La Scuola di Restauro di Botticino. L’Università del restauro compie 50 anni e ci svela tutti i suoi nuovi progetti
Fondata nel 1974 a Botticino, dal 2022 è parte del MIND di Milano e vanta collaborazioni di eccellenza, tra cui la Veneranda Fabbrica del Duomo e il Quirinale, solo come ultimo in ordine di attivazione. Ci dice di più l’AD Salvatore Amura in questa intervista esclusiva
Tutto comincia a inizio Anni Settanta, quando “ci si rese conto che nel Nord Italia mancava un punto di riferimento per un settore strategico per l’Italia, quale è quello del restauro”. Sono le parole di Salvatore Amura, Amministratore Delegato di Valore Italia, di cui la Scuola di Restauro di Botticino è il cuore pulsante. Parole, le sue, che gettano le basi di quella storia di alta formazione lombarda che oggi, nel 2024, compie 50 anni di attività.
Fondata a Botticino – a poca distanza da Brescia, nei pressi delle omonime Cave di marmo – nel 1974, la Scuola offre corsi di livello universitario nel settore della valorizzazione e restauro di beni culturali. Negli ultimi anni ha compiuto una svolta decisiva, con la scelta di trasferire la sede a Milano, tra il MIND District e gli spazi in Bovisa, avviando una serie di partnership strategiche in Italia e all’estero. La sua parabola di crescita però non si ferma qui, ma guarda al futuro, forte del prestigioso Premio MAM – Maestri d’Arte e Mestiere – conferitole lo scorso mese nella cornice espositiva di Homo Faber. Cosa aspettarsi ora? Ce ne ha parlato in esclusiva Salvatore Amura.
La Scuola di Restauro di Botticino: un’eccellenza formativa a Milano
Oggi, grazie all’ambizioso piano imprenditoriale avviato nel 2020, la Scuola di Restauro di Botticino offre corsi quinquennali di alta formazione nell’ambito del restauro e della valorizzazione di diverse tipologie di beni culturali. Due le sedi milanesi – parte nel MIND District dell’area Expo e parte presso il Bovisa Lab – e tre i percorsi di specializzazione.
Dipinti su tela e su tavola, arredamento ligneo e materiali sintetici per il primo, materiali lapidei, gessi, marmi, terrecotte, affreschi e superfici architettoniche decorate per il secondo e, terzo, il comparto tessile: tappeti, tessuti, arazzi, abiti, pelle e cuoio… una rarità da trovare come offerta.
Al centro del modello didattico della Scuola vi è senza dubbio la compresenza di studio accademico el’ esperienza pratica sul campo, con opportunità di tirocinio che permettono agli studenti di confrontarsi direttamente con il patrimonio culturale da restaurare. Come sottolinea Amura: “è l’idea di una scuola-laboratorio, che si propone di attivare cantieri anche molto impegnativi, per mettere di fronte a questi giovani sfide interessanti, che mettono alla prova le competenze acquisite in aula”.
Questi tirocini formativi fanno parte dei progetti di partnership collaborative avviati nel recente passato dalla Scuola di Botticino. Da ricordare intanto quelle a Milano, con Triennale Milano, la VenerandaFabbrica del Duomo e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci. Per la scena internazionale, invece, l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi e NY, la JASI di Petra, l’Università USEKdi Beirut e con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per il progetto La Cultura del Restauro, che ha avuto come prima tappa la residenza dell’Ambasciatore d’Italia a Washington.
50 anni di storia della Scuola di Restauro di Botticino
1974 – 2024. Siamo alle soglie del primo mezzo secolo di storia della Scuola di Botticino. Ma torniamo un attimo indietro nel tempo, alle origini nei dintorni bresciani. Dove e con che spirito si decise di avviare questo progetto?
L’idea della Scuola nacque a inizio Anni ‘70, individuando nell’area di Brescia il luogo ideale per aprire un polo accademico strategico del restauro nel Nord Italia. Questa regione soffriva infatti di un gap nel settore, rispetto al Centro, forte dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e dell’Istituto Centrale per il Restauro romano.
Questo lascia intendere l’importanza apicale dell’attività di restauro per l’Italia.
È proprio così: considerando l’entità del patrimonio artistico italiano, il restauro – e dunque il prendersi cura dei beni culturali – è un comparto estremamente strategico, che ha di recente visto ottimi sviluppi. I numeri studiati nell’ultima ricerca condotta da Banca Ifis indicano che il comparto italiano del restauro raccoglie 574 imprese, che producono complessivamente un fatturato cumulato pari a 2,8 miliardi di euro, in crescita del 33% rispetto allo scorso anno.
Tornando alla storia, come si è passati da Brescia a Milano?
Tra il 2019 e il 2020 – proprio in un momento difficile come la Pandemia – ci si pose il problema di come rilanciare la Scuola, riaccendendone lo splendore dei primi tempi e inserendola in un contesto di prestigio internazionale. Malgrado gli ostacoli contingenti, prese avvio il progetto Valore Italia: un’operazione importante, proiettata alle speranze del futuro, che avrebbe trasferito tutte le strutture accademiche a Milano. I lavori, svoltisi per tutto il 2020 e il 2021, hanno portato alla realizzazione dei nuovi spazi della Scuola nell’area Expo del MIND e in zona Bovisa, grazie all’accordo stipulato con REDO SGR.
