Top e flop Artissima 2019. Ecco cosa ci è piaciuto e cosa no della Torino Art Week 2019
Come di consueto abbiamo stilato una lista delle cose che ci hanno convinto tanto e dei pollici in giù della settimana dell’arte torinese.
TOP – ARTISSIMA
Quest’anno Artissima ha perfettamente individuato il proprio posizionamento: è infatti una fiera di ricerca che non ha eguali in Italia (Arte Fiera con un approccio più commerciale – anche se bisognerà vedere come cambierà alla prima vera e propria edizione firmata da Simone Menegoi –, miart che guarda più alle grandi fiere multidisciplinari, “l’italiana” ArtVerona…) e nemmeno molti competitor in Europa. E lo dimostra la quantità di visitatori stranieri, benché si sia svolta in un weekend che per i comuni mortali era Halloween (il prossimo anno, finalmente, non dovrebbe esserci coincidenza con Ognissanti).
TOP- I PROGETTI DELLA FIERA
Artissima Telephone alle OGR, la mostra Abstract Sex alla boutique Jana (gremita fino al tardo pomeriggio di domenica), il progetto firmato da Cristian Chironi per Vanni (tra fiera e showroom) sono i più riusciti. Anche in questi casi c’è stato un ottimo equilibrio tra ricerca e interesse, senza però troppo distogliere l’attenzione di collezionisti e addetti ai lavori dall’Oval.
TOP – LE MOSTRE IN CITTÀ
C’è stato un buon bilanciamento fra artisti italiani e non: Paolo Grassino a Palazzo Saluzzo Paesana, la bella mostra di Paolo Icaro alla GAM, Monica Bonvicini alle OGR, Emilio Prini alla Fondazione Merz da un lato; Berlinde De Bruyckere alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Arthur Jafa a Palazzo Madama (complimenti alla direttrice di Artissima, Ilaria Bonacossa, per aver portato a Torino il Premio della Fondation Prince Pierre e Leone d’Oro alla Biennale di Venezia), Michael Rakowitz e Claudia Comte al Castello di Rivoli.
TOP – DAMA
La fiera rimane una chicca, forse troppo piccola, ma ha il merito ogni anno di obbligare chi la segue a scoprire palazzi, spazi, ambienti altrimenti non frequentabili. Quest’anno addirittura erano due
FLAT
È sempre più di grande interesse anche la fiera che si svolge nella Nuvola Lavazza, dedicata all’editoria indipendente e di eccellenza. Questa festa della “carta”, ricca di proposte di grandissimo pregio non poteva che conquistarci come ogni anno del resto. Ma c’è di più, c’è la grande mostra Maurizio Nannucci e soprattutto la produzione di un importantissimo libro. Flat si sta caratterizzando come una rassegna che ogni anno propone una mostra assai seria e le associa la realizzazione di un libro peculiare e unico. Bravi.
FLOP – CLUB TO CLUB
Un flop per modo di dire; un flop che più costruttivo non si può. Nel senso che quest’anno la line up era “solo” galattica, mentre gli anni scorsi era universale. Un lievissimo calo, ma da C2C ci aspettiamo quello che deve essere: uno dei 2-3 festival di musica elettronica più importanti del continente.
FLOP- LUCI D’ARTISTA
Quando c’è di mezzo l’amministrazione, il disastro è dietro l’angolo. Straordinaria la nuova opera di Roberto Cuoghi, pur nelle fisiologiche problematiche che prospetta un lavoro del genere. Ma poi c’è Nicola De Maria che ha problemi di accensione dopo poche ore dall’inaugurazione, Valerio Berruti da fotografare fra gli stand di CioccolaTO (che apre una settimana dopo: cosa ci stanno a fare quei catafalchi in centro?!), per non parlare di una presentazione al pubblico in cui l’assessore alla cultura sbaglia due nomi su tre e una sindaca che distrugge vent’anni di lavoro comunicativo e didattico definendo le Luci d’artista “le luci di Natale di Torino“. Imbarazzante.
FLOP- LA RICETTIVITÀ
Vero che c’era Artissima, C2C e il derby, ma pagare 400 euro per una stanza a Torino è tanta roba. La città si è dimostrata ancora una volta non granché attrezzata alle grandi sfide. In effetti grandi progetti di hotellerie e di ostellerie non si sono visti ultimamente. Speriamo in Combo…
FLOP – LA (NON) COLLABORAZIONE TRA LE FIERE
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