A San Pietroburgo apre la nuova fiera d’arte contemporanea “1703”. Proprio durante Art Basel
Promossa dalla Gazprom, colosso energetico controllato dal Cremlino, la nuova fiera prende il nome dell'anno di fondazione della città sul Mare del Nord e si sovrappone esattamente alla fiera svizzera, meta amata dai collezionisti russi
Tutto normale, anzi a gonfie vele: è il messaggio che sembra gridare la Federazione Russa con l’annuncio di una nuova fiera di arte contemporanea a San Pietroburgo. Lanciata il 16 giugno 2022 proprio durante la settimana di Art Basel – meta abitualmente molto frequentata dai collezionisti russi – la fiera si chiama “1703”, come l’anno di fondazione della metropoli sul Mare del Nord, già capitale dell’Impero russo. La nuova fiera è suddivisa in tre sezioni, “Gallerie”, “Collezioni” e “Arte Digitale”, ed è sponsorizzata da Gazprom, il gigante dell’energia controllato dal Cremlino al centro delle ritorsioni russe contro le sanzioni lanciate dall’UE per l’invasione dell’Ucraina. A difendere la scelta della data è proprio Gazprom, che attraverso l’Ad e oligarca Alexei Borisovich Miller ha ricordato come cada in concomitanza della nascita del primo imperatore russo, Peter Alekseevich Romanov.
LA NUOVA FIERA D’ARTE CONTEMPORANEA 1703
Il vicegovernatore della città Boris Piotrovsky, responsabile della cultura e figlio del direttore dell’Ermitage Mikhail Piotrovsky, ha dichiarato che 1703 “conferma lo status di moderna capitale culturale della città“. Se da un lato diverse realtà russe hanno subito aderito alla nuova fiera al Manege Central Exhibition Hall della città – che potrebbe essere stata già in cantiere dal 2021 e che ad oggi è uno dei pochi luoghi dove gli artisti russi possono esporre le proprie opere – la proposta ha anche suscitato polemiche e dissenso tra i professionisti della cultura, come accaduto negli scorsi mesi. Tra questi il critico d’arte nativo di San Pietroburgo Pavel Gerasimenko, che ha fatto una riflessione pubblica sulle motivazioni reali dietro la fiera, rimarcando come sia “assolutamente ovvio che l’evento appartiene alla categoria del supporto ideologico per le ‘operazioni militari speciali‘”, e che sia necessario per le autorità russe “dimostrare l’attività della vita culturale, creare un’impressione di normalità e distogliere l’attenzione dalla guerra condotta dalla Russia in Ucraina“.
– Giulia Giaume
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