Arte Fiera Bologna ai nastri di partenza: ecco tutte le anticipazioni dalla prossima edizione
È di buon umore Angela Vettese nel presentare la 42a edizione di Artefiera, rassegna che vanta il primato della più lunga tradizione in Italia e che anche quest'anno si pone l'obiettivo di dilagare nell'intera città di Bologna grazie al programma Art City. Prima che i padiglioni fieristici aprano i battenti, vi sveliamo le novità del 2018, con qualche anticipazione
La volontà è quella di far dialogare l’arte contemporanea con una città italiana che ama il sapere, Bologna “la dotta”, ma anche di mettere in mostra un’Italia vista come luogo dove succedono cose belle. Sono queste le linee guida di Angela Vettese, direttore artistico, che apre il suo discorso in conferenza stampa sottolineando il brulichio di interesse che ha sollevato quest’anno la storica manifestazione, tanto da attirare non solo i consueti sponsor, ma anche – per fare un solo esempio – Fondazione Carisbo la quale ha stanziato ben 50 mila euro per il Fondo Arte Fiera, destinato delle nuove acquisizioni. Parole “prosaiche”, ma “spesso la prosa spiega la poesia”, come dichiara la direttrice. E la “poesia” allora si dispiega nelle 150 gallerie – non grandi numeri rispetto a edizioni “ciclopiche”, e con una presenza spiccatamente italiana – che parteciperanno alla fiera che aprirà il 2 febbraio nella città felsinea. Ma anche nei 30 stand della sezione “Città della stampa” dedicati all’editoria, qui non è rappresentata solo da riviste di settore ma anche da opere pubblicate, dal “ben fatto” italiano, addirittura da manufatti di pregio.
UN CONVEGNO UNIVERSITARIO
E poi un convegno internazionale intitolato Tra mostra e fiera: entre chien et loup, organizzato in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia, dove insegna la Vettese, e l’Università di Bologna e durante il quale si svolgeranno importanti interventi sui due ambiti protagonisti che necessariamente si intersecano e dialogano continuamente. Nel mondo ogni 15 giorni apre una fiera d’arte contemporanea: a Bologna però la fiera non si limita a un’area definita e dedicata, perché le gallerie sono state chiamate a portare in alcuni luoghi pubblici significativi opere di grande impatto, in ambienti suggestivi e dal forte richiamo non solo per gli operatori del settore ma anche per i cittadini. Si tratta del progetto Polis/Artwork a cura di Nicolas Ballario, mentre nei padiglioni veri e propri ci si potrà orientare tra le varie sezioni pensate per offrire un panorama variato, mescolato e dalle proposte ibride: Main Section + Modernity è dedicata alle gallerie di arte moderna e contemporanea, mentre Solo Show propone in particolare mostre monografiche su singoli artisti. Nueva vista, a cura di Simone Frangi, pone l’accento sulle gallerie che operano con artisti emergenti, e ancora si può trovare la sezione Photo, evidentemente dedicata al lavoro fotografico, ma non manca la presenza di una galleria “effimera” – Galerie – che tratta esclusivamente di opere d’arte immateriali e performance.
IL RUOLO DEI GALLERISTI OPERATORI CULTURALI
Cosa dovrebbe emergere da tutto ciò, secondo i desiderata del direttore artistico? Il ruolo dei galleristi, che non possono più essere considerati solo commercianti, ma veri e propri mediatori che offrono il meglio grazie alla loro competenza e alla loro dedizione. A Lorenzo Balbi – direttore artistico MAMbo e di Art City – è invece affidato il compito di progettare il programma comunale che coinvolge dieci location non convenzionali e che vede come special guest Vadimir Zakharov, con la performance Tunguska Event, History Marches on a Table, ideata per il centenario della Rivoluzione Russa e messa in scena negli spazi dell’ex GAM. Gli altri nove eventi istituzionali invaderanno letteralmente Bologna – in questo “inverno russo” rappresentato anche dalla mostra Revolutja in corso proprio al MAMbo – e grazie all’ingresso gratuito e alla distribuzione di cataloghi con testi di avvicinamento e di mediatori culturali, intendono coinvolgere i cittadini in un discorso polifonico di arte contemporanea urbana. E potranno anche dare qualche risposta a una questione pensata da Angela Vettese: “cosa è capitato in termini ideologici nell’epoca post-ideologica?”. Dal binomio mercato-cultura proposto dalla fiera il panorama si estende quindi alla scoperta di location inaspettate, di orari di apertura prolungati, di proposte in doppia lingua, di un’idea di arte con un ruolo sociale e politico, oltre che di vere e proprie feste per presentare i programmi museali del 2018. Bologna la dotta, Bologna la grassa, si prepara all’arte contemporanea e jntende delineare un format che organizzatori e dirigenti ritengono essere la strada giusta per gli anni a venire.
– Marta Santacatterina
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