Come mai questa scelta di collocarsi proprio lì?
Volevamo inserirci in quel grande contesto di innovazione che sta diventando – e in buona parte è già – il MIND District di Milano. Testimonianza evidente della riuscita del progetto (allora estremamente ambizioso) di dare un utilizzo futuro alle strutture di Expo.
E l’inaugurazione vera e propria degli spazi, quando è avvenuta?
La data precisa è il 4 ottobre 2022. Da allora, la Scuola di Botticino è in continua crescita, grazie alle partnership strategiche che stiamo costruendo.
Le partnership e i progetti della Scuola di Botticino
Poco fa ha menzionato il ruolo strategico delle partnership a livello italiano e internazionale che avete sviluppato.
Assolutamente: per il rilancio della Scuola le partnership sono state essenziali e continuano a esserlo aumentando costantemente nel numero. Parliamo di collaborazioni in termini di valorizzazione e ricerca in tema di restauro, ma anche di occasioni di tirocini formativi per gli studenti.
Ci faccia qualche esempio.
Possiamo distinguere quattro assi di collaborazione strategica. Prima di tutto ci sono i partner con cui abbiamo ormai rapporti più che consolidati di studio e di attività di restauro. Sul territorio milanese, ad esempio, Triennale Milano, Open Care, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia, la Veneranda Fabbrica del Duomo, HangarBicocca, o il MA*GA.
In secondo luogo troviamo le relazioni che avvicinano l’arte al mondo della scienza. Una connessione tra restauro e medicina, insomma.
In che senso?
Si tratta proprio di collaborare – qui con il Gruppo San Donato e la Statale di Milano – per impiegare le tecnologie e i metodi più avanzati della medicina in campo di restauro di beni culturali. Le radiografie, ad esempio, di norma usate per le persone, diventano preziose per raccogliere dati e informazioni sulle opere d’arte.
Terza linea di collaborazione?
Quella con Fondazione Cariplo, per il restauro preventivo. Grazie sempre alla tecnologia, è possibile cogliere in anticipo segnali di bisogni prossimi di restauro; capire dove e come intervenire prima che lo stato del bene si aggravi. Prevenire è meglio che curare: un adagio che vale anche in questo campo. Se presi in tempo, infatti, certi danni si possono limitare, riducendo notevolmente i costi e ottimizzando l’impiego delle risorse.
Concludiamo con il quarto asse strategico…
In ultimo abbiamo uno stretto rapporto con il territorio, con le sue istituzioni e università per quel che riguarda la ricerca applicata. Tra i partner l’Università Bicocca, la Statale, l’Università di Pavia e quella di Bergamo.
La Scuola di Botticino: presente e futuro
Sebbene quando si parla di restauro di beni culturali si pensi subito all’antico, ai monumenti e alle opere storiche, anche l’arte contemporanea e il design necessitano di manutenzione, o sbaglio?
Esatto: c’è bisogno di restaurare anche le opere e i pezzi di design contemporanei. E l’operazione non è esente da sfide. Si tratta infatti in molti casi di materiali delicati e fragili – leghe, pellame, componenti elettronici – prima mai restaurati. È dunque necessario porsi nuove domande e mettere a punto soluzioni adeguate. Insegnare agli studenti come trattare questi casi particolari significa “ampliare la cassetta degli attrezzi” di cui la Scuola intende dotarli, perché siano in grado di affrontare i bisogni del restauratore del futuro.
E parlando proprio di futuro, forti del riconoscimento MAM, assegnatovi in occasione dell’esposizione internazionale Homo Faber, a quali progetti state lavorando?
Questo Premio – di cui siamo profondamente grati e per cui ringraziamo tutta la Giuria che ce lo ha conferito – è il riconoscimento tangibile del lavoro fatto fino a qui. Lavoro che intendiamo continuare, con tre nuove linee di azione che vi posso anticipare.
La prima è l’accordo con il Ministero della Cultura e i Musei della Francia, che segna la nascita di un asse collaborativo tra i due Paesi. Dalla prossima primavera 2025, questo consentirà ai nostri studenti di svolgere tirocini nei musei francesi, tra cui non mancheranno il Louvre e la Reggia di Versailles. È dunque un nuovo rapporto di vicinanza e amicizia, che coinvolge anche l’Istituto Italiano di Cultura a Parigi.
E poi? Gli altri due progetti?
Il secondo è qualcosa che ci dà un senso di emozione e responsabilità fortissimi. Parlo dell’accordo stipulato con il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, grazie al quale i tirocinanti lavoreranno nel perimetro della Casa degli Italiani – come l’ha definita il Presidente Mattarella – prendendosi cura in particolare dei suoi preziosissimi arredi tessili (arazzi e tappeti). È questo un onore che innalza il livello delle partnership ottenute finora.
In conclusione, c’è il grande progetto del nuovo Campus di 20.000 metri quadri che sorgerà sempre nell’area MIND, convogliando in un unico luogo non solo l’alta formazione della Scuola di Botticino, ma anche la parte degli istituti tecnici e professionali. Sarà dunque un vero “politecnico delle arti”, comprensivo dei diversi livelli di istruzione, che andrà a completare la scommessa straordinaria – che possiamo dire ormai vinta – di dare nuova vita all’area Expo. Stimiamo il traguardo al 2028-2029.
Emma Sedini
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