L’arte si studia facendola. Corsi di consumo culturale attivo
L’insegnamento della storia dell’arte è essenziale per sviluppare consapevolezza e senso critico nelle giovani generazioni e, proprio per questo, è giusto farlo al meglio aggiornando le modalità didattiche in linea con l’epoca che stiamo vivendo

In questi giorni sono emerse varie riflessioni legate all’importanza dello studio della Storia dell’Arte. Si tratta di un tema senza dubbio degno di nota e le argomentazioni portate sono tutt’altro che sbagliate, ma per quanto corretti possano essere i ragionamenti, non tengono effettivamente conto del periodo storico che stiamo vivendo.
Sì alla storia dell’arte ma non secondo lo schema classico di insegnamento
È innegabile che lo studio dell’arte, da quella figurativa alla musica, dalla letteratura alla poesia, rappresenti la possibilità degli esseri umani di congiungersi alle espressioni più alte della nostra storia; ma è anche vero che, in quest’epoca, immaginare che tale apprendimento possa avvenire secondo uno schema di insegnamento classico è piuttosto anacronistico.
È sempre più chiaro che il sistema d’istruzione dovrebbe rendere le giovani generazioni autonome, dal momento che gli adulti di oggi non potranno essere per loro una guida. Forse è una interpretazione sbagliata dell’“istruzione”, ma è quello che sta accadendo, e bisogna prenderne atto.
Le nuove opportunità per l’insegnamento della storia dell’arte
Guardando con lucidità e senza rammarico la trasformazione in fieri in ambito formativo, è anzi possibile identificare un’opportunità essenziale per avvicinare i giovani all’arte: corsi specifici in cui l’arte viene prodotta. Si potrebbero ideare semplici “corsi di consumo culturale attivo”, volti a analizzare le potenzialità espressive del contemporaneo, per fornire ai ragazzi degli strumenti di indagine conoscitiva da utilizzare per orientarsi tra le numerose modalità e tecnologie che, dalla tela al display, nel 2025 si usano per esprimersi. Come un corso che, illustrando i filtri di Instagram o le potenzialità del text-to-image (funzione dell’intelligenza artificiale che traduce un input testuale in un output di immagine), fornisca insegnamenti che coniugano estetica e tecnologia, in modo vivo e vivace; senza conferire a tali nozioni un carattere di studio tradizionale.

Insegnare l’arte per quello che è: la più viva espressione dell’essere umano
Quella che per molti di noi è stata per anni una noiosissima materia di studio, può ritornare nella vita delle nuove generazioni in una forma attiva. L’arte è espressione dell’essere umano. Si parte da qui. L’attribuzione del valore storico avviene successivamente.
Ritornando all’origine, un corso d’arte interattivo risponderebbe a numerose istanze contemporanee. Infatti, insegnare ai ragazzi ad utilizzare al meglio gli strumenti propri della loro quotidianità, li trasformerebbe da spettatori o discenti in utenti “attivi”, in grado di sviluppare anche un’essenziale capacità critica nei riguardi delle eterogenee espressioni della contemporaneità. In un corso di questo tipo, tutto ciò che è tecnica, rimando, studio, diventerebbe strumentale. Un mezzo per aiutare bambini e ragazzi a esprimersi e a riconoscere, tra le migliaia, i contenuti più validi per loro, identificando così anche le forme espressive consone alla loro indole. Si tratti di cucina, musica, digital art o disegno classico; o ancora: poesia, pittura, prosa o danza. Senza escludere meme o app.
Difendere lo studio della storia dell’arte rinnovando la didattica
È importante difendere l’arte e la sua storia contro una cultura sempre più ingegneristica ed informatica. Ma è anche importante comprenderne il motivo. E cogliere questa impasse come un’opportunità per mettere in discussione le modalità didattiche che sono state adottate sinora.
Per quanto un percorso formativo preveda anche dei sacrifici, forse non è del tutto sbagliato immaginare che possano essere volontari, dettati dalla passione. Come quelli che un ragazzino autodidatta sostiene per imparare a suonare uno strumento, o come il tempo che ragazzi e ragazze trascorrono a disegnare per proprio diletto.
Abbiamo dunque l’opportunità, e gli strumenti, per coniugare disciplina ed entusiasmo. Non sprechiamoli.
Stefano Monti
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