Artissima 2018. Ecco i migliori stand della fiera torinese secondo noi
È entrata nel vivo la venticinquesima edizione della fiera, tra grandi nomi del mercato e realtà emergenti. Ecco a voi una selezione dei nostri booth preferiti
Nel primissimo giorno di apertura dell’edizione di Artissima che segna il primo quarto di secolo della fiera, le opinioni di galleristi, addetti ai lavori e visitatori sono suonate abbastanza contrastanti, e vedremo nei prossimi giorni come sarà l’andamento delle vendite. Da una parte viene sollevata la questione di un gusto “sempre più lontano dal gusto”, ma prigioniero delle dinamiche del mercato ai suoi livelli più alti, con una conseguente e crescente difficoltà per i giovani artisti di emergere. Per altri versi invece si osserva una spinta positiva da parte di alcune realtà emergenti ma anche affermate, che fronteggiano l’establishment con prezzi interessanti (forse si va verso un collezionismo più giovane?) e ricerche che riconfermano l’indole innovatrice di Artissima, che da sempre si professa sostenitrice di un collezionismo attento alla ricerca, all’innovazione, al guardare avanti senza tralasciare il passato. Nella miriade di allestimenti, opere e installazioni che nella prima giornata hanno bombardato il nostro campo visivo, tra grandi nomi del mercato e realtà emergenti, ecco i booth che più ci sono piaciuti.
ISABELLA BORTOLOZZI – BERLINO
Lo stand più scenografico (forse penalizzato dalla collocazione prossima all’entrata della fiera), giocato sul dialogo tra piccoli, materici dipinti di Oscar Murillo realizzati ad hoc e le inquietanti sculture di teste di Jos de Gruyter & Harald Thys, il duo che rappresenterà il Belgio alla prossima Biennale di Venezia.
BWA WARSZAWA – VARSAVIA
Convince l’allestimento del progetto Sztama/Shtamah dell’artista Ewa Axelrad, a partire dall’installazione Shtamah#2 ( 2017), che non passa inosservata con i bastoni portabandiera posizionati in sequenza a diverse altezze. Da quest’opera si innesca la tematica del progetto, incentrato sul significato del gruppo, della tribù e dei suoi possibili sfoci in nazionalismo, o violenza travestita da istituzione.
UMBERTO DI MARINO – NAPOLI
La galleria napoletana propone un interessante mix di autori e media, dalla ceramica al metallo, dalla pittura alla fotografia, che funzionano tra loro anche attraverso cromie complementari. Particolarmente interessanti l’opera-teca Inclusio di Eugenio Tibaldi e una piccola, misteriosa scultura in bronzo che spunta dal muro, Soap, di Francesca Grilli.
FRUTTA
Senza dubbio lo stand più sdrammatizzante, e anche funzionale, di tutta la fiera. Qui l’artista Gabriele de Santis ha installato tra vivaci assemblamenti di pezzi di plexiglass colorati, un piccolo bar che fa già concorrenza a quello istituzionale della fiera. I soldi dei caffè aiutano la produzione di opere di un giovane gruppo di artisti. Capofila dei lavori quello dal brillante slogan “Un giovane artista è per sempre”…
DASTAN’S BASEMENT – TEHRAN
Lo si potrebbe definire un “allestimento sentimentale”: se si analizzano i disegni su carta in mostra, ci si imbatte nella storia personale dell’artista iraniano Nariman Farroki, della sua condizione di sordomuto e delle implicazioni di questa condizione nella quotidianità.
GILDA LAVIA – ROMA
Una ricerca efficace tradotta in uno stand dal pavimento in creta che evoca uno scenario post apocalittico realizzato dall’artista slovacca Petra Seriancova, in dialogo con il lavoro di Pamela Diamante e le sue immagini fotografiche che affiancano opere d’arte a scene di disastri naturali.
GUIDO COSTA – TORINO
Una ricerca sofisticata e di impatto: lo stand lavora intorno all’idea di corpo attraverso immagini molto forti e significative: dal corpo piegato dalla vecchiaia di John Currin ai frammenti di corpo di Manuele Cerutti, dal corpo deformato di Boris Mikhailov al corpo matto di Diane Arbus, fino al corpo che non è più corpo di Chiara Fumai.
CLIMA – MILANO
Lo stand della giovane galleria milanese è catalizzatore di sguardi curiosi, complice il grande e coloratissimo arazzo di Matteo Nasini, Principio Selvatico, opera tessuta a mano attorno a cui si sviluppa un giardino di lavori dal sapore (in apparenza) primordiale, firmati dagli artisti Lisa Dalfino & Sacha Kanah e Andrew Ross.
SERVANDO ART GALLERY – HAVANA
Un booth semplice ma efficace che, sulle note di una musica cubana che alleggerisce per qualche istante i ritmi fieristici, presenta le fotografie a sfondo erotico di Leandro Feal in dialogo con un dipinto di grande formato (e sensualità) di Angel Ricardo.
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