Non solo Fiac. A Parigi l’Outsider Art Fair, la fiera dedicata all’Art Brut e agli “irregolari”
Durante l’art week parigina, collateralmente alla chiacchierata e battuta Fiac, si svolge una fiera rivolta alle opere e agli autori sui quali, di solito, non sono puntati i riflettori dello star system del mondo dell’arte. Si tratta della Outsider Art Fair, la fiera dedicata all’Art Brut e agli artisti irregolari. Ecco il nostro racconto.
Dopo le prime due edizioni del 2013 e 2014 all’Hotel Le A in Rue d’Artois, per il terzo anno consecutivo la versione europea dell’Outsider Art Fair ha sede all’Hotel du Duc in rue de la Michodière. L’evento parigino, costola della fiera madre che si tiene tutti gli anni in gennaio a New York, ha moltissimi seguaci: lo si è visto nella giornata del 19 ottobre, in occasione dell’anteprima riservata al pubblico speciale – art advisor, critici, direttori di museo, opinion leader, collezionisti selezionati e immancabili VIP –, e più tardi al vernissage, affollatissimo fino alla chiusura delle ore 22.
LA FIERA DEDICATA ALL’ARTE LONTANA DAI RIFLETTORI
Certamente, se si visita la fiera dopo essere stati alla Fiac, che si svolge contemporaneamente, si può avere l’impressione di un mondo ristretto, al limite dell’incomprensibilità. L’Outsider Art Fair, in gergo OAF, è per specialisti, è per chi in questo universo “altro” dell’arte ci crede e lo fa crescere. Si potrebbe dire che si tratta apparentemente di artisti figli di un dio minore, perché gli autodidatti (self-taught), naif, folk, al limite della follia o apparentemente tali, ancora faticano a entrare nel mondo dell’arte tout court e, in genere, sono ben più abbordabili come prezzi. In un certo senso, non si è andati poi così avanti rispetto ai dibattiti che si svolgevano nei primi decenni del secolo scorso, quando i vari Prinzhorn, Morgenthaler e lo stesso Dubuffet si battevano per la piena titolarità degli artisti spontanei o privi di condizionamenti, esterni al mercato ufficiale dell’arte. Perciò si spiega il senso di una piattaforma dedicata, purtroppo ancora poco pubblicizzata, ma che annovera quest’anno 34 partecipazioni internazionali, dagli Stati Uniti alla Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania, Olanda, Lussemburgo, Belgio, Russia, Giappone e persino Haiti. L’Italia dice la sua con tre gallerie: Maroncelli 12 di Milano, Rizomi_Art Brut di Parma e M&M Gallery di Genova.
LE GALLERIE PARTECIPANTI ALLA FIERA
La sede dell’Outsider Art Fair, l’Hotel du Duc in stile Art Nouveau, con le sue magnifiche scale, gli specchi, gli stucchi, i lampadari e i pavimenti di legno dipinti di nero, ricrea sui suoi due piani dal sapore rétro un ambiente intimo, che porta il visitatore a sentirsi a proprio agio, parte di una stessa comunità. Da segnalare, al primo piano, in due stand consecutivi, le gallerie Andrew Edlin, organizzatrice della fiera, e Cavin-Morris, entrambe da New York. In questa seconda, condotta dalla celebre coppia Shari Cavin e Randall Morris, si possono trovare opere dell’ormai classico artista di strada Bill Traylor, ma anche di Yoshiyaso Hirano, Joseph Yoakum, J.B. Murray o Luboš Plný. La Fabuloserie, Parigi, presenta sculture in legno di artisti diversi, e da Art Naive, Mosca, si nota l’allestimento che sfrutta al massimo le pareti. Lemétais, Saint Sever du Moustier, mostra pezzi di Mina Mond, un’artista che, in carne e ossa, è una vera opera d’arte che si aggira per la fiera.
GLI ARTISTI E LE QUOTAZIONI
Da non perdere la Galerie du Marché, Losanna, con classici da museo come Aloïse (sui 6mila euro), Madge Gill, Scottie Wilson (dai 3 ai 4mila euro), Johann Hauser (intorno ai 30mila), Johann Fischer, Josef Wittlich e, per la prima volta, le architetture di Diego. Norman Brosterman, New York, colpisce con le Cartes a jouer illustrées di Gil Batle, una serie di carte da gioco di piccolissimo formato, fatte in prigione con un’iconografia dettagliata che, in forma cifrata, parla a detenuti di gruppi diversi: sono da guardare con la lente, messa a disposizione del pubblico. Polysémie, Marsiglia, porta una carrellata di artisti francesi di spicco, come Izabella Ortiz, Evelyne Postic, David Abisror e Jean-Pierre Nadau. M&M, Genova, viene giudicata la migliore galleria in fiera, a parere di una nota critica del New York Times e di Art Forum: è la sola a esporre opere di Davide Mansueto Raggio, certificate dall’unico museo di Outsider Art in Italia – il Museo-Attivo delle Forme Inconsapevoli di Genova-Quarto –, e lancia definitivamente l’artista moldava Kuffjca Cozma, dall’inquietante segno labirintico. Qui si evidenziano anche i lavori dell’argentina Julia Sisi, con i suoi intricati ritratti, del serbo Joškin Šiljan, del belga Julien Friedler, psicanalista e pittore, degli italiani Kikko e Bibesco e di alcuni artisti dell’atelier Diblu di Melegnano (MI).
DALLA BIENNALE DI VENEZIA ALLA FIERA PARIGINA
Al secondo piano, ha molto successo il Creative Growth Art Center, Oakland, soprattutto con i due artisti attualmente esposti alla Biennale di Venezia, nell’Arsenale: Judith Scott (qui una sua opera del 2003 è stata venduta a 46mila e 500 euro) e Dan Miller (in vendita a 11mila). Da osservare con attenzione anche la serie dei Plains Indian Ledger Drawings, i disegni ottocenteschi degli indiani d’America, una vera rarità, da Donald Ellis, New York, e la personale di Greg Haberny, prodotto di una melting art ossessiva, che interseca memoria personale e collettiva, da Catinca Tabacaru, New York. Lo spazio curatoriale è dedicato a Daniel Cordier e l’Outsider Art, mentre i più interessati ad approfondire questo mondo, per tanti ancora misterioso o oscuro, troveranno saggi, cataloghi e riviste specifiche negli spazi di Halle Saint Pierre, Raw Vision e Artension.
– Linda Kaiser
Parigi // fino al 22 ottobre 2017
Outsider Art Fair Paris 2017
Hôtel du Duc
22, rue de la Michodière
[email protected]
http://fr.outsiderartfair.com/
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