Privato e pubblico. Il forum di Prato sbarca a Genova
Dopo l’esperienza toscana, il Forum permanente dell'arte contemporanea ha raggiunto Genova, dando vita a quattro accesi tavoli di discussione. Sotto la lente, il delicato rapporto fra settore pubblico e privato nel sistema creativo attuale.
DOPO PRATO, GENOVA
Poco meno di 80 relatori per 4 tavoli e più di un centinaio di ascoltatori hanno partecipato alla giornata di studi sul rapporto tra settore pubblico e privato nel sistema dell’arte contemporanea italiana, organizzata lo scorso 16 aprile al Museo di arte contemporanea di Villa Croce a Genova. L’energia positiva registrata a Prato è stata rimessa in circolo dalla struttura del Forum, non gerarchica né rappresentativa, basata sul lavoro volontario di professionisti impegnati altrove e orientata a mettere a disposizione dell’arte contemporanea e dell’Italia le capacità e le competenze di chi partecipa di volta in volta.
TRA PUBBLICO E PRIVATO
Come testimoniano anche gli Atti di Prato, ora disponibili sul nuovo sito pubblicato on line proprio in coincidenza con l’appuntamento ligure, la giornata ha ben rappresentato il desiderio di inclusione e partecipazione del settore privato, dando continuità a una delle novità emerse dal Forum. Più o meno la metà di chi era a Genova non era stata a Prato e questo ha aggiunto nuova linfa e punti di vista alla discussione. Il dispositivo di contatto ha funzionato anche in questo caso e chi vorrà potrà leggerne i risultati a breve in quelli che saranno gli Atti di Genova, un nuovo capitolo di quella “letteratura partecipata”, non accademica, che raccoglie riflessioni e proposte operative a disposizione anche di chi è chiamato a decidere le sorti e l’agenda culturale del nostro Paese e dell’Europa.
ARTE E FISCO
“Il tavolo su Art Bonus e nuove fiscalità per l’arte ha riflettuto in modo produttivo sulle possibilità che nuovi strumenti fiscali possono offrire non solo al commercio, ma anche alla valorizzazione e alla produzione dell’arte contemporanea, intesa come sistema”, spiega Silvia Simoncelli che l’ha moderato “a partire da evidenti disparità in materia di imposizione fiscale, come nel caso dell’IVA in importazione, in Italia il doppio rispetto a paesi come Francia (5,5%) e Gran Bretagna (5%), che dovrebbe venir ridotta per facilitare l’internazionalizzazione del nostro mercato con conseguenti benefici anche per gli operatori nazionali. A ciò fa seguito la mancanza di incentivi per l’acquisto di opere d’arte, che ad esempio in Francia sono riservati a quanti acquistino opere notificate oppure opere di autori viventi, impegnandosi ad esporle al pubblico per almeno quattro anni. L’Art Bonus, di recente introduzione, è certamente uno strumento importante che ha dato positivi risultati, e potrebbe essere modificato per offrire sostegno oltre che alla conservazione e al restauro di beni e luoghi di cultura pubblici, anche alla produzione di nuove opere o mostre, continuando a premiare la funzione pubblica degli interventi, ma diventando in questo modo anche uno strumento di progettazione culturale in cui pubblico e privato possono virtuosamente cooperare”.
SPONSOR E COMUNICAZIONE
Secondo Francesca Colombo che ha moderato il tavolo di lavoro Arte contemporanea: sponsoring e comunicazione, “la sponsorship oggi richiede la costruzione di una partnership e una forte condivisione dei valori, in cui è fondamentale la figura del “mediatore” tra i diversi attori; il fundraiser è una professione vera e propria che deve capire, rispettare e conoscere il prodotto “artistico” e saper così costruire e mantenere una relazione con lo sponsor. Nella costruzione di una sponsorship è importante riuscire a lavorare con e sul territorio, facilitare la costruzione di una rete locale ma anche nazionale”. Come era già emerso a Prato, sarebbe interessante qualificare la committenza non solo con la classica distinzione pubblico o privato ma anche “soggetto di interesse pubblico”, secondo una griglia di valutazione dettata dal Ministero con delle metriche (ad esempio, valutare l’impatto economico, la comunicazione, il rapporto con territorio e la capacità di fare rete con altre realtà). Questa valutazione porterebbe l’istituzione privata a entrare nell’interesse pubblico per ottenere benefici (anche finanziari) e ottenere credibilità. Forte la necessità di formazione del management a livello pubblico e all’inserimento di nuove professionalità capaci di rapportarsi con il privato.
MUSEI E GOVERNANCE
Al tavolo di Ilaria Bonacossa, Nuovi modelli di governance per i musei d’arte contemporanea, sono state sollevate molte questioni: “dov’è la differenza reale tra le molteplici ibridazioni nelle forme di governance dei musei privati d’arte contemporanea in Italia cofinanziati da fondi pubblici e musei e fondazioni pubblici finanziati al 60%/80% da fondi privati? Dove risiede l’autorità in un modello di governance mista? Come si ottiene la stabilità? Come si regola il rapporto con gli sponsor? Come si pone un limite alle richieste delle parti e come le si rende partecipi del processo? Quanto i diversi attori sono disposti a cedere?” Tra le affermazioni più interessanti emerge che “le forme di governance variano in funzione del luogo, delle specialità del museo e del momento storico. Non esiste una forma ideale e statica. La centralità sono i cittadini, i reali stakeholders del museo, il centro di diritti e doveri… La progettazione della governance è successiva, prima deve essere chiara la mission! Ed è necessaria l’indipendenza tra i gli organi, il presidente, il direttore, i membri del comitato scientifico”.
UN’AGENZIA PER L’ARTE CONTEMPORANEA?
La discussione al tavolo che si interrogava sulla possibilità e opportunità di proporre la costituzione di una Agenzia per l’arte contemporanea – che ha curato chi scrive – è stata accesa, combattuta. Tutti d’accordo nel sostenerne l’effettiva utilità, sottolineando come sia ora il momento opportuno di lanciarla con l’obiettivo principale di promuovere l’arte italiana all’estero. Se venisse effettivamente costituita quale organismo pubblico/privato, gli effetti sarebbero molteplici, dalla razionalizzazione delle risorse al progressivo rafforzamento della presenza degli artisti italiani in contesti qualificati internazionali, dalla maggiore efficacia dei premi alla reciprocità degli scambi culturali con istituzioni simili in altri Paesi. Le difficoltà nascono quando ci si chiede se e quali altri compiti dovrebbe avere, quali attività proporrebbe sul territorio italiano, che tipo di struttura avrebbe senso darle, dove sarebbero reperite le risorse. E soprattutto chi dovrebbe dirigerla. Molto chiara, invece, la rivendicazione degli artisti di esserci: se l’obiettivo è la loro crescita, è necessario e opportuno che ne facciano parte e che anche loro ne siano responsabili.
Antonella Crippa
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