Tutti i top & flop di Art Basel Miami Beach
Ecco cosa ci ha convinto e cosa no dell’art week in Florida. Dalle mostre ai musei, fino naturalmente alle fiere.
TOP-L’ICONA JUDY CHICAGO
Non solo la sua mostra personale, inaugurata all’Institute of Contemporary Art il 4 dicembre, è bella, ricca e ben allestita, ma è lei stessa a meritarsi il nostro convintissimo pollice in su, anzi due! A 79 anni, Judy Chicago mette ancora tutta l’energia e la passione di 40 anni fa nel fare della propria arte uno strumento di cambiamento sociale. È una delle artiste più iconiche di una generazione di donne il cui messaggio è ancora molto attuale.
TOP- UNA PAOLA PIVI CHE CONQUISTA (SEMPRE PIÙ) L’AMERICA
All’artista milanese è dedicata la mostra in corso da ottobre a marzo nel centralissimo The Bass. Paola Pivi, che vive e lavora principalmente in Alaska, non è nuova a personali americane ed è molto apprezzata dal pubblico USA. E l’artista ha avuto una presenza importante anche ad Art Basel dove la galleria Perrotin ha esposto i suoi orsi, allestendoli in modo molto efficace all’ingresso dello stand, disposti a creare un sontuoso e inquietante passaggio verso gli spazi della galleria.
TOP -L’INSTALLAZIONE DI MANA CONTEMPORARY A PINTA
Una delle più interessanti tra le fiere collaterali ad Art Basel è Pinta, ospitata nel Mana Wynwood Convention Center all’interno del grande campus che l’istituzione culturale nata in New Jersey ha aperto già da qualche anno nel quartiere più hip di Miami. Al suo ospite la fiera riserva un ampio spazio in cui Mana Contemporary allestisce Ad Astra, curata da Ysabel Pinyol Blasi, con opere di Camila Cañeque, Hugo Crosthwaite, Sonia Falcone, Franz Klainsek, Luciana Lamothe, Mira Lehr, Ali Medina, Mark Niskanen & Jani-Matti Salo, Raquel Schwartz, Stefania Strouza, Francisca Sutil, Pedro Tyler, Pae White, Cydney Williams e Agustina Woodgate. Belle le opere, bello l’allestimento.
TOP- LE DUE RUOTE
In una città famosa famosa per il suo tremendo traffico, abbiamo scoperto che la soluzione più efficace per muoversi da una parte all’arta è il bike sharing. Le stazioni di Citi Bike sono dovunque, le biciclette sono in buon stato ed è facilissimo noleggiarle. Quel che manca è una formula di abbonamento giornaliero pensata per i turisti e senza la quale affittare di mezzora in mezzora diventa più costoso di un taxi condiviso, ma in una città tutta pianeggiante e con una lunga pista ciclabile che costeggia il mare, sfrecciare in bicicletta alla faccia di quelli bloccati nel traffico è un piacere.
TOP- WYNWOOD, IL LATO STREET DELL’ART WEEK
Il quartiere diventato famoso per le sue centinaia di graffiti ha dato il meglio di sé durante l’art week. Wynwood è ormai sede di importanti istituzioni culturali che convivono con l’atmosfera street art dell’area. Nel weekend, le strade, chiuse al traffico, si sono riempite di persone che passeggiavano, venute a vedere i graffiti e a godere dell’atmosfera di questa zona che, tra locali, gallerie e negozi curatissimi, non ha ancora perso la sua anima underground. Da venerdì a domenica, il Basel House Mural Festival ha riempito gli spazi all’aperto davanti al Mana, dove si stava svolgendo Pinta, di stand, concerti, dj set, ed eventi, mentre decine di artisti hanno realizzato graffiti dal vivo.
FLOP- LE ORE BLOCCATI NEL TRAFFICO
L’aspetto in assoluto più negativo dell’art week di Miami è il traffico. Nonostante il servizio di shuttle creato dalla città per spostarsi da una fiera all’altra, i piccoli bus storici detti trolley completamente gratuiti che attraversano continuamente l’isola da nord a sud, nonostante Uber, Lyft, i taxi e le Citi Bike, il traffico è da incubo e fare dieci isolati può significare passare mezzora in macchina. È vero, Miami Beach è un’isola stretta e lunga con due sole arterie che l’attraversano, ma perché la art week non si trasformi in un incubo per chi ci abita e chi la visita, la città dovrà inventarsi soluzioni più creative ed efficaci.
FLOP – LA FOTOGRAFIA, GRANDE ASSENTE
Tra decine di fiere, mostre, retrospettive, eventi di ogni genere e sorta, in questa settimana abbiamo visto pochissima fotografia. Non è una novità che questa forma espressiva venga trascurata se non snobbata dal sistema arte, ma nondimeno sorprende che tra le centinaia di cose organizzate a Miami in questi sette giorni, non si sia trovato un posto per la fotografia. Dispiace.
FLOP- LE “DONNINE” DEL FAENA
Nell’era del movimento #MeToo e di una forzata riflessione sulla percezione della donna nella società contemporanea, stride vedere come in un contesto che si propone come intellettualmente raffinato, ci sia ancora tanta semplificazione rispetto all’immagine femminile. Ci è parso che, tra le tante performance proposte durante l’eccentrica serata di apertura della prima edizione del Faena Festival, ci fosse qualche “donnina” di troppo: un corpo di donna spettacolarizzato sfruttando i soliti stereotipi e una sensualità costruita intorno a un modo di essere donna (o di recitare l’essere donna) oggettificato, sessualizzato in modo trito e alquanto maschio-centrico.
FLOP- GALLERISTI CHE SI RIFIUTANO DI PARLARE COI GIORNALISTI
Il mondo dell’arte è famoso per il suo snobismo e quindi non dovrebbero sorprendere una certa altezzosità e freddezza. Ma c’è di più. Dal momento che ci sono tanti soldi di mezzo e che chi può spendere questi soldi è spesso gente nota al pubblico, regna tra i galleristi una sorta di omertà che infonde un’aura di mistero sulle transazioni che avvengono durante le fiere. Ma se la maggior parte dei galleristi semplicemente evita di fare nomi o specificare cifre, ce n’è qualcuno che addirittura si rifiuta completamente di parlare con i giornalisti. Per loro due pollici in giù.
FLOP- LA CITTÀ CHE NON C’È
Sarà anche che durante la arte week c’è il traffico da incubo di cui sopra, sarà che tutti i locali sono affollati, che la città è piena di gente che non conosce le strade, non sa dove andare, si perde, prende l’autobus sbagliato, chiede continuamente informazioni, sarà che di notte non si riesce a dormire per via del baccano, ma di sicuro agli abitanti di Miami questa art week non sembra interessare granché. Durante la settimana, molti evitano accuratamente South Beach, non escono di sera e ad andare a vedere una delle tante fiere in corso non ci pensano nemmeno. Insomma, se non proprio infastidita, di sicuro la città non è coinvolta, sembra un po’ come se l’art week le fosse precipitata addosso, calata dall’alto, incurante di lei.
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