Iscriversi all’Accademia di Belle Arti ha ancora senso o no?
Perché iscriversi, dopo il diploma, in un’istituzione dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica? Quali sono le prospettive di lavoro e, soprattutto, quali gli strumenti della crescita? L’opinione di Antonio Bisaccia, Presidente del Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale.
“Innanzitutto dì a te stesso chi vuoi essere, poi fa ogni cosa di conseguenza”. Epitteto punta la mente sul concetto dell’autoconsapevolezza come motore del cambiamento. Asseverata la propria identità, dunque, l’azione diventa la sua naturale protesi operativa. Il momento delicato e difficile della scelta post-diploma parte da questa consapevolezza: immaginare la propria identità e costruirla, pezzo dopo pezzo, senza quelle derive di pensiero che, funzionalmente, cercano un approdo certo, un posto sicuro.
ACCADEMIE DI BELLE ARTI: CERTEZZE AL VAGLIO
Tutte le certezze non possono che arrivare dopo, a percorso concluso. Anche perché la certezza, etimologicamente, ha a che fare con il discernimento, con il vagliare. E va a braccetto con la parola “critica”, ovvero con l’attività del distinguere. Forte spirito critico e disposizione a costruire il domani a partire dal talento e dalle passioni sono i due cardini su cui concentrarsi per selezionare il proprio percorso formativo: senza le sirene, a volte irresistibili, del funzionalismo delle possibili carriere. L’unica funzione che bisogna rispettare è quella che salva l’equilibrio delle proprie capacità nell’alveo di strumenti che possano accrescerle e non mortificarle. La parola futuro, il proprio futuro, diviene allora una sorta di declinazione intima, e assai prossima, del presente che ci accingiamo a trasformare. Perché iscriversi in un’istituzione di Alta Formazione Artistica, Musicale, Coreutica, del Restauro e del Design (le cosiddette AFAM)? Quali sono le prospettive di lavoro e, soprattutto, quali gli strumenti della crescita? Cosa possono offrire strutture così peculiari che interpretano la grandezza nazionale nel settore della musica e dell’arte e sono protagoniste dell’immagine dell’Italia nel Mondo?
AFAM: PERCORSI DI STUDIO
Le direttrici su cui si dipana la formazione delle istituzioni AFAM (sul modello universitario dei trienni e dei bienni) sono davvero tante e si suddividono in Dipartimenti cui afferiscono le cosiddette “Scuole” (come vengono chiamate ancora oggi e su cui si dovrà fare una riflessione). I docenti (artisti, musicisti, designer, scenografi, registi, intellettuali, etc.) che vi lavorano provengono dal mondo delle professioni artistiche e dai settori ad esse connessi, per trasferire un portato di esperienze di alto profilo offrendo strumenti concreti agli allievi. In estrema sintesi, per i Conservatori i dipartimenti sono quelli di “Canto e Teatro musicale”, “Nuove Tecnologie e linguaggi musicali”, “Strumenti a fiato”, “Strumenti a tastiera e percussione”, ”Strumenti ad arco e a corda”, “Teoria e analisi, composizione e direzione” e “Didattica”. Per le Accademie di Belle Arti i dipartimenti si suddividono in “Arti visive”, Progettazione e arti applicate”, “Comunicazione e didattica dell’arte”. Per gli Istituti superiori delle industrie artistiche il dipartimento è quello del “Disegno industriale” di cui fanno parte le Scuole di Design, Ceramica e Progettazione grafica ed editoriale. L’Accademia nazionale d’arte drammatica ha il dipartimento di “Arti del Teatro” che contiene le Scuole di Regia, Recitazione, Teatro di Figura. L’Accademia nazionale di danza ha il dipartimento di “Arte coreutica” che contiene le Scuole di Danza classica, Danza contemporanea, Coreografia e Didattica della danza. I Dipartimenti accolgono al loro interno centinaia di corsi di studio che rispecchiano la complessità e la diversificazione dei linguaggi dell’arte e della musica. Per un’informazione capillare delle varie aree e delle sedi, oltre che nei siti delle istituzioni, si possono approfondire i corsi e piani di studio qui.
