FIAC 2018. I 10 migliori stand dalla fiera madre di Parigi
Abbiamo selezionato per voi i 10 migliori stand della fiera FIAC. Ecco la nostra selezione
Ve lo dicevamo l’anno scorso, lo ripetiamo a maggior ragione quest’anno: il momento non è entusiasmante. Non lo è per Frieze a Londra, non lo è nemmeno per FIAC a Parigi. E se l’anno scorso avevamo comunque notato un livello maggiore nella fiera francese, quest’anno i giochi si fanno sostanzialmente alla pari – ma al ribasso (un esempio lampante: lo stand-mercatino di una corazzata come Perrotin). Ciò detto, si tratta comunque dei due maggiori eventi europei dell’autunno, e i più importanti dell’anno insieme ad Art Basel. Però Parigi deve darsi nuovamente una svegliata: uscire dal (comprensibile) timore dettato dalla situazione geo-politica e guardare avanti. Dovrà comunque farlo, visto che il Grand Palais sarà chiuso dal 2020 al 2023. Ma i segnali dovranno arrivare sin dalla prossima edizione. Certo non sarà facile, ma la straordinaria struttura pone problemi annosi e impattanti: ad esempio, quello della luce naturale che, se insistente come in questi primi giorni, ha effetti importanti sulla fruizione (ombre nette, assenza quasi totale di video ecc.); c’è poi la questione logistica, con le gallerie poste al primo piano che hanno i magazzini al piano interrato, e di ascensori nemmeno l’ombra. E appunto c’è la questione dei due piani: lo spazio è ridotto, le fiere sembrano essere due, parecchio differenti l’una dall’altro (stendiamo un velo pietoso sulla micro-sezione FIAC Design: si scelga se farla e assegnarle la dignità che merita, oppure si consideri chiuso l’esperimento). Ora però diamo spazio ai 10 booth che ci hanno maggiormente convinto.
–Marco Enrico Giacomelli
303 GALLERY
Probabilmente il miglior stand di tutta la fiera. Una personale di Alicja Kwade che parte dalle discrete graffette dorate applicate sulle pareti e si espande con il padiglione grahamiano al centro dello spazio. E anche le sculture a terra, di ridotte dimensioni, “funzionano” meglio rispetto alla grandeur vista all’ultima Biennale di Venezia. (Trovate un altro suo bel lavoro nello stand di Kamel Mennour.)
GMURZYNSKA
La galleria di Zurigo-New York si aggiudica il premio dello stand più spettacolare. Già l’anno scorso aveva fatto scalpore, grazie al progetto di Karl Lagerfeld; in questo 2018 è stato invece affidato al designer Alexandre de Betak, che ha trasformato lo spazio in una stazione dei pompieri. E nel sancta sanctorum, dopo aver superato notevoli Burri e Miró, ci si trova al cospetto di un Giorgio de Chirico memorabile.
GAVIN BROWN
Non sbaglia un colpo, come al solito. Però stavolta non ha uno stand ultraconnotato scenograficamente. Il primo impatto è con le grandi e coloratissime tele di Alex Katz. Oltrepassate le pareti divisorie, si apre un rude stand black, con all’apice l’opera di Arthur Jafa che vedete qui sopra.
VICTORIA MIRO
La luce si riflette sulle lunghe vetrate che proteggono un’ampia teca. All’interno, ceramiche coloratissime in svariate fogge, mentre alle pareti risaltano grandi e complicati arazzi. Spiazza e suscita interesse il solo show di Grayson Perry messo in scena da Victoria Miro.
SALON 94
In generale, i solo show sono quelli che funzionano. Naturalmente se artista e opere reggono la sfida. Pollice recto per Salon 94, che a Parigi ha portato Huma Bhabha: un totem a fare da pivot e, tutt’intorno, preziosi collage.
GAGOSIAN
Della serie “mi piace vincere facile”. Il padre di tutte le “megas” sceglie in maniera piuttosto inedita l’effetto wow, puntando tutto su un’enorme installazione di Katharina Grosse, Ingres Wood, adattamento fieristico dell’intervento pensato per Villa Medici a Roma.
PACE
Fra le tante sedi di Pace ci sono Hong Kong e Beijing. Qualche ragione dunque c’è se la scelta per questa fiera parigina è stata cinese, tuttacinese: una mezza dozzina di nomi, opere di ottimo livello, per un booth che potrebbe essere (finalmente) un buon Padiglione Cina alla Biennale di Venezia.
FERGUS MCCAFFREY
Anche in questo caso, la ragione c’è: la galleria di nascita newyorchese ha infatti una sede a Tokyo. E quindi ha un senso lo stand presentato a Parigi: una retrospettiva sul Gruppo Gutaiche potrebbe stare tranquillamente in un piccolo museo. Con opere degli anni “giusti” di autori come Kazuo Shiraga,Toshio Yoshida, Sadamasa Monotagae Akira Kanayama.
ANNE DE VILLEPOIX
C’è poco da fare: il primo piano del Grand Palais è di una monotonia clamorosa. Fortuna che c’è almeno Anne de Villepoix a dare un tocco di colore: l’unica a pittare le pareti del proprio booth, e di un bell’arancio che è un toccasana per la soglia d’attenzione. E le opere di Derrick Adams si conquistano un posto nella memoria. È il marketing, bellezza!
P420
Con il più classico dei last but not least, chiudiamo questa selezione (che non è una classica, si badi bene!) con una galleria italiana. I tenaci e valenti bolognesi di P420 colgono per l’ennesima volta il punto, costruendo uno stand tutto giocato sulla doppiezza e la simmetria di opere e allestimento. Raffinatissimo, anche e soprattutto grazie alle opere di Irma Blank e Paolo Icaro.
– Marco Enrico Giacomelli
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