Fundraising, friendraising, peopleraising
“Give a little Tate. Membership is a perfect gift”, recita una captatio benevolentiae sul sito della Tate, cogliendo il senso della relazione fra il museo e l’altro, con una comunicazione praticata come processo sempre più sperimentale, per stimolare curiositas e attaccamento.
Il tema delle alleanze in ambito culturale è di grande attualità. Se volessimo schematizzare il rapporto fra attori in relazione ai risultati, osserveremo la seguente situazione:
Nei rapporti di puro scambio, l’intenzionalità alla collaborazione è data quasi esclusivamente da un interesse utilitaristico (produzione-distribuzione-acquisto). Quando gli attori del processo cominciano a operare, sempre uti singoli, ma sentendosi parte di un progetto che li accomuna, questo atteggiamento fa sì che ciascuno tenda a sviluppare competenze specifiche e al contempo complementari a quelle del gruppo, e il risultato si arricchisce sensibilmente in termini qualitativi (visione, prospettiva, alternative ecc.). La partnership è, in definitiva, il presupposto sostanziale e tecnico della creazione di un’unità. Lo stesso Friend raising (Amici del Museo) esprime una relazione stabile con i sostenitori incentrata “sulla relazione di reciprocità che fonda la sua ragione sulla capacità di generare esperienza comune e socialità attraverso la produzione e l’erogazione di specifici beni relazionali”.
Alcune indicazioni per lavorare su un concetto ampio di fundraising:
– cercare sia nomi prestigiosi (più solidi da un punto di vista finanziario e garanti di continuità) sia nomi emergenti (desiderosi di lanciare il proprio marchio e più flessibili e sensibili alle sperimentazioni) à consente la diversificazione del rischio, l’ampliamento dell’utenza degli investitori, l’accrescimento delle motivazioni interne nel creare formule differenziate per finanziatori diversi;
– condividere fin da subito una carta di valori sulla quale costruire il network e il percorso di investimento à affidabilità, chiarezza, competenza, rigore, trasparenza: sono le caratteristiche da trasmettere fin dalla fase iniziale, così da legittimare il museo, la professionalità dei suoi operatori e gli obiettivi che insieme si vogliono perseguire;
– individuare un coordinatore del progetto che rivesta anche funzioni di supporto motivazionale e stimoli periodicamente momenti di confronto à il calo di attenzione è un rischio che il museo non può e non deve correre nel rapporto con il finanziatore;
– predisporre un’analisi quali-quantitativa delle ricadute economiche del progetto à l’accountability e gli indicatori su misura sono fondamentali sia verso il privato sia verso l’impresa (corporate fundraising).
Irene Sanesi
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #13/14
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