PERCHÉ L’AFAM?
Per cominciare direi, con Regis Debray, che l’”arte è una bisillabica adescatrice”. Due sillabe che aprono un universo che coinvolge non solo la sfera emotiva ma anche quella professionale. Le istituzioni AFAM sono, allora, i luoghi in cui la passione può essere realmente trasformata in professione. E le professioni, non solo nel campo di ogni personale percorso artistico, sono davvero tante (basta scorrere la descrizione dei corsi di studio di ogni settore). Queste istituzioni (Accademie di Belle Arti, Conservatori di musica, Istituti superiori per le industrie artistiche, Accademia nazionale di arte drammatica e Accademia nazionale di danza) offrono una ricchezza di offerta formativa che attraversa tutti i linguaggi artistici. E poiché – come diceva Aristotele – l’arte e la scienza progrediscono col magistero dell’esperienza, si può affermare che una delle peculiarità riconosciute al mondo AFAM è la congiunzione perfetta tra il pensiero creativo, l’esperienza e il fare. Non solo in senso metaforico, ma nel senso squisitamente empirico. Un pò come avviene per le discipline “Stem”. Molto importante è il richiamo naturale al necessario al dialogo tra le arti, che dovrebbe in generale coniugare cultura scientifica e cultura umanistica in una sorta di universo “Steamm” (scienza, tecnologia, ingegneria, arte, musica e matematica) più che “Stem”. In questo senso, soprattutto negli ultimi anni, nelle AFAM si è sviluppata una cultura Steamm – de facto – nei suoi corsi più avanzati tecnologicamente (si pensi ai corsi di musica elettronica, alle nuove tecnologie dell’arte, alle nuove frontiere del design, alle tecnologie conservative dei corsi di restauro, al digitale applicato al teatro e al cinema, etc.). Questa disposizione all’integrazione tra linguaggi artistici e tecnologie informatiche ed ingegneristiche viene tenuta in piedi dall’idea di un sistema complesso e in continua evoluzione, in cui il vecchio cliché dell’artista romantico e solitario viene sostituito (o integrato) dal concetto di team. E tutto questo senza uccidere tecnologie storiche come il pennello in pittura, il violino in musica, la matita per la progettazione di design, la voce degli attori, i movimenti dei danzatori, etc.
In quest’ottica, le AFAM offrono corsi assolutamente speculari alle tecnologie, vecchie e nuove, utilizzate per dare strumenti personalizzati ai talenti, senza dimenticare che l’approccio storico-teorico fa parte di una formazione che analizza i fenomeni artistici a 360 gradi e sotto ogni latitudine dell’espressione e della ricerca.
AFAM: LA FORMAZIONE ARTISTICA SERVE AL PAESE
Il timbro distintivo del nostro Paese trasuda di arte e musica, di design, teatro, cinema e danza. Non è un caso che queste istituzioni tengano alta la barra delle iscrizioni di studenti stranieri, con una capacità attrattiva che è più forte di quella delle istituzioni di formazione superiore di ben 7 volte. Il Paese di Michelangelo e del Bel Canto non può arretrare di un millimetro rispetto alla formazione artistica. La famosa espressione “Made in Italy”, che è un bel mantra inter-generazionale e trasversale ai linguaggi artistici, necessita della formazione del talento, dei nuovi talenti. E questo serve per sfuggire alla (sola) museificazione (pur necessaria) dei beni artisti e culturali che sono sotto tutela. La nostra enorme “enciclopedia” dei costrutti artistici e monumentali ha necessità di un passaggio del testimone: tutelare il passato investendo nel futuro e nelle nuove generazioni di artisti e musicisti. È necessario un investimento congruo sulla formazione in generale e un investimento “illuminato” sulla formazione artistica e musicale. Capace, questa, di ri-scrivere il sentimento contemporaneo che attraversa il Paese, con tutte le sue contraddizioni e le sue possibilità di crescita. Se vogliamo la cultura dobbiamo curare la formazione. In questa prospettiva, il talento è anche un progetto di economia del sapere e del saper fare.
–Antonio Bisaccia
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