Il bollettino di Art Brussels 2017 in nomi e cifre. Ottime vendite e feedback positivi
Chi ha venduto e con quali incassi, chi è passato dagli stand e chi ha apprezzato davvero. La fiera belga che punta sull’arte contemporanea tira le somme dell’ultima edizione. E non nasconde l’orgoglio.
Chiude con un bilancio ottimo questa edizione di Art Brussel: 35 anni di lavoro, per radunare nella capitale del Belgio il meglio del sistema dell’arte internazionale, confermandosi via via come una delle fiere leader in Europa per il settore del contemporaneo. Qualità delle proposte, livello di internazionalità, presenza di un collezionismo attento e consapevole: la triangolazione perfetta, intorno a cui costruire una struttura autorevole, una buona impaginazione, un’avvincente proposta culturale.
ARTISTAR, ISTITUZIONI E SUPER COLLEZIONISTI
Sciorinati alcuni dei nomi top, presenti nel parterre dei collezionisti, vero nutrimento di ogni fiera che si rispetti: dai belgi Mimi Dusselier, Frédéric de Goldschmidt, Alain Servais e Olivier Gevart, ai tedeschi Dimitris Daskalopoulos, Sandra Hegedüs e Dorith Galuz, Axel Haubrok; da Robert e Renee Drake, con base a L’Aia, agli americani Michael e Susan Hort, fino al brasiliano Pedro Barbosa. Ma importante, nel feedback delle gallerie, l’incontro con nuovi volti, giunti soprattutto da USA, Regno Unito, Hong Kong, Australia, Turchia, Monaco, Svizzera, Grecia e Francia. Un portafogli clienti che cresce, con flussi intercettati a ogni altitudine, è una dote che da sola vale l’investimento per una grande fiera.
Preziosa anche la presenza di rappresentanti istituzionali, interessati ad acquisizioni o a compulsare stand in cerca di talenti: dal Presidente e dal Direttore del Centre Pompidou, Serge Lasvignes e Bernard Blistène, al Direttore del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Fabrice Hergott; dalla direttrice dello Stedelijk Museum, Beatrix Ruf, al direttore di WIELS Dirk Snauwaert; dal Direttore dello S.M.A.K., Philippe Van Cauteren, al gruppo dei mecenati privati del Palais de Tokyo, il Tokyo Art Club.
Notevole poi il via vai di artisti, con nomi d’eccellenza come Laure Prouvost, Kris Martin, Kendell Geers, Waseem Ahmed, fino alla fotografa sessantenne Dirk Braeckman, che rappresenterà il Belgio alla 57° Biennale di Venezia.
GLI HIGHLIGHT DELLE VENDITE
Infine, un elenco di alcuni tra gli acquisti più importanti registrati fra il 21 e il 23 aprile 2017. La galleria di Axel Vervoordt – il super magnate di Anversa, che si appresta a inaugurare a Venezia l’ultima mostra della straordinaria serie esposta a Palazzo Fortuny – ha venduto per 60,000 € un lavoro di Ryuji Tanaka, artista dello storico movimento giapponese Gutai, di cui il collezionista/imprenditore/gallerista è un appassionato conoscitore, mentre la locale Rodolphe Janssen ha piazzato a un mega collezionista europeo, per 95,000 $, un dipinto di Sean Lander: entrambi per la sezione Rediscovery.
Nella sezione Solo spicca il colpaccio portato a segno dalla parigina Galerie Mitterand, che – tra le varie vendite chiuse, con cifre fino a 50.000 € – festeggia quella di un raro pezzo del 1967 di Niki de Saint Phalle, dato via a un prezzo che si attesta tra i 150,000 e i 200,000 €: ad acquistarlo proprio un nuovo collezionista conosciuto ad Art Brussels. Champagne stappato e application benedetta: “È l’anno migliore”, ha dichiarato la galleria, “in termini di vendite e di nuovi contatti”.
Per i sales highlights della sezione Prime, brinda innanzitutto la londinese Robilant + Voena, che ha venduto una tela di Julian Schnabel a un collezionista belga, incassando circa 500,000 £: per la galleria londinese (con sede anche a Milano e St. Moritz) era la prima volta ad Art Brussels. E il sospetto è che non sarà l’ultima.
La newyorchese Tina Kim Gallery, che era invece alla sua seconda presenza, torna in America con un bottino che si aggira tra i 180,000 e i 200,000 €, solo per una tela di Ha Chong-Hyun, mentre la New Art Centre di Salisbury saluta con gioia opere di big come Edmund de Waal, Phyllida Barlow e Anthony Caro, venduti a cifre che si aggirano intorno ai 150,000 € ciascuno. Il commento? Entusiasta, per gli incassi ma anche – dettaglio che fa la differenza all’occhio esperto – per l’attenzione generale dimostrata da chi passa, chiede, compra: “Come sempre la qualità è molto alta, rispetto al livello delle domande e all’interesse. È molto tipico del Belgio, le persone prendono molto tempo per guardare, ascoltare e parlare del lavoro. Una cosa che dà soddisfazione perché ti fa sentire che il lavoro sta andando in ottime collezioni, il che è molto importante per i nostri artisti”.
Non è un caso se il New York Times ha parlato di una “presenza di spicco nell’affollata scena dell’arte globale”: Art Brussels procede spedita e difende, con sempre maggiore incisività, la sua posizione nel gotha della grandi fiere internazionali. Tra le voci migliori dal cuore dell’Europa che muove talenti ed economie.
– Helga Marsala
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