Crowd funding: la massa che piace
Crowd funding. Se ne parla in maniera piuttosto sommessa, in Italia, senza troppa convinzione. In attesa di capire se i fenomeni di massa possano portare ancora qualcosa di buono.
Forse il fenomeno del crowd funding stenta ad affermarsi in Italia per la necessità di traduzione, mentre nel resto d’Europa, in particolare Regno Unito, Francia e Olanda, è già adottato da moltissimi.
Letteralmente il termine si può tradurre come “finanziamento dalla folla”: la raccolta fondi avviene online per mezzo e tramite la rete di contatti già sviluppata da un soggetto, ma sfrutta il potenziale enorme del web e i nuovi comportamenti ed energie solleticati dai social media e dai loro meccanismi di propagazione.
In Italia il sistema è ancora tutto da scoprire. Nonostante ci siano esempi virtuosi (da Una montagna di balle con la voce narrante di Ascanio Celestini, tra i primi nel 2009; allo Spaltomatto del festival Tutti Matti per Colorno, primo di una serie di progetti di crowd funding da lasciare in dote al Paese ospite), sono ancora pochissimi quelli che provano a utilizzare il meccanismo per un loro progetto.
L’idea di raccogliere fondi da vari donatori o investitori non è nuova, nuova invece è l’idea di parcellizzare in micro-quote il finanziamento richiesto. Di base c’è lo stesso concetto che sta a fondamento di molta dell’attrazione che hanno riscosso i social media come motore di cambiamento: mezzi in grado di facilitare azioni popolari mediante piccole azioni, che unite creano reazioni a catena e provocano effetti enormi, spesso imprevedibili, non riconducibili alla piccola e inconsapevole azione scatenante.
Una Montagna Di Balle from spazzatour on Vimeo.
La cosiddetta diffusione virale delle informazioni su social media quali Facebook e Twitter rende esponenziale il meccanismo di diffusione, consentendo di raggiungere comunità e persone che sono oltre la propria e immediata cerchia di relazioni e di andare ad attingere da individui e gruppi di cui si ignora molto spesso l’esistenza. I soggetti finanziatori, prima che la campagna abbia inizio, potrebbero essere stati del tutto ignari del soggetto che andranno invece poi a finanziare, e tale finanziamento avviene molto spesso per ragioni diverse da quelle che ci si potrebbe aspettare.
Questa nuova possibilità di sviluppo e diffusione ribalta le dinamiche che da sempre sono state alla base dei comportamenti di fund raising: diversità e prospettive divergenti diventano caratteristiche da ricercare per attrarre pubblico il più vasto ed eterogeneo possibile, inoltre le motivazioni del coinvolgimento non sono prevedibili dall’inizio. In un mondo estremamente variegato e altamente connesso, diventa pertanto fondamentale allargare la nozione di “aspettativa di ritorno”, un ritorno che diventa non solo economico.
La forza del crowd funding sta nel consentire a un numero sempre maggiore di persone di partecipare a un progetto mediante la contemporanea riduzione al minimo dei costi di partecipazione. Le piattaforme che offrono soluzioni comprensive per portare avanti una campagna riducono difficoltà e costi aggiuntivi rendendo il processo e l’accesso sempre più agevoli.
Il crowd funding è una risposta naturale al vuoto che si è creato nella formazione del capitale e nel finanziamento senza perdita di garanzie e controllo da parte del finanziatore: l’insieme di tanti giudizi individuali può costituire un modo per poter valutare l’efficacia e la validità di un progetto, le proposte di finanziamento si basano su trasparenza e legami di fiducia più diretti e difficilmente replicabili in sedi “formali”, i costi sostenuti si abbattono di conseguenza dando maggior valore al finanziamento.
Claudia Balocchini
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