Dopo due anni di pausa dovuti al Covid, Chicago è tornata ad accogliere il mondo dell’arte internazionale. La nona edizione di Expo Chicago si è tenuta dal 9 al 10 aprile 2022, accompagnata da una vivace art week che ha coinvolto tutta la città, confermandola nuova capitale americana della cultura.
LA FIERA EXPO CHICAGO 2022
La fiera, nata nella versione attuale dalle ceneri della longeva Art Chicago (1980-2011), quest’anno per la prima volta si è spostata da settembre ad aprile, una scelta voluta e sostenuta dal presidente e direttore Tony Karman che ha detto: “Le nostre nuove date di aprile consentono all’esposizione di fare un ritorno storico a un momento del calendario delle fiere d’arte che Chicago aveva mantenuto per oltre venticinque anni prima del lancio di Expo Chicago nell’autunno del 2012”.
La scelta è stata premiata dal pubblico con 30mila presenze da tutto il mondo. Le gallerie in fiera sono state 140, provenienti da 25 nazioni, con una prevalenza degli USA. Diverse le novità in questa edizione tirata a lucido, a partire dal Directors summit che ha inaugurato riunendo direttori emergenti provenienti da tutto il Paese per discutere le trasformazioni e il futuro della leadership museale oggi. L’incontro affianca e completa il programma dedicato alle iniziative curatoriali che include il Curatorial Forum, in collaborazione con Independent Curators International (ICI), e il Curatorial Exchange, che coinvolge curatori internazionali selezionati in cooperazione con consolati e istituzioni straniere.
Tra le opere in mostra, tanto spazio agli artisti della diaspora africana, come Derrick Adams che ha firmato Silver Lining, l’illustrazione scelta per la stampa commemorativa in edizione limitata con cui Expo Chicago ha celebrato la riapertura al pubblico, riprendendo una tradizione delle fiere storiche della città che era stata rilanciata nel 2019. Opere dello stesso Adams si incontravano negli spazi di diverse gallerie, insieme a numerose altre rappresentazioni dell’esperienza nera americana, come quelle contemporanee di Sonia Clark e Vanessa German o quelle storicizzate di Archibald Motley Jr. e del gruppo Africobra, nato proprio a Chicago e a cui è dedicata un’intera mostra inaugurata nel corso dell’art week negli spazi di The Peninsula Hotel.
LE GALLERIE E I PROGETTI ITALIANI A CHICAGO
In fiera, anche tra le (non molte) gallerie italiane, c’è stato chi ha scelto di partecipare con artisti che affrontano i temi del razzismo e del post-colonialismo, come ha fatto Eduardo Secci (Firenze ‒Milano) che ha allestito il proprio booth con lavori, tra gli altri, del brasiliano Rafael Baron e del sud camerunense Adjani Okpu-Egbe. L’Italia si è fatta notare anche con il progetto speciale In/Situ, affidato quest’anno alla curatrice Marcella Beccaria (Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, Torino) che ha scelto come tema quello delle terre rare, 17 elementi chimici che hanno simbolicamente fatto da filo conduttore per una selezione di opere installate nei padiglioni della fiera, tra cui lavori di Nancy Rubins, Edra Soto, Bertina Lopes, Liz Larner, Cildo Meireles. Dell’installazione doveva far parte anche un’opera dell’italiano Guglielmo Castelli realizzata specificamente per il progetto, ma il lavoro non è riuscito ad arrivare, a causa di un attacco hacker subito dalla società di spedizioni. L’installazione è completata da una sezione all’aperto, In/Situ Outside, con opere nei parchi della città.
NON SOLO FIERA: L’ARTE PER LE STRADE DI CHICAGO
Nel corso della settimana, per le strade di Chicago l’arte non mancava: per Override/A Billboard Project, diverse insegne pubblicitarie digitali in diversi luoghi della città mostravano una selezione curata di opere d’arte contemporanea; e, tra i ponti e i grattacieli del lungofiume, sull’enorme facciata bianca costellata di finestre di theMART, sono apparse le soundsuit danzanti dell’artista di Chicago Nick Cave che, con questa proiezione, celebra la prima retrospettiva sulla sua carriera in apertura a maggio al Museum of Contemporary Art Chicago.
Il coinvolgimento dell’intera città è stato la vera cifra distintiva di una fiera e di una art week che sono riuscite a creare un’atmosfera di condivisione e intimità, una rarità in queste situazioni.
“Questo è come facciamo le cose qui a Chicago” ‒ ha detto ancora Tony Karman. “Nessuna città fa quello che riesce a fare Chicago in quanto a collaborazioni e al creare comunità. La fiera è connessa con tutte le più importanti istituzioni culturali della città e con l’amministrazione e grazie a queste collaborazioni vogliamo celebrare l’arte non solo durante l’evento ma 365 giorni all’anno”.
Fuori dall’Expo, infatti, Chicago si è data da fare per accogliere i visitatori e trasformare la fiera in un’occasione di festa e incontro. Musei, gallerie, fondazioni e hotel hanno organizzato mostre ed eventi speciali che hanno consentito al pubblico di addentrarsi nell’offerta culturale della città. In linea con i temi più caldi del momento, la mostra in corso al Museum of Contemporary Photography, Beautiful Diaspora/You Are Not the Lesser Part che, attraverso i lavori di sedici artisti, racconta la ricchezza di esperienze che deriva dalle diaspore globali. Più commerciale e strillata, la collettiva Skin in the Game che ha allestito le opere di quaranta artisti contemporanei, tra cui molti locali, negli spazi vacanti di un vecchio edificio di uffici che ha ospitato una delle feste più frequentate della settimana. Dall’arte più impegnata a quella più giocosa, l’art week di Chicago è stata varia, ricca e vivace e ha saputo creare un’atmosfera diversa dal glam di Art Basel come dall’elitismo di New York, dandosi un’identità tutta sua e promettendo di diventare uno degli appuntamenti da non perdere nel calendario dell’arte USA.
‒ Maurita Cardone
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