Le prime immagini da Artissima a Torino: nei 25 anni della fiera
I primi scatti dai corridoi di Artissima nel secondo anno sotto la direzione di Ilaria Bonacossa. Tanta performance, progetti speciali e curatoriali
Secondo anno per Ilaria Bonacossa alla guida di Artissima. La fiera apre i battenti nel giorno di Ognissanti e nel 25esimo anniversario della manifestazione. C’è tanta performing arts non solo nel programma di Artissima Experimental Academy che presenta DAF Struttura ma anche tra gli stand, con opere e interventi partecipativi, azioni, interazioni. Non c’è una mostra curata, come fu per lo scorso anno con il Deposito d’Arte Italiana Presente, ma tanti progetti speciali: la mostra di Carol Rama, in collaborazione con Fondazione Sardi per l’arte, Artissima Junior, dedicata ai bambini e in collaborazione con Juventus, Alfabeto Treccani naturalmente con Treccani e Disegnare l’invisibile con Moleskine. Se ad un primo impatto si ritrova una atmosfera familiare girando tra i corridoi segnalati da strisce e pois colorati, è senz’altro da quest’anno che si nota maggiormente l’impronta della nuova direzione; non solo per ciò che riguarda Artissima, ma anche proprio per ciò che concerne il mercato. C’è un definitivo e importante ritorno della pittura, in passato la grande o semi assente in un appuntamento come questo; dall’altra parte una certa smaterializzazione degli interventi, in un equilibrio tutto sommato piacevole ed ecumenico tra tendenze antiche e nuove dell’arte. Ciò che mancano sono gli stand muscolari, mancano se non occasionalmente, le grandi installazioni: opere più intime, di dimensioni ridotte (anche con prezzi abbordabili, situazione ideale per i giovani collezionisti), cui però la fiera oppone un intensificarsi di sezioni curate come Sound alle OGR.
Una delle più affascinanti resta sempre Disegni, non solo per il rapporto che va a crearsi tra spettatore e gesto pittorico, ma soprattutto per la sempre alta qualità delle proposte. Interessante anche il bouquet delle New Entries, provenienti da Roma, da Londra, Budapest, New York e Luanda, tra le altre, con proposte tuttavia molto solide e che offrono una buona case history di ciò che accade a diverse latitudini. Giudicate voi. Intanto ecco le prime immagini.
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