La collana di libri per bambini che insegna il Metodo Munari
Il pensiero di Bruno Munari ha rivoluzionato il legame fra arte e apprendimento. La nuova collana di libri in edicola con il Corriere della Sera avvicina ancora di più i bambini a questo approccio che ha conservato la sua attualità
Dopo il fortunatissimo progetto web In casa con Munari, le attività dell’Associazione Bruno Munari ritornano con una iniziativa editoriale approdata in edicola insieme al Corriere della Sera, dal titolo Fare per crescere ‒ Il Metodo Munari. Abbiamo parlato con Silvana Sperati, ideatrice e curatrice della collana, nonché presidente dell’Associazione Bruno Munari
Com’è nata l’idea di una collana?
Devo dire che sono risuonate, dentro di me, per parecchio tempo le parole che mi disse Bruno Munari, quando gli domandai ‒ in occasione di una delle ultime interviste che gli feci ‒ a chi voleva fosse indirizzato principalmente il suo lavoro e la sua didattica. Senza esitazione lui rispose: “Beh, a tutti” Quel “a tutti” è sempre stato importante, tanto che da lì nacque un impegno – per me più che ventennale ‒ nella più ampia diffusione del pensiero, dell’opera e delle intuizioni didattiche di questo straordinario artista. Quindi cosa ci poteva essere di meglio che una serie di volumi da acquistare direttamente in edicola? Le edicole sono ovunque: nelle grandi città, ma anche nei paesini più sperduti e già questo poteva essere una garanzia in merito alla possibilità di arrivare alla gente. A tutta la gente: genitori, insegnanti, studenti, operatori culturali, della didattica museale, appassionati. Sono convinta che Bruno sarebbe stato molto contento nel vedere tutti questi libri colorati esposti fuori dalle edicole, quasi da sembrare messi lì apposta per destare la curiosità dei passanti.
Insomma una sorta di operazione pop?
Esatto, è stata la possibilità di creare un ponte attraverso il quali tutti – e non solo gli addetti ai lavori – potessero iniziare a conoscere la metodologia e il particolare approccio alla sperimentazione e all’arte che Munari continua a offrirci. Questo, sono certa, desterà una positiva curiosità che stimolerà tanti a voler approfondire. Un Munari che potremmo definire più pop, appunto, ma che non perde nessuno dei suoi elementi di Metodo e neppure il gioioso rigore del progetto, che è sempre stato una delle sue prerogative. In questo periodo di certezze sempre più vacillanti ritengo che ogni contributo all’educazione delle giovani generazioni (che sono il futuro) mediante proposte che stimolano un approccio creativo, capace di sostenere l’individuo verso una soluzione dei vari problemi, sia salvifico. Tutto ciò mediante una più precisa competenza progettuale e creativa, veicolata attraverso una spiccata sensibilità alle arti che sono caratteristica specifica del nostro Paese e quindi patrimonio inalienabile.
LA NUOVA COLLANA DEDICATA AL METODO MUNARI
I volumi nascono dalla sistematizzazione di anni di attività, laboratori, progetti? Da dove è partita?
Per me, che sono la curatrice della collana e colei che si è occupata della creatività e dei laboratori (assieme ad alcune collaboratrici e ai bambini, che ringrazio), è stato un ripescare in circa 35 anni della mia esperienza a fianco prima di Bruno Munari e poi del figlio Alberto Munari, che con Donata Fabbri ha sostenuto, da psicologo epistemologo, il lavoro di meta riflessione sull’opera del padre, in particolare per gli aspetti legati alla didattica. Sono stata tra le prime a voler sperimentare questo tipo di approccio ‒ così utile per sensibilizzare a una fruizione più corretta dell’arte, ma anche alla possibilità di esserne interpreti – già con i bambini più piccoli, a partire dalla scuola dell’infanzia. Negli Anni Ottanta, ogni due mesi circa, andavo da Bruno, nel suo studio di via Colonna a Milano, per mostragli le sperimentazioni e le opere dei bambini. Le osservavamo assieme e ne discutevamo. Anche Bruno ne rimaneva piacevolmente stupito. E credete, non era facile stupire Munari! Oltre alle esperienze che hanno avuto come teatro la trincea educativa della scuola, per realizzare questa collana ho attinto dalle innumerevoli ricerche e sperimentazioni da me realizzate presso il mio centro didattico in natura che abbiamo chiamato Studio Bruno Munari alla Fattoria delle ginestre: uno spazio progettato per accogliere bambini e adulti, offrendo esperienza tra arte, creatività e natura. Tutto è rivolto al presente, anzi direi al futuro.
Come è organizzata la collana?
In volumi monotematici, che cercano di indagare in particolare un tema alla volta, con una uscita settimanale in edicola. Ho cercato di organizzare ogni volume secondo aree che permettano prima di tutto di meglio definire la tematica trattata in tutti i suoi aspetti, perché è importante capire bene di cosa stiamo parlando. La chiarezza è sempre stata un’attenzione sollecitata da Bruno. Ho cercato di far emergere non solo l’attualità delle tematiche, ma direi la loro necessità. Poi vi è un’area ben documentata con proposte concrete di attività che prevedono le tematiche classiche dell’artista accanto a nuove ricerche. Direi che non sono libri con attività fini a se stesse, ma libri che fanno pensare, che stimolano la curiosità e la voglia di saperne di più. Libri che vogliono stimolare una autentica ricerca personale. Per questo è stata curata con particolare attenzione la bibliografia, elencando puntualmente tutte le edizioni dei vari libri presentati e citati, e facendo una sorta di ricerca d’archeologia editoriale, andando a scovare e documentando anche le prime edizioni.
MUNARI E LA CREATIVITÀ
Quanto è importante trasformare tutto ciò in parole che gettano semi?
Personalmente sento forte il valore della testimonianza. Credo che quando si ha la fortuna di incontrare nella propria vita grandi uomini, Maestri, sia necessario prodigarsi per diffondere a propria volta ciò che si è appreso e quello che si è continuato a studiare e a sperimentare, promuovendo la propria ricerca personale. Diventa, davvero, come un “filo rosso” di bellezza che si vuole lanciare in avanti. Per questo la scrittura, il racconto non deve avere un valore nostalgico, ma sempre attuale e propositivo. Il sapere non deve rimanere un bene esclusivo, ma deve diventare una sorta di agente di contaminazione. E quanto vi è necessità di tutto ciò! Dunque, troverete in questa nuova collana parole e immagini che vogliono seminare, stimolando un rinnovato desiderio di fare e di ritornare alla vera sperimentazione che è alla base di ogni ricerca artistica, ma anche di ogni apprendimento
Come stanno uscendo la nostra sensorialità e sensibilità da questa fase storica?
Direi che da questi volumi ne escono bene, perché l’attenzione agli aspetti sensoriali qui è molto elevata, come lo è stata in tutta l’opera dell’artista, sia che si occupasse di design, che di editoria o di progetti dedicati in particolare all’infanzia. Possiamo dire che Munari è stato tra i primi a rivolgere una particolare attenzione agli aspetti materiaci e tattili in tutta la sua opera e in tutta la sua comunicazione. In questa fase storica, come tutti possiamo osservare, c’è la tendenza a trascurare questi aspetti per dare maggiori rilevanze alla tecnologia e ad altri elementi. Però noi tutti sappiamo, anche dagli studi di Piaget, che l’intelligenza senso-motoria sta alla base dello sviluppo dell’individuo e che la conoscenza avviene – per tutta la vita – attraverso tutti i ricettori sensoriali che per Munari non erano solo cinque, perché lui, per esempio, contemplava anche il senso termico e il senso del peso.
‒ Annalisa Trasatti
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