Utilizzazione artistica di materiale protetto: quando è legale?
Che cosa succede quando un artista utilizza opere preesistenti per creare un nuovo lavoro? E in cosa consiste il fair use? Le risposte di Raffaella Pellegrino, avvocato esperto in proprietà intellettuale.
Una pratica artistica molto diffusa è quella di utilizzare opere o elementi artistici preesistenti per la creazione di nuove opere d’arte. Gli esempi sono numerosi: si va dalla mera condivisione di principi riconducibili a un determinato movimento artistico e il conseguente utilizzo di canoni artistici condivisi, alla riproduzione ed elaborazione creativa di opere o di parti di opere altrui all’interno di nuove creazioni. Sul piano giuridico si può parlare, nel primo caso, di utilizzazione di elementi di pubblico dominio, in quanto tali liberamente utilizzabili da chiunque; nel secondo caso, di possibile violazione del diritto d’autore e di opere che possono presentare delle “criticità”.
I casi portati all’attenzione dei giudici sono numerosi, più o meno noti. Un caso giurisprudenziale recentemente definito con sentenza del giudice distrettuale di New York (luglio 2019) è quello che ha visto coinvolti la Fondazione Andy Warhol e la fotografa Lynn Goldsmith per (presunta) violazione dei diritti d’autore su alcune fotografie realizzate dalla Goldsmith e utilizzate da Andy Warhol per la creazione delle Princes Series. Il tema principale oggetto di esame è se l’uso delle fotografie da parte di Warhol nell’ambito di autonome e iconiche creazioni artistiche costituisce violazione del diritto d’autore della fotografa oppure se la condotta di Warhol è lecita in base al fair use.
Secondo la dottrina americana del fair use, l’uso di materiale protetto per determinati fini (critica, insegnamento ecc.) non costituisce violazione del diritto d’autore quando ricorrono quattro condizioni, da accertare caso per caso. Per stabilire se l’utilizzazione di opere altrui senza il preventivo consenso è libera occorre esaminare in concreto i seguenti fattori: lo scopo e il tipo di uso, incluso l’uso eventualmente commerciale o per fini educativi senza fini di lucro; la natura dell’opera protetta da copyright; la quantità di opera utilizzata (utilizzazione di tutta l’opera o di parte di essa); l’effetto dell’uso sul mercato potenziale o sul valore dell’opera protetta da copyright.
FAIR USE OPPURE NO?
Al termine del procedimento, sulla base di una valutazione complessiva dei predetti fattori, il Tribunale distrettuale ha accertato che Andy Warhol non ha violato il copyright della fotografa Goldsmith, poiché giustificato dall’eccezione di fair use di contenuti protetti altrui.
Questa sentenza si pone nel solco di un orientamento interpretativo statunitense secondo cui queste forme artistiche sono lecite in base al fair use. Malgrado la riaffermazione di tale orientamento, si tratta di casi di non facile e certa soluzione: basti pensare alla controversia tra il fotografo francese Patrick Cariou e l’artista Richard Prince, condannato per violazione del diritto d’autore, non sussistendo le condizioni per il fair use.
Un aspetto non esaminato da questa sentenza è quello relativo all’immagine della persona fotografata, che costituisce una posizione giuridica da prendere in esame. In altre parole, quando si utilizzano ritratti fotografici di terzi, anche se per fini artistici, occorre chiedersi se sia necessario o meno il consenso della persona fotografata, unitamente all’eventuale consenso del fotografo che ha realizzato lo scatto.
Ancora una volta la soluzione è affidata all’applicazione della legge, ma soprattutto all’esame del caso concreto e delle tante sfumature che possono rendere imprevedibile l’esito di una causa.
‒ Raffaella Pellegrino
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #53
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