ARCOmadrid: l’italiana Ilaria Gianni firma con Stefanie Hessler la sezione Opening. L’intervista
Abbiamo incontrato Ilaria Gianni per chiederle in anticipo come sarà la sua Opening, la sezione giovane curata a quattro mani con Stefanie Hessler, nell’ambito di ARCOmadrid, dal 21 al 25 febbraio nella capitale spagnola.
Opening è da sempre ad ARCOmadrid (21- 25 febbraio) lo spazio della scoperta, delle giovani proposte, la sezione della fiera ARCOmadrid riservata alle gallerie under seven, con una traiettoria recente. E senza dubbio una delle iniziative commissariate che caratterizzano maggiormente la direzione di Carlos Urroz. Quest’anno Opening ospita 19 gallerie provenienti da 13 Paesi, che presentano uno o due artisti al massimo scelti fra i giovani emergenti e più innovatori della scena internazionale, alcuni dei quali hanno creato opere espressamente per la fiera madrilena. Ilaria Gianni (Roma, 1979), commissaria indipendente attualmente impegnata come guest curator all’Accademia Americana di Roma per l’appuntamento annuale Cinque Mostre e a suo agio nel mondo delle fiere per l’esperienza di Granpalazzo, è stata chiamata a Madrid ad affiancare la tedesca Stefanie Hessler (1987) nella selezione delle gallerie partecipanti.
Come nasce l’incontro professionale con Stefanie Hessler?
Per caso, non ci conoscevamo affatto. La direzione artistica di ARCOmadrid sceglie ogni anno una coppia di commissari, ciascuno con un incarico biennale. Il fatto intelligente è che si tratta di una sorta di staffetta: Stefanie ha firmato già l’edizione scorsa di Opening con un altro commissario, Juan Canela; ha maturato perciò un’esperienza organizzativa sul campo che ora sta trasmettendo a me. A mia volta, poi, l’anno prossimo verrò affiancata da un nuovo commissario scelto dalla direzione.
Qual è la presenza italiana in Opening 2018?
Abbiamo invitato solo uno spazio espositivo italiano, Car Drde di Bologna, che con entusiasmo debutta in Spagna. È una galleria con un giusto equilibrio fra artisti nazionali e internazionali, di una generazione compresa tra i 30 e i 50 anni; a Madrid propone opere dell’italiano David Casini insieme con la californiana Alexis Teplin. Tra le straniere, invece, la londinese Copperfield espone lavori di Rä di Martino, artista italiana nota anche per la regia cinematografica, e da Madragoa, la galleria di Lisbona fondata dall’italiano Matteo Consonni, sono presenti opere del torinese Renato Leotta. In generale, però, è stato complicato trovare giovani gallerie italiane interessanti che non avessero già altri progetti economici per il 2018.
La vostra linea curatoriale è orientata alla promozione della performance. Ha influito nelle vostre scelte il ritorno dell’atto artistico dal vivo nella recente Biennale di Venezia?
Assolutamente no. A entrambe interessano la performance e la trasformazione come pure forme di linguaggio artistico. L’azione dal vivo presuppone tutta una serie di cambi anche nel tipo di ricezione e nella forma di documentazione a posteriori, attraverso la raccolta di testimonianze orali e scritte. La performance in una fiera è molto difficile da vendere: la sfida è stata proprio quella di chiedere alle gallerie di presentare opere di carattere performativo, che potessero andare incontro a un processo di trasformazione. Alcuni hanno accolto i nostri suggerimenti con entusiasmo, altri avevano programmi diversi in mente. Il nostro obiettivo è stato quello di stimolare i galleristi a presentare a Madrid opere che rappresentino la trasformazione, che possano cioè cambiare di significato nel tempo e a seconda del contesto in cui si trovano. Si tratta anche di una sfida al sistema del mercato dell’arte e ai musei, impegnati a trovare le migliori soluzioni per conservare per la memoria dei posteri un atto artistico dal vivo, in trasformazione.
Un bilancio in anticipo sull’apertura della fiera madrilena?
È stata finora un’esperienza molto positiva e stimolante, non solo per la sintonia sperimentata con Stefanie, ma anche per tutto l’appoggio e la collaborazione ricevuti dallo staff di Arco, diretto da Carlos Urroz. Spero solo, per l’anno prossimo, di poter portare a Madrid una partecipazione più consistente di gallerie e di artisti italiani.
– Federica Lonati
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