesso al patrimonio pubblico immobiliare o di beni sottratti alla criminalità, per un programma di residenza e studi per giovani artisti.
Hai percepito cambiamenti negli ultimi anni a livello didattico, imputabili a cambiamenti dal punto di vista delle risorse economiche e/o degli interventi ministeriali sui piani di studio e/o degli obiettivi a cui mirano gli studenti?
Osservo come in questi anni di crescita, gli studenti sono cambiati, non essendo più unicamente provenienti da scuole per l’istruzione artistica specifica, la richiesta della formazione è sempre più spinta verso il rapporto con le tecnologie e il mondo del lavoro, sono cambiate offerta formativa e linguaggi della didattica, si sono sempre più rafforzate le esperienze di stage e tirocini in realtà operative e imprenditoriali. Le aspirazioni sempre più ricorrenti tra gli studenti sono legate a una formazione che li coinvolga a uno svolgimento didattico-laboratoriale sul campo, attività a cui abbiamo sempre dedicato risorse ed energie per realizzare progetti con produzioni di interesse comuni a molti indirizzi di studio, in un incontro interdisciplinare di competenze e di linguaggi.
Ritieni che vi sia uno scollamento fra l’ambito formativo e il mondo del lavoro, nella fattispecie il “sistema dell’arte”? Se sì, quali strategie andrebbero adottate per colmarlo, ammesso che lo si debba fare?
Come sottolineavo prima, la Città di Foggia non dispone minimamente come in grandi città, delle strutture espositive adeguate per uno sviluppo di competenze in ambito artistico. Le iniziative messe in campo dall’ ABA Foggia, per colmare questa distanza, sono legate alla cosiddetta didattica aggiuntiva, con inviti in Accademia a protagonisti del “Sistema dell’arte”, con stage e workshop, artisti, galleristi o curatori in questi anni, hanno portato la propria testimonianza e in parte ridotto il gap con i cosiddetti centri culturali in Italia. Tra i progetti del medio periodo, disponendo di economie e risparmi nella gestione e vista l’arretratezza e sottosviluppo artistico del territorio, piuttosto che piangerci addosso, abbiamo pensato in grande per concentrarci ambiziosamente sulla progettazione e successiva realizzazione di una nuova sede per l’ABA Foggia ex-novo, che sviluppi l’idea di un Campus che rappresenti per tutto il territorio un presidio della ricerca artistica, costituendo un nuovo “Polo delle arti”.
Come funzionerà?
Questa idea di “Campus”, dovrebbe rappresentare anche simbolicamente, un “presidio della legalità e della bellezza”, in modo da consentire e svolgere meglio il nostro lavoro, vista la crescita d’interesse per l’ABA Foggia, con ampi laboratori e studi artistici, e con uno spazio espositivo polifunzionale, aperto alla ricerca e sperimentazione dell’arte contemporanea, e svolga la funzione di incubatore di idee per progettazione artistica per l’impresa, per poter dare un vero impulso allo sviluppo dei giovani talenti del nostro Ateneo.
Qual è il rapporto con la formazione universitaria? Ritieni che sia complementare o alternativa a quella sviluppata nell’istituzione in cui insegni?
Riscontro continuamente, grande interesse da parte della formazione Universitaria presente sul territorio, e nel corso degli anni si sono sviluppate diverse forme di collaborazione, nell’ambito dei Beni Culturali, del restauro e negli ultimi anni soprattutto, ci sono state importanti convergenze sull’utilizzo e sviluppo delle nuove tecnologie, che si sono concretizzate con l’offerta di borse di studio dall’Università, per nostri studenti che partecipano ad alcuni progetti innovativi di ricerca e comunicazione. Rimangono comunque le distanze con il sistema di formazione Universitario, per la natura laboratoriale delle nostre Istituzioni, dove gli studenti sperimentano in prima persona con il proprio lavoro le esperienze acquisite.
–Santa Nastro e Marco Enrico Giacomelli